I propulsori a gasolio potrebbero essere progressivamente dismessi a seguito delle sempre piú restrittive norme anti-inquinamento.
Si preannuncia un futuro difficile per i motori diesel, che per oltre un decennio hanno dominato incontrastati sotto il cofano delle auto di grande produzione. I minori consumi rispetto ai “benzina”, la robustezza, l’affidabilità e il prezzo del gasolio inferiore sono tra i fattori che hanno reso questo tipo di propulsore la scelta preferita dai clienti, soprattutto in Europa, dove attualmente si attesta intorno al 50% delle immatricolazioni. In Italia, secondo i dati Unrae, il gasolio ha costituito nel 2016 oltre il 56% delle preferenze di acquisto, contro il 33% dei benzina.
Ma questo scenario potrebbe presto cambiare. E non per le mutate preferenze degli automobilisti, piuttosto per le sempre piú restrittive norme anti-inquinamento, che rendono l’adeguamento dei diesel non solo costoso, ma tecnicamente difficile. Si tratta di un processo da lungo annunciato, ma bruscamente accelerato a seguito dello scandalo emissioni che ha colpito Volkswagen e in misura minore altri costruttori come Mitsubishi, Fca e Nissan-Renault. Se già con l’omologazione Euro 5 i produttori erano costretti a soluzioni “creative” ai limiti della legalità, quali difficoltà incontreranno nell’adeguamento alle future restrizioni?
Sí, perchè dopo l’ormai celebre Euro 6, gli standard imposti dalla comunità europea proseguono con Euro 6b, Euro 6c, Euro 6 d-temp e Euro 6d. I prossimi step saranno l’Euro 6c, obbligatorio per i nuovi modelli omologati da settembre 2017 e immatricolati da settembre 2018, l’Euro 6d-temp in vigore da settembre 2017 per le nuove omologazioni e da settembre 2019 per le immatricolazioni, e infine l’Euro 6d da gennaio 2020 per le omologazioni e gennaio 2021 per le immatricolazioni. Al momento non è prevista la normativa Euro 7 e il fatto che l’Euro 6 (come già l’Euro 5) sia stato suddiviso in sottocategorie suggerisce che la riduzione di inquinanti tra uno standard e l’altro non sia elevata come tra gli standard inferiori (ad esempio tra l’Euro 3 e l’Euro 4). Infatti, i nuovi protocolli non puntano piu’ esclusivamente alla riduzione delle emissioni e delle dimensioni delle particelle inquinanti, ma cercano di introdurre prove di consumo in condizioni reali. Lo standard 6d-temp, infatti, stabilisce che le misurazioni dovranno seguire il nuovo ciclo RDE (Real Driving Emission) in sostituzione dell’attuale NDEC.
E’ proprio qui che emergono i limiti dei propulsori diesel. Sebbene i consumi inferiori portino ad una riduzione delle emissioni di CO2, i motori a gasolio si trovano in netta difficoltà per quanto riguarda gli ossidi d’azoto (NOx) e il particolato (PM). Il problema, oltre che il costo, per rientrare nelle imposizioni anti-inquinamneto è oggettiva, tanto che alcune Case automobilistiche come Volvo hanno già annunciato che non investiranno piú ulteriori risorse nello sviluppo del diesel, a favore dell’ibrido e dell’elettrico. Che sia questa la prova che il gasolio ha gli anni contati?