Il mese di ottobre ha fatto registrare un tracollo delle immatricolazioni e il Gruppo Fiat pensa di spostare la produzione all’estero.
Il mese di ottobre ha fatto registrare un tracollo delle immatricolazioni e il Gruppo Fiat pensa di spostare la produzione all’estero.
Secondo la Federauto, l’associazione concessionari dei marchi commercializzati in Italia, il mercato italiano dell’auto ha visto perdere nel mese di ottobre il 29% delle immatricolazioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il Gruppo Fiat ha registrato addirittura una flessione delle vendite di ben 39,5 punti percentuali.
La terribile situazione in cui versa il mercato italiano dell’automobile ha in realtà radici precedenti all’attuale crisi economica. Nel 2007 infatti le immatricolazioni risultavano circa 2.500.000, scese nel 2008 a circa 2.160.000 e rimaste stabili nel 2009 (2.159.000) grazie agli incentivi statali. Per il 2010 si prevede invece un’impietosa chiusura a quota 1.950.000 unità vendute. Le previsioni per il 2011 non sono affatto rosee, la Federauto prevede infatti una stima di circa 1.750.000 immatricolazioni, con preoccupanti ripercussioni sull’occupazione, sui relativi licenziamenti e sull’aumento della cassa integrazione. Inoltre, lo Stato perderà circa 2 miliardi di euro di IVA e centinaia di milioni di euro proveniente da altre imposte relative al settore auto.
Per arginare questa crisi e aumentare la competitività del Gruppo, la Fiat sembra sempre meno propensa ad investire in Italia a causa della poca competitività della produzione e del più alto costo di manodopera nel nostro paese, rispetto agli altri impianti del Lingotto situati all’estero. In particolare, si parla di un cospicuo aumento della produzione nell’impianto di Tichy in Polonia, da 606.000 unità a 780.000 unità all’anno, ma anche di raddoppiare la produzione in Serbia fino a 404.000 unità e di produrre le future berline Alfa Romeo e Lancia negli stabilimenti Chrysler in America.
Per scongiurare questo triste epilogo, la Federauto ha richiesto un incontro urgente con il neo Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, in modo da proporre soluzioni concrete per rilanciare il mercato in affanno. Sarà importante rivedere le norme sulla fiscalità italiana, destinando ad esempio una parte dell’IVA dei fatturati aggiuntivi per l’acquisto di auto a basso impatto ambientale, senza però ricorrere alla rottamazione. Inoltre si potrebbe rivedere la fiscalità delle auto aziendali, basandosi sulla media degli altri paese europei.[!BANNER]
Se il Governo non agirà al più presto applicando una nuova politica industriale e una seria riforma della fiscalizzazione si rischia un vero è proprio tracollo del comparto, con effetti negativi per il nostro paese che si trascineranno per anni.