Dopo Confindustria Fiat esce anche dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia).
Dopo Confindustria Fiat esce anche dall’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (Anfia).
Dopo l’abbandono a Confindustria il gruppo Fiat annuncia l’uscita dall’Anfia, l’associazione dei costruttori di automobili nazionali. Ad annunciarlo è stato lo stesso amministratore delegato del gruppo torinese, Sergio Marchionne, nel corso dell’assemblea dell’associazione.
Secondo quanto spiegato da Marchionne, la scelta non ha a che vedere con ragioni politiche ed è figlia della volontà del Lingotto di muoversi in piena libertà, senza vincoli che potrebbero essere decisivi nella situazione di incertezza economica e politica attualmente vigente in Italia.
La notizia ha avuto come primo effetto le dimissioni di Eugenio Razelli, attuale presidente Anfia oltre che amministratore delegato di Magneti Marelli. Razelli ha annunciato infatti che si dimetterà proprio a causa della doppia uscita del gruppo Fiat da Confindustria prima e da Anfia adesso.
L’intervento di Marchionne si è caratterizzato anche per le parole con cui il manager italo-canadese ha commentato la difficile situazione del mercato dell’auto in Europa: “Siamo solo a un miglio dall’inferno”, ha detto citando il brano “Better Days” di Bruce Springsteen, per aggiungere subito dopo che “in Europa, invece che sfruttare la crisi e ristrutturare l’industria dell’auto, sono prevalsi gli interessi nazionali e le ragioni della politica che hanno impedito ad uno dei più importanti settori del nostro continente di abbandonare l’inefficiente modello del passato per mettersi finalmente su una strada virtuosa”.
Per Marchionne in Europa sarebbe necessaria una reazione simile a quella tenuta negli USA di fonte alle difficoltà del settore, in modo da porre le basi per un rilancio dell’industria dell’auto e attraverso essa aiutare le economie del Vecchio Continente ad uscire dalla crisi, una crisi che, sempre secondo Marchionne, vedrà il comparto ancora in difficoltà per tutto il 2012, soprattutto in Italia, dove continua a pesare il costante calo di immatricolazioni.