Da Billancourt il piano strategico di tre anni per il futuro del Gruppo: in forse anche 15.000 posti di lavoro, da concertare con la massima attenzione.
Un mega programma di ristrutturazione delle attività industriali e commerciali; revisione delle strategie corporate; puntare i propri riflettori sul cash flow, migliorare sensibilmente l’operatività e rinforzare tutte le aree di business. Questo è, in estrema sintesi, il “capitolato” essenziale del piano industriale messo sul tavolo, in conferenza stampa streaming, dai massimi vertici Renault Groupe (il presidente Jean-Dominique Senard e l’amministratore delegato ad interim Clotilde Delbos). Un progetto che si fonda su un traguardo finale: giungere, nell’arco di tre anni, al taglio dei costi industriali per oltre 2 miliardi di euro (o, più precisamente: 2 miliardi e 150 milioni di euro). E scongiurare, così, le fortissime preoccupazioni che in Francia, e nella fattispecie nelle stanze del Governo, serpeggiavano di recente in merito all’avvenire di Renault che, per usare le parole del ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire, sta giocando una “Partita decisiva per la sua sopravvivenza”. Del resto, dallo Stato transalpino, che detiene il 15% delle quote capitale Renault (ne è il principale azionista) era giunto nei giorni scorsi, attraverso lo stesso ministro Le Maire, un primo parere possibilista per l’ottenimento di una garanzia pubblica su un prestito privato da 5 miliardi di euro. Renault, dunque, non può e non deve chiudere. Per garantirsi un futuro, tuttavia, deve provvedere ad una profonda ristrutturazione delle proprie attività. Ed è quanto illustrato nella press conference dalle più alte cariche della “Régie” Senard e Delbos. In attesa che Luca De Meo, il cui arrivo a Billancourt è imminente (luglio 2020), dia il proprio contributo gestionale al processo di rinnovamento illustrato.
Necessario riorganizzare le attività
Renault, come pressoché tutti i “big player” della filiera automotive, esce dalle lunghe drammatiche settimane di lockdown dovute alla pandemia da Coronavirus con le ossa rotte. Lo stesso management della “Marque à Losanges” addita l’attuale situazione del comparto come “La crisi peggiore mai avvenuta nella storia dell’automobilismo”; e se si considerano i mesi precedenti all’esplosione del Covid-19 a livello mondiale, occorre tenere conto del fatto che Renault ha, nel 2019, concluso l’anno con i conti per la prima volta “in rosso” dal 2009. Già all’inizio del 2020, al momento della presentazione delle performance finanziarie, i vertici Renault avevano annunciato un piano di ristrutturazione. Un processo che ora accelera, appunto a causa della necessità di riorganizzare tutti i rami del business del Gruppo. Il che, è stato annunciato, potrebbe comportare una notevole riduzione della forza-lavoro:
- circa 4.600 posti di lavoro in meno in Francia
- oltre 10.000 posti di lavoro in meno nel resto del mondo.
Un taglio al numero di dipendenti che, assicura Renault, verrebbe attuato – nell’arco di tre anni – su strumenti di riconversione degli incarichi, di mobilità interna e di allontanamenti volontari, ed in ogni caso “Su un dialogo esemplare con le parti sociali e le amministrazioni locali”.
Queste sono le previsioni indicate da Jean-Dominique Senard nel quadro di “Un piano evolutivo fondamentale per assicurare l’esistenza futura dell’azienda ed il suo sviluppo a lungo termine”.
Quanto annunciato dai massimi vertici di Renault Groupe segue a ruota la recentissima anticipazione dei futuri programmi strategici Nissan, che individua il proprio futuro in una serie di programmi rivolti a puntare tutto su efficienza e redditività più che sull’espansione “a tutti i costi” (in netto contrasto, dunque, con la visione dell’ex plenipotenziario Carlos Ghosn): quindi, riduzione del numero di dipendenti e riformulazione degli investimenti, chiusura di alcuni impianti, ottimizzazione della propria presenza per aree di mercato, eventuale riduzione della lineup di modelli ed un accrescimento della partnership con Renault.
I capitoli del programma
Di seguito le principali linee-guida del programma di ristrutturazione triennale Renault Groupe, con la relativa indicazione dei valori economici per ogni singola “voce” del piano.
