La “media” anni 70 del Leone, prodotta come berlina, coupé, cabriolet e Break, ebbe notevole successo: oggi trova giusta celebrazione fra le auto storiche.
Il prestigio di una vettura non dipende (non soltanto) esclusivamente dalla sua appartenenza ad un segmento elevato, oppure da caratteristiche marcatamente sportive o, ancora, da limitati quantitativi di produzione. Elevata diffusione, fenomeno di costume, tecnologie di progettazione all’epoca moderne, le “firme” che ne accompagnarono lo sviluppo, il blasone del marchio: anche tutto questo concorre a formulare la reale storicità di un modello.
Lo sanno bene i dirigenti ed i soci che fanno capo al dinamico Club Storico Peugeot Italia: il sodalizio, creato nel 1998 dalla volontà di alcuni appassionati e con il supporto di Peugeot Italia, sarà presente – come da tempo avviene ogni anno – all’imminente edizione numero 36 di Auto e Moto d’Epoca, in programma da giovedì 24 a domenica 27 ottobre a Fiera di Padova.
Sotto i riflettori, un Giubileo tutto da raccontare: i cinquant’anni di Peugeot 304, modello di fascia media che contraddistinse un’ulteriore fase di sviluppo tecnologico e di stile per il marchio di Sochaux oggi in PSA Groupe insieme a Citroen (la quale, occorre aggiungere, ad Auto e Moto d’Epoca sarà anch’essa presente, per festeggiare i cento anni dalla fondazione del Double Chevron), DS (“brand” nato ufficialmente nel 2014 in forma autonoma, che tuttavia si riallaccia per immagine alla DS3 che – guarda caso – sotto le insegne Citroen venne presentata esattamente dieci anni fa, al Salone di Francoforte 2009: forse un po’ troppo “giovane” per essere celebrata, ma vale la pena ricordarne l’anniversario), e da due anni Opel e Vauxhall.
Oltre un milione di esemplari prodotti
Innanzitutto, un po’ di cifre, utili a meglio contestualizzare l’importanza di Peugeot 304 nel nobile albero genealogico del “Leone” di Sochaux: prodotta in due serie fra il 1969 ed il 1980, la “media” Peugeot degli anni 70 venne costruita (negli impianti alsaziani di Mulhouse) in quasi 1,2 milioni di unità, ed in quattro configurazioni di carrozzeria: berlina tre volumi, station wagon (anzi: “Break” secondo la denominazione d’oltralpe) con relativa derivazione “Fourgonette” (allestimento “Van”, si direbbe oggi), coupé – della quale, indicano le fonti ufficiali Peugeot, 60.186 esemplari (10.067 dei quali esportati) e cabriolet, quest’ultima prodotta in 18.647 unità, di cui 7.109 vendute all’estero.
Tutte le concorrenti dell’epoca
Si tratta, dunque, di un modello di notevole successo, tanto più se si considera il particolare periodo storico di riferimento. Avendo “difeso” il marchio Peugeot nel competitivo comparto delle berline di fascia media, Peugeot 304 ha avuto il merito di sapere tener testa ad un nutrito lotto di modelli appartenenti per di più a due epoche consecutive: da Audi 80 alla effimera Autobianchi A111, da Volkswagen Passat prima serie alla storica Lancia Fulvia; e ancora: da Ford Taunus – Cortina MkII e MkIII nel Regno Unito – alle altrettanto fortunate Fiat 124 e Fiat 131, Opel Ascona, Renault 12 e Renault 18, alle popolarissime Simca 1100, 1301 e 1307.
Stile Pininfarina
Presentata al Salone di Parigi 1969, Peugeot 304 era frutto del progetto “D18” che aveva preso il via nel 1966 con l’obiettivo di realizzare una vettura intermedia fra la piccola 204 (primo modello a trazione anteriore Peugeot) e la allora imminente 504 che sarebbe stata l’ammiraglia del marchio a sostituire la gloriosa ma già “anziana” 404. In un’ottica di attenzione ai costi, i vertici Peugeot decisero che la novità avrebbe dovuto mantenere la cellula abitacolo della stessa 204 (con cui peraltro la novità 304 condivise l’impostazione meccatronica, con motore trasversale e cambio in blocco, trazione anteriore e gran parte della componentistica interna). Pininfarina, che già allora collaborava con Peugeot, “ereditò” in parte alcuni stilemi della più grande 504 (la forma del cofano motore, il disegno a trapezio dei gruppi ottici anteriori), ottimizzando la parte posteriore in funzione di un impiego prevalentemente familiare.
Dieci anni di sviluppo
Proposta inizialmente in versione “GL” 1.3 (1.288 cc da 70 CV) con cambio al volante, fu successivamente evoluta in versione “S” da 80 CV e cambio a cloche, allestimento che utilizzava le unità motrici più potenti delle versioni Coupé S e Cabriolet S, anch’esse entrate in produzione nel 1972 ad affiancare le “prime serie” sportive che avevano debuttato nel 1970. La seconda generazione, che venne portata al debutto nel 1976, si contraddistinse per un sostanzioso programma di aggiornamenti tanto nelle dotazioni quanto nella meccanica. Nello stesso anno esordì la versione diesel (il motore da 1.357 cc e 45 CV era lo stesso della 204 a gasolio), e la variante “Break” (station wagon) ottenne il più piccolo 1.1 della stessa 204 che era stata tolta di produzione e fu proposta anche in configurazione “commerciale” (Fourgonette).
Le eredi: Peugeot 305 e 306 Cabriolet
Nel frattempo, i vertici di Sochaux stavano procedendo di gran carriera, e sempre insieme a Pininfarina, allo sviluppo di un modello erede che avrebbe dovuto traghettare Peugeot negli anni 80: il 1978 segnò l’arrivo di Peugeot 305, che avrebbe raccolto il testimone della già gloriosa 304, la quale continuava ad essere presente in listino nelle sole versioni berlina (che sarebbe stata pensionata all’inizio del 1979) e “Break” (mantenuta fino al 1980). Le belle declinazioni Coupé e Cabriolet erano state tolte di produzione già nel 1975: gli appassionati avrebbero dovuto attendere 18 anni, con la ulteriore discendente 306 Cabriolet, per vedere nuovamente una Cabriolet di segmento medio-basso.