Coronavirus, fase 2: si disincentivano gli spostamenti in auto?

Redazione Motori.it
21 Aprile 2020
Coronavirus fase 2 spostamenti auto

Evitare rischiosi affollamenti nei mezzi pubblici e scongiurare “invasioni” di auto. Come? Attuando programmi di incentivo alla bici e mobilità condivisa.

Trends: Coronavirus

L’avvio della cosiddetta “Fase 2” per fronteggiare il Coronavirus darà il via ad una nuova immagine “senza auto” per le principali città d’Italia? È ovviamente presto per dirlo con certezza. Tuttavia, potrebbe trattarsi di un’ipotesi più possibilista che lontana. È quanto, fra le righe, emerge dalle prime dichiarazioni di intenti avanzate da Giuseppe Sala e Virginia Raggi, sindaci di Milano e Roma, in merito ai provvedimenti al traffico attuabili nella “riapertura” delle due metropoli che a breve – ovvero dopo il prossimo 4 maggio – verrà gradualmente messa in pratica, insieme al resto del Paese.

Tanto a Roma quanto a Milano, sembra che la parola d’ordine sia “allontanare le auto” il più possibile dal centro. Una situazione verso la quale milioni di italiani hanno, negli ultimi due mesi, fatto (purtroppo) l’abitudine