Domani (martedì) il Consiglio d’Amministrazione Renault potrebbe fornire una risposta ad Fca e al Governo francese. Le condizioni poste dai vertici della Régie. Il “peso” Fca nell’operazione.
Il tempo stringe per la decisione, da parte di Renault, in merito alla proposta di fusione alla pari avanzata nei giorni scorsi da Fca (qui il nostro approfondimento). La nuova “big Alliance”, contestuale all’analisi delle condizioni indicate da Fiat-Chrysler ed agli elementi che verranno richiesti dalla Marque à Losanges, verrà discussa domani (martedì 4 giugno) dal Consiglio d’Amministrazione Renault, chiamato a fornire una risposta tanto ad Fca quanto al Governo francese.
La notizia è stata resa nota lo scorso weekend attraverso un “lancio” dell’agenzia d’oltralpe Afp nel quale si poneva l’accento sull’indicazione dei “piani alti” Renault relativa alla convocazione del CdA: la riunione, finalizzata alla discussione della proposta, potrebbe dunque dare il via libera alla dirigenza Renault per la sigla di un “capitolato” che (salvo colpi di scena dell’ultim’ora) aprirebbe di fatto le trattative con Fiat-Chrysler Automobiles, in attesa dell’assemblea degli azionisti fissata per mercoledì 12 giugno. Staremo a vedere.
Le “condizioni” Renault per la fusione
Nel frattempo, i “piani alti” di entrambi i Gruppi stanno prendendo le (rispettive) misure in ordine di mettere nero su bianco le “voci” di agreement: come a tal proposito riporta IlSole 24Ore citando una dichiarazione rilasciata a Bloomberg da un portavoce del ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire (il quale, venerdì e sabato, ha a Parigi ricevuto il presidente Fca, John Elkann), allo stato attuale il Governo francese ha chiesto a Fiat-Chrysler alcune garanzie “sine qua non” per dare, a breve termine, via libera alla maxi operazione di fusione 50/50: nel dettaglio, il mantenimento a Parigi del quartier generale per il nuovo Gruppo, una “poltrona” ad un membro del Governo nel nuovo CdA, il mantenimento di impianti di produzione e forza lavoro, il rispetto dell’alleanza fra Renault e Nissan (uno dei pilasti per la Régie, tanto dal punto di vista del posizionamento nei mercati internazionali quanto nello sviluppo delle nuove tecnologie di elettrificazione e in termini di risultati operativi: l’utile netto Nissan-Renault è di 3,3 miliardi di euro, 1,5 mld dei quali vedono l’apporto del marchio giapponese; laddove l’utile netto Fca è di 3,6 mld) nonché un dividendo straordinario per gli azionisti Renault.
Le Maire: “Rispettare la competitività di mercato”
“Last but not least”, sul tavolo delle condizioni imprescindibili poste dal ministro Le Maire c’è l’inclusione del “big Group” nel nuovo maxi programma industriale europeo di produzione batterie per veicoli elettrici, svelato esattamente un mese fa dallo stesso ministro francese dell’Economia insieme all’omologo tedesco, Peter Altmaier, ed al vicepresidente della Commissione UE con delega all’Energia Maros Sefcovic: l’obiettivo dichiarato è la creazione di un polo continentale di eccellenza per lo sviluppo e la produzione di batterie destinate all’alimentazione delle auto elettriche, in modo da interrompere l’attuale egemonia dei big player asiatici di settore. L’ambizioso quanto delicato piano (quando venisse posto in essere, vedrebbe l’Europa in una posizione di controffensiva nei confronti di Cina, Corea ed USA, e colmerebbe il notevole relativo ritardo che le aziende del Vecchio Continente hanno accumulato in materia di sviluppo dell’elettromobilità) prevede un monte-investimenti fra 5 e 6 miliardi di euro, ed un intervento UE per 1,2 miliardi di euro, a patto che nel prossimo autunno ne venga dato il via libera ufficiale, e che la produzione di batterie per veicoli elettrici in Europa sia a pieno regime entro quattro-cinque anni. In tal senso, altri quattro miliardi verrebbero stanziati da società di primo piano nei comparti automotive e dell’energia, che hanno nel frattempo manifestato il proprio interesse all’operazione. A livello amministrativo nazionale, il progetto – i cui primi passi consisterebbero nell’inaugurazione, prevista per i prossimi mesi, di un impianto-pilota e la successiva apertura di due “hub”, in Germania ed in Francia – ha nelle scorse settimane ricevuto interesse da Italia, Belgio, Austria, Finlandia e Polonia.
Senard CEO del nuovo maxigruppo? Vedremo
Da tenere presente anche l’identità dell’amministratore delegato all’indomani dell’eventuale fusione fra Fca e Renault: sempre secondo Bloomberg, il ministro Le Maire, che nelle scorse ore ha avuto un colloquio con l’attuale “numero uno” di Renault Jean-Dominique Senard, avrebbe altresì avanzato richieste di rassicurazione sul mandato del nuovo top manager ex-Michelin (“vicino” all’amministrazione Macron), il quale potrebbe assumere l’incarico di CEO della futura alleanza tra l’”asse Torino-Detroit” e la Marque à Losanges.
Fca: no comment
Dai “tavoli” Fiat-Chrysler Automobiles non è, allo stato attuale, giunto alcun commento a quanto riportato in queste ore dalle agenzie di stampa. Occorre tuttavia tenere conto che, da parte della holding guidata dall’amministratore delegato Mike Manley, prima della fusione – ed in risposta alla richiesta di un dividendo straordinario agli azionisti avanzata da Renault – occorrerebbe procedere ad una ricapitalizzazione: ciò permetterebbe un riavvicinamento dell’attuale divario di capitalizzazione fra i due big player, nello specifico i 18 miliardi di euro per Fca ed i 15 miliardi di Renault. Fiat-Chrysler Automobiles, nell’ottica di creare una new Co 50/50 con sede in Olanda, dovrebbe dunque adeguarsi, dando via libera ad un maxi dividendo da 3 miliardi.
Nella nuova società Fca “conterebbe” più di Renault
Quanto alle dimensioni finanziarie, l’operazione, presa nella sua globalità, assegnerebbe un peso maggiore ad Fca rispetto a Renault (qui il nostro approfondimento dei giorni scorsi sulla fusione): cifre alla mano, analizza IlSole 24Ore, il fatturato Fiat-Chrysler al 31 dicembre 2018 è stato di 110 miliardi, pressoché il doppio rispetto ai 57 miliardi di Renault. Stessa musica per il margine operativo lordo: 11,5 mld per Fca, 6,8 mld per la Marque à Losanges (dell’utile netto, 3,6 mld “contro” 3,3 Nissan compresa, altrimenti “soltanto” 1,8 mld, abbiamo già accennato). Verrebbe da pensare, nell’analisi delle cifre messe sul tavolo (finora “idealmente”) da entrambe le parti, che Fca, tramite John Elkann, “accetterebbe” un agreement “alla pari”, mentre di fatto alla pari non sarebbe. Fiat-Chrysler potrebbe puntare ad una concreta presenza nelle quote di partecipazione in Nissan, attualmente detenute al 43% da Renault, mentre Nissan a sua volta possiede il 15% delle quote del marchio francese; il quale, dal canto suo, con il nuovo agreement potrebbe (utilizziamo sempre il condizionale, qui più che mai d’obbligo) completare la propria fusione con Nissan; o, quantomeno, porre solide basi per una concreta trattativa con il management giapponese: dialogo che in questi mesi di “affaire-Ghosn” appare in condizione di impasse. Da non sottovalutare, poi, la sede olandese del nuovo Gruppo: lì, il differente peso del “partner di minoranza” (Nissan) nei confronti del “socio” che detiene più quote (Renault) previsto dalla legislazione francese, non sussiste. Nissan, quindi, avrebbe diritto di voto in Renault.