Michael Schumacher: il video dell'incidente di Silverstone
Il campionato 1999 sembra finalmente poter regalare a Michael Schumacher quelle soddisfazioni di cui la sua avventura in Ferrari si era fino ad allora era dimostrata avara. Schumacher, alla quarta stagione con il Cavallino, può finalmente contare su una monoposto veloce e soprattutto affidabilissima: le frecce d’argento restano pressoché imbattibili in qualifica e sul giro singolo – Hakkinen conquista addirittura 11 pole position –, ma le F399 assicurano una maggiore affidabilità e prestazioni comparabili sulla durata. La monoposto della Scuderia viene affidata al tedesco e ad Eddie Irvine, adotta un motore V10 3.0 da circa 750 CV e si configura quale evoluzione della precedente F300, dalla quale si allontanava per la scelta tecnica destinata al cambio, l’abitacolo e la componente aerodinamica.
Principali avversarie sono le temibili McLaren di Mika Hakkinen e David Coulthard, scuderia vincitrice di entrambi i titoli nella stagione precedente. Schumacher esordisce con un deludente 8° posto (GP dell’Australia), giunge secondo in Brasile e vince gli appuntamenti San Marino e Montecarlo. In Spagna arriva terzo, mentre nella gara del Canada è colpevole di una gravissima disattenzione: affronta con troppa aggressività il cordolo della chicane 14 e va a sbattere contro il Wall of Champions’, mandando in fumo quella prima posizione che aveva fin lì difeso. Schumacher chiude quinto un deludente GP di Francia e vede allontanarsi Hakkinen in classifica generale (+8), in virtù del notevole fillotto messo a segno: il finlandese si ritira per due volte nelle prime tre gare, ma dalla quarta alla settima prova conquista ben 30 punti. Arriviamo così al GP di Gran Bretagna.
Hakkinen parte dalla pole, ma i commissari sono subito costretti ad esporre la bandiera rossa: due monoposto restano ferme in griglia. Alla ripartenza Schumacher cerca di guadagnare posizioni – è secondo in griglia, ma viene scavalcato da Coulthard ed Irvine – con una partenza all’arma bianca, ma arriva lungo e va dritto alla curva Stowe. L’impatto è terribile. La Ferrari va a sbattere contro le gomme di protezione, episodio da cui Schumacher è reduce con la frattura di tibia e perone. In seguito avrebbe dichiarato: “Pensavo di morire. Ho sentito il cuore fermarsi. Sudavo, i battiti cardiaci diminuivano, il mio cuore improvvisamente si è fermato ed ho visto tutto nero”.
Il tedesco recuperò in tempo per partecipare alle ultime due gare, nelle quali si comportò da ‘secondo violino’. Tale dedizione non venne comunque premiata: Schumacher conquistò due secondi posti, ma il titolo mondiale fu appannaggio di Hakkinen per soli due punti. Ferrari si aggiudicò comunque il titolo costruttori, grazie anche ai due piazzamenti di Mika Salo.
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