La denuncia di Unrae in una lettera al premier Berlusconi. Due mesi di trattative sono serviti solo a paralizzare le vendite
La denuncia di Unrae in una lettera al premier Berlusconi. Due mesi di trattative sono serviti solo a paralizzare le vendite
Tra qualche settimana l’onda lunga degli ecoincentivi 2009 si esaurirà. Ed ecco che secondo le stime di Unrae, l’Unione nazionale degli importatori, inizieranno i dolori per i costruttori presenti sul nostro mercato. Ovviamente il dito è puntato contro il governo, colpevole di aver per lungo tempo strizzato l’occhio alle richieste, salvo poi rimangiarsi tutto e abbandonare l’opportunità di rinnovare i sostegni per l’acquisto di auto “pulite”.
Di fatto il tira e molla è durato due mesi, periodo servito solo a paralizzare le vendite. Gli effetti si avvertiranno in primavera, e a giudizio di Unrae, regaleranno ben pochi sorrisi a Ford, Opel, Volkswagen, PSA, Renault e gli altri competitors internazionali presenti sul nostro mercato. E ne hanno ben ragione, se si considera che detengono una fetta dell’italica torta pari al 70%, per un giro d’affari di oltre 44 miliardi di euro che nel contempo garantisce lavoro a oltre 100.000 persone. Ma questo non è bastato per chiudere favorevolmente i tavoli di contrattazione.
Considerata l’importanza della posta in palio, l’Unrae ha così deciso di scrivere una lettera al premier Silvio Berlusconi, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, nonché ai ministri Giulio Tremonti e Claudio Scajola, nella quale l’associazione esprime il proprio disappunto per come la vicenda ecoincentivi è stata archiviata. Nell’aria circola il timore che la trattativa sugli ecoincentivi sia stata condizionata in maniera decisiva dal caso Termini Imerese e dalle parole dei vertici del gruppo Fiat: giusto qualche giorno prima del no di Scajola al rinnovo, la dirigenza torinese si era espressa a favore della mancata reintroduzione dei bonus.[!BANNER]
I costruttori esteri sono anche disposti ad accettare l’eliminazione dei contributi per la conversione a gas degli automezzi, ma chiedono quantomeno che si conservino le agevolazioni per chi acquista modelli ad alimentazione alternativa, si tratti di metano, Gpl o energia elettrica. “Senza incentivi è a rischio lo sviluppo di un comparto che negli ultimi anni ha fatto progressi come mai nel passato”, ha affermato in una nota Federmetano, subito incalzata dalle rappresentative del settore Gpl. “La filiera – scrivono in Assoliquidi-Federchimica e Consorzio Ecogas – ha investito in nuovi insediamenti e la prosecuzione dei contributi potrebbe ancora salvare il capitale umano e tecnologico creato in questi anni”.
E mentre, ritornando a Unrae, le richieste alle forze politiche muovono anche verso la fiscalità e una riduzione delle tare per accedere ai finanziamenti, da Federveicoli (divisione dell’Associazione nazionale industre automobilistiche) sono pronte pressioni in direzione di un sostegno a veicoli commerciali e camion, insieme alle macchine agricole e movimento terra. E come per effetto di una reazione a catena, anche i produttori di rimorchi e semirimorchi – sfera del mondo produttivo da oltre 6 mila occupati – temono pesanti ripercussioni e dunque attendono segnali.