Miglioramento dell’efficienza e riduzione dei costi di engineering
La riuscita di questa prima parte si concretizzerebbe, spiega Renault, beneficiando delle acquisizioni rafforzate da parte dell’alleanza con Nissan e Mitsubishi, per circa 800 milioni di euro. Questo capitolo, indica Renault, si articolerà su due principi-base:
- razionalizzazione nei processi di sviluppo dei veicoli (riduzione del numero di componenti staccati in relazione alla diversità della lineup, dunque aumento della standardizzazione, programmi “Leader-Follower” all’interno dell’”Alliance”, secondo il principio che vede ognuna delle tre Case specializzarsi nello sviluppo di un peculiare ramo tecnologico e di precise aree di mercato: ruolo leader, a Nissan, nell’evoluzione dei sistemi di guida autonoma; specializzazione, per Renault, nei sistemi di connettività e nei moduli powertrain per i veicoli elettrici; focalizzazione, ad appannaggio di Mitsubishi, sui sistemi di alimentazione ibrida plug-in per le fasce di mercato che appartengono al segmento C ed al segmento D)
- ottimizzazione delle risorse (concentrazione dei piani di sviluppo delle tecnologie strategiche a più elevato valore aggiunto all’interno del polo tecnologico d’eccellenza situato nell’Ile-de-France; razionalizzazione nell’impiego dei Centri di Ricerca e Sviluppo all’estero e secondo i principi dell’esternalizzazione delle risorse; ottimizzazione dei processi di validazione funzionali ad un accrescimento nello sviluppo delle tecnologie digitali).
Ottimizzazione dell’apparato industriale per circa 650 milioni di euro
I punti fermi da studiare per questo “capitolo” (che prevede una riduzione da 650 milioni di euro) riguardano, nello specifico:
- un’accelerazione dei processi di trasformazione tecnologica negli stabilimenti, in ordine di evolversi verso un concetto di Industria 4.0
- la revisione del monte-produzione globale, da 4 milioni fatti registrare nel 2019 a 3,3 milioni di veicoli che potrebbero essere deliberati nel 2024
- aggiustamento degli effettivi nella produzione
- sospensione dei progetti relativi all’aumento della capacità industriale prevista nei siti presenti in Marocco ed in Romania, lo studio dell’adattamento della capacità produttiva del Gruppo in Russia, ed un’analisi di razionalizzazione alla produzione di gruppi cambio e trasmissione nel mondo
- riguardo alla Francia, sono quattro le ipotesi di lavoro finalizzate alla razionalizzazione dell’apparato industriale Renault Groupe, che “Saranno comunque oggetto di un’approfondita concertazione con tutti i soggetti interessati, ed in particolare con le parti sociali e le amministrazioni locali”: un progetto di studio che, a partire dagli stabilimenti di Douai e Mauberge, creerebbe “Un polo d’eccellenza ottimizzato per nuovi veicoli elettrici e minivan nel nord del Paese”; una riflessione aperta sulla riconversione di Dieppe, “Una volta che la produzione di Alpine A110 terminerà” (lo stop ad un “Marchio magnifico”, come è stato definito dallo stesso presidente Senard, sarà in ogni caso difficile che possa avvenire, pur in relazione ad un processo volto all’eliminazione di modelli considerati poco fruttuosi dal punto di vista del reddito, e la “nouvelle Berlinette”, in quanto modello di nicchia, non contribuisce molto alle casse della “Régie”, tuttavia viene prodotta da un’azienda in grado di contribuire all’immagine Renault come valore aggiunto); la creazione a Flins di un ecosistema di economia circolare che interesserà l’intero complesso, “E che comprenderebbe il trasferimento della attività da Choisy-le-Roi”; ed una revisione strategica della Fonderie de Bretagne. Non c’è, quindi, riferimento – quantomeno esplicito – in merito ad un’eventuale chiusura di siti industriali in Francia (e questo, è opportuno ribadirlo, anche in virtù delle osservazioni piovute su Renault dalle rappresentante sindacali oltre che dalla possibilità, offerta dal Governo, di concedere le garanzie dallo Stato su 5 miliardi di euro in prestiti bancari), sebbene il futuro di alcuni impianti nazionali sia, come detto, in fase di analisi da parte dei vertici di Billancourt.
Crescita delle funzioni di supporto alle attività
Il terzo “punto” indicato dai vertici Renault riguarda, nello specifico, l’ottimizzazione delle spese generali e del marketing per circa 700 milioni di euro: digitalizzazione funzionale ad un processo che intenderebbe ottimizzare i costi relativi, razionalizzazione delle organizzazioni, riduzione dei costi relativi alle funzioni di supporto.
Riformulazione del network di distribuzione europeo e delle attività in Cina
“Last but not least”, sul tavolo dei vertici Renault Groupe c’è un programma di riformulazione della rete commerciale RRG-Renault Retail Group e, in Cina, il trasferimento della partecipazione del Gruppo nella joint venture Dongfeng Renault Automotive Company verso Dongfeng Motor Corporation.
Nessun ritiro dalla Fomula 1
In ultimo, il capitolo motorsport: l’ottimizzazione delle spese nel programma triennale annunciato dalla “Marque à Losange” non sembra destinato ad incidere sul futuro di Renault in F1. Clotilde Delbos ha affermato, senza mezzi termini, che “Renault resterà nella massima Formula”.