Con l’uscita di scena della Toyota, che segue di poco quella della Bridgestone, il Giappone non è più presente nella massima formula
Con l’uscita di scena della Toyota, che segue di poco quella della Bridgestone, il Giappone non è più presente nella massima formula
Era nell’aria da tempo, ma ora è ufficiale: anche la Toyota lascia la F.1, poiché “le risorse a disposizione sono insufficienti per poter disporre di un team competitivo”, come si legge in un “triste” comunicato stampa della potente Casa nipponica, praticamente ormai il primo costruttore di automobili del mondo.
Ma la F.1 costa, e lo sanno bene anche alla Honda e alla Bridgestone, gli altri due colossi giapponesi che hanno abbandonato (la Honda lo scorso anno) o stanno per farlo, come la casa di pneumatici che lascerà alla fine del 2010.
In più, per la Honda, si aggiunge lo sconforto e la figura quasi umiliante che dalle ceneri del suo team, che non ha mai conquistato risultati buoni, è nata la Brawn GP che ha incredibilmente anche vinto, però con motori Mercedes (!) il Campionato del Mondo Costruttori e quello piloti con Jenson Button al primo anno di partecipazione!
La crisi dell’auto di fatto elimina il Giappone dallo scenario della F.1 con l’abbandono della Toyota che dal 2002, nonostante le ingenti risorse investite nel Team con base a Colonia, non è riuscita a vincere neppure un Gran Premio: tre pole position e 13 podii (la maggior parte dei quali ottenuti con l’italiano Jarno Trulli) evidentemente non bastano a dare energie per continuare l’avventura, quando c’è contemporaneamente chi rileva una scuderia sull’orlo della chiusura e con qualche sapiente ritocco si porta addirittura a casa due titoli, o come la Red Bull che ha iniziato a vincere anche senza avere alle spalle un grande costruttore.