Un anonimo acquirente per aggiudicarsi all’asta americana una delle due Testarossa “autenticate” dalla Ferrari ha sborsato una cifra da capogiro
Un anonimo acquirente per aggiudicarsi all’asta americana una delle due Testarossa “autenticate” dalla Ferrari ha sborsato una cifra da capogiro
Alla fine, la Testarossa “numero 0666 TR” ha trovato un nuovo proprietario. Il terzo, ad essere precisi, dal 1957, l’anno della sua realizzazione. La vettura, che avevamo illustrato il mese scorso come “piatto forte” dell’asta organizzata da Gooding’s al Concorso d’eleganza di Pebble Beach, che si è svolta lo scorso fine settimana, rappresenta lo stato dell’arte del prestigio Ferrari, quello che, alle aste più importanti, viene misurato con cifre abbordabili da pochissimi super facoltosi. Tanto per fare un esempio, ci basta ricordare la Testarossa col numero di telaio 0174 “battuta” due anni fa a Maranello per 9 milioni 20 mila euro.
Saremmo curiosi di conoscere l’identità dell’appassionato che si è aggiudicato la 250 TR alla stratosferica cifra di 16 milioni di dollari: come dire, poco meno di 11 milioni 400 mila euro. Una cifra da far impallidire anche uno sceicco. E che, del resto è una delle più elevate (se non la più alta in assoluto) mai pagata per un’auto. In questo caso, i rilanci sono stati quattro: rispettivamente, ai 10, 12, 13 e 14 milioni di dollari.
Del resto, la “0666 TR” ceduta per l’equivalente di una decina di appartamenti di grande prestigio è unica, in tutto e per tutto. Lo testimonia la sua storia, che, a partire dai “matching numbers” di motore e telaio, racconta una storia sportiva che riporta la memoria alla seconda metà degli anni 50, all’epoca d’oro per la conquista del Mondiale Sport.
Il numero impresso sul telaio, infatti, racconta che si tratta della prima Ferrari 250 Testarossa realizzata da Scaglietti per Maranello. Il grande volante dalla corona in legno, sistemato a destra, porta ancora addosso, idealmente, l’impronta delle mani di Masten Gregory (che la portò al debutto, nel 1957, alla 1000 Km del Nurburgring), di Phil Hill, Olvier Gendebien, Wolfgang Von Trips e di Dan Gurney, che si dovette ritirare per incidente a Le Mans, nel 1958, mentre si trovava in quinta posizione. La Testarosa, in quella occasione, mostrava sul sinuoso cofano motore la striscia bianco-blu del Nart, il North American Racing Team di Luigi Chinetti, che l’aveva iscritta.
Con questa configurazione, in tempi più recenti (fra gli anni 70 e gli anni 80) è stata sottoposta a un minuzioso e lungo restauro, che ha riportato la “0666 TR” allo splendore del 1957.
C’è di più: nel palmarès più recente di questa Testarossa (la cui carriera agonistica è durata fino al 1964) troviamo la conquista del premio “Best In Class” nell’edizione 2006 del Concorso d’eleganza di Pebble Beach, preceduta da una lunga serie di riconoscimenti “First in Class” ai concorsi d’eleganza di Pebble Beach, Santa Barbara e Newport Beach. A conferma dell’originalità totale della vettura, c’è la dichiarazione di autenticità rilasciata da Ferrari Classiche, che ne fa una delle due unoiche Testarossa riconosciute ufficialmente.