I vertici della massima Formula elencano un “capitolato” di iniziative per rendere il Circus carbon free entro dieci anni: in pista e fuori. Tutti i dettagli.
In occasione del Salone di Francoforte 2019, il numero uno della Fom-Formula One Management, Chase Carey, era stato categorico: “La tecnologia ibrida messa a punto dalle Case costruttrici secondo le regolamentazioni F1 gioca un ruolo fondamentale nell’evoluzione dei sistemi di alimentazione per le vetture stradali, allo stesso modo degli sviluppo in tema di efficienza aerodinamica, sicurezza e funzionalità multimediali”. Una dichiarazione che, analizzata in chiave storica, trova conferma dall’ampio ventaglio di innovazioni che la “comune” produzione di serie ha nel tempo potuto beneficiare dall’esperienza maturata nelle competizioni. Che, quindi, l’apporto eco friendly ai sistemi di propulsione adottati dalla massima Formula all’inizio del 2014 e, ora, in procinto di essere utilizzati per la settima stagione consecutiva (nonché rivolti al futuro: quella F1 che dal 2021 conoscerà un profondo aggiornamento aerodinamico, sarà altresì ulteriormente affinata nelle emissioni: nei serbatoi delle monoposto dovrà esserci spazio per una percentuale di biocarburanti non inferiore al 10%) riguardi le vetture “di tutti i giorni”, non è scoperta di adesso.
I temi legati alla sostenibilità ambientale sono tuttavia ben più ampi ed articolati: si va oltre la circolazione dei veicoli. Come alcune delle più recenti novità di mercato hanno messo in evidenza (il pensiero, in questo senso, va a Volkswagen che dallo sviluppo della nuova lineup 100% elettrica ID. intende perseguire un progetto “carbon neutral” per tutte le proprie attività entro il 2050), l’attenzione alle emissioni riguarda anche l’indotto. E i vertici F1 dichiarano in queste ore, con un ambizioso progetto di completa sostenibilità ambientale, di non volere restare alla finestra, ma di dare un proprio fattivo contributo al futuro del Pianeta.
Il progetto: una categoria a impatto zero
Prima di tutto, una precisazione doverosa: la nuova (futura, ed orientata verso un’ottica a lungo termine) identità della F1 non contempla l’adozione di motori elettrici. Questi resteranno esclusivo appannaggio della Formula E. Ciò su cui il management F1 punta i propri riflettori, è finalizzato ad un progetto che entro il prossimo decennio intende eliminare le emissioni in carbonio dal “circus” della massima Formula. Con ciò, dunque, si intende non soltanto l’attenzione alle emissioni di diossido di carbonio dalle monoposto, quanto – e soprattutto – la massima sostenibilità da logistica, strutture, factory, viaggi. In poche parole, un corposo ventaglio di azioni eco friendly “in pista” e fuori.
Emblematica è, a questo proposito, la timeline: il 2030; proprio l’anno in cui, da parte del Parlamento Europeo che li ha recentemente decisi, entreranno in vigore gli ancor più severi limiti sulla media delle emissioni di CO2 relative alla gamma di modelli di nuova produzione da parte di ciascuna Casa costruttrice: il 40% rispetto ai 95 g/km disposti dal 2021.
Le prime misure
Entro il 2025, secondo una “lettera di intenti” comunicata in queste ore dai vertici F1, “Tutti gli eventi saranno sostenibili”. Con questa indicazione, si intende, ad esempio, l’utilizzo entro quella data di un totale riciclaggio o compostaggio per i rifiuti, l’eliminazione di plastica monouso; e, per il pubblico, l’adozione di misure ad hoc per raggiungere i circuiti, attraverso forme di incentivo e di progetti all’insegna della sostenibilità. E se dal 2026, relativamente alle “nuove frontiere” della tecnica di propulsione, la F1 scriverà un ulteriore capitolo “green” che deriverà dal ricorso a motori dall’efficienza termica ancora maggiore in rapporto a quella attuale (già decisamente elevata: il rendimento al banco arriva ad essere superiore al 50%), in parallelo si procederà ad una “evoluzione-rivoluzione” anche riguardo alle attività di logistica ed ai viaggi, ed al ricorso a fonti di energia rinnovabili per gli uffici, le strutture e le fabbriche.
La realizzazione del mega progetto “carbon neutral” per la Formula 1 si avvale della partnership fra la stessa FOM e la FIA, alla quale collaboreranno tutte le società partner, i promoter, gli sponsor ed i team: tutti, in buona sostanza, saranno chiamati ad agire verso la costruzione di un nuovo asset, che per alcune delle realtà attive in F1 è già in fase di realizzazione.
Carey: “F1 leader nello sviluppo di soluzioni tecniche”
“Non tutti sanno che l’attuale propulsore ibrido delle monoposto di F1 è il più efficiente al mondo: offre, in proporzione, più energia rispetto al consumo effettivo di carburante; e, dunque, ha un impatto positivo in termini di emissioni di CO2 in rapporto a qualsiasi autovettura – dichiara Chase Carey – Crediamo che il ruolo della F1 potrà continuare ad essere di primo piano nella filiera automotive, e fondamentale nell’operare in tandem con i settori dell’energia e della produzione automobilistica, in ordine di giungere un giorno alla realizzazione del primo motore ibrido a zero emissioni di CO2, che sarà determinante per il ‘taglio’ al rilascio del diossido di carbonio su scala mondiale”.
Todt: “Progetto ok per il motorsport e per il futuro della società”
“Il nostro impegno verso una protezione dell’ambiente nel mondo è cruciale. La FIA, da parte sua, dà il benvenuto a questa iniziativa da parte della F1, che non è soltanto incoraggiante per il futuro del motorsport, ma può altresì apportare concreti benefici per l’intera società”, rimarca Jean Todt, presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile. Un costante miglioramento è, dunque, auspicato e nello stesso tempo possibile: “Questa strategia è in piena corrispondenza con le iniziative varate già alcuni anni fa dalla federazione, attraverso la creazione dell’’Environmental Accreditation Programme’ e, più di recente, con la Commissione Ambiente e Sostenibilità della FIA e con le attività di ricerca sui carburanti rinnovabili per impieghi agonistici”.