La Fiat del 1908 che fu di Carlo Biscaretti di Ruffia e un simbolo dell’età pionieristica delle competizioni: la Itala del raid Pechino-Parigi del 1907.
Il museo… va in esposizione: il connubio fra grandi eventi a tema ed i più importanti siti museali conferisce, da sempre, valore aggiunto alle iniziative “di settore” ed arricchisce in maniera reciproca l’immagine degli uni e degli altri. L’imminente edizione 2019 di Auto e Moto d’Epoca, in procinto di aprirsi al grande pubblico (la rassegna di Fiera di Padova si inaugura giovedì 24, per restare in cartellone fino a domenica 27 ottobre) vede, fra le presenze di rilievo, la partecipazione del Mauto-Museo nazionale dell’Automobile di Torino. Il complesso di Corso Unità d’Italia attualmente intitolato all’”Avvocato” Gianni Agnelli dopo la riapertura del 2011 susseguente ad un profondo intervento di riqualificazione (in precedenza era intitolato al fondatore Carlo Biscaretti di Ruffia), rappresenta del resto un eccezionale “strumento” di divulgazione della cultura automobilistica “a tutto tondo”: non soltanto in un’ottica attuale – la nuova inaugurazione, avvenuta nel marzo 2011 in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha permesso alla struttura di dotarsi di nuove sale tematiche, esposizioni e percorsi hi-tech -, ma anche in un ambito di per se stesso “storico”: inaugurato nel 1960, il Museo nazionale dell’Auto di Torino si avvia dunque a celebrare i sessant’anni dal primo “vernissage” (l’importante traguardo ricorrerà nel 2020). Ed è, dal punto di vista del contesto sociale, testimonianza viva della centralità di Torino fra le grandi città mondiali dell’auto (ed anche per questo, nei mesi scorsi il passaggio del già… “ex” Salone dell’Auto Parco Valentino alla volta di Milano per la prossima edizione 2020 ha suscitato notevoli discussioni).
Nord est e nord ovest si dànno la mano
Se Torino è “la città” dell’auto (c’è la “Motor Valley” emiliana, d’accordo; ma in un ambito più generale, ed in senso più storico, il capoluogo sabaudo rappresenta l’”hub” italiano principale per la filiera automotive), è anche dal Veneto che la eterna liaison fra la cultura nazionale ed il mondo dell’automobile prese il via: oltre ai primi esperimenti “embrionali” del veronese Enrico Bernardi datati 1884, si ricorda la prima autovettura che circolò in Italia: si era nel 1892, quando a Schio (Vicenza) i fratelli Rossi, eredi del pioniere dell’industria vicentina Alessandro Rossi ordinarono una Peugeot Type 3, che venne loro consegnata nei primi giorni di gennaio del 1893. Tutto questo, in ogni caso, non venga interpretato come campanilismo, ma soltanto quale ulteriore motivo di vicinanza fra due aree geografiche del nostro Paese: appunto, il nord ovest ed il nord est. Un dialogo continuo che, ad Auto e Moto d’Epoca 2019, trova nuovo motivo di interesse.
La Fiat del fondatore del Museo
Fra i modelli storici che il Mauto si prepara ad esporre alla rassegna di Fiera di Padova (“Alcuni dei modelli di punta”, promettono gli organizzatori della “quattro giorni” dedicata alla fiorentissima filiera del motorismo vintage) ce ne sono due particolarmente significativi da un punto di vista eminentemente storico. E non si tratta di coupé degli anni 60, né di agili spider “da Dolce Vita” o di supercar di ultima generazione; e nemmeno di modelli da competizione. O meglio: uno dei due lo è, ma… in un senso un po’ più “lontano”, come vedremo. Per l’antologia di vetture storiche da esporre ad Auto e Moto d’Epoca, la Direzione del Mauto ha scelto, nel ruolo di ideali “guide”, due vetture che risalgono ai primordi dell’automobilismo. La prima, sottoposta recentemente ad un meticoloso restauro funzionale in occasione del 140. anniversario dalla nascita del fondatore Carlo Biscaretti di Ruffia, è la Fiat 18/24 HP del 1908 che egli donò al Museo stesso da lui fondato. Provvista di una carrozzeria di tipo Landaulet, fu dal 1907 la vettura “di segmento medio” per Fiat. Equipaggiata con un motore 4 cilindri da 4,5 litri, per una potenza di 26 CV a 1.100 giri/min, trasmissione a catena, 1.000 kg di peso per il solo autotelaio ed una velocità massima nell’ordine di 70 km/h, della Fiat 18/24 HP ne vennero costruiti circa 430 esemplari. Molti dei quali vennero esportati all’estero.
La Itala del Raid più famoso della Belle Epoque
L’”Age d’Or” dell’automobilismo può essere considerata, come un secolo prima la passione per i “Grand Tour” in Italia da parte dei poeti e scrittori Romantici del centro-nord Europa, come l’epoca di grande sviluppo dei primi viaggi trans-continentali in automobile. Anche questo, se si vuole, è Romanticismo: l’essere umano finalmente padrone del mezzo meccanico, titolare di una personale facoltà di viaggiare, esplorare, scoprire nuove terre. Essere libero. Da qui i primi grandi Raid: il più famoso dei quali è, da oltre cent’anni, il “Pechino-Parigi”, che nell’estate del 1907 condusse cinque veicoli (quattro vetture ed un triciclo a motore) lungo 16.000 km – in gran parte su strade approssimative – da un estremo all’altro del mondo. Organizzato dal quotidiano Le Matin, il raid Pechino-Parigi 1907 venne vinto, anzi costituì il trionfo, per la Itala 35/45 HP del principe Scipione Borghese, condotta ed accudita dall’esperto “chauffeur” (autista e meccanico, secondo una originaria – ed elegante – definizione francese a lungo rimasta come universale) Ettore Guizzardi e “raccontata” dalla penna dell’inviato speciale del Corriere della Sera Luigi Barzini. La Itala, sottoposta ad una serie di modifiche funzionali al proibitivo viaggio, giunse a Parigi con venti giorni di anticipo (!) sulla olandese Spyker (seconda arrivata) e sulle due De Dion Bouton. L’impresa è rimasta, da allora, nell’empireo dei grandi momenti di sport. Oggi, la “Italona” (sottoposta ad un profondo restauro a fine anni 80) è una vettura “viva”: perfettamente funzionante, è in esposizione perenne al Mauto ed ospite (funzionante) dei principali eventi dedicati all’auto storica. Per quattro giorni, gli appassionati potranno ammirarla ad Auto e Moto d’Epoca 2019. E, perché no?, fantasticare su quei sessanta meravigliosi giorni di un’estate di centododici anni fa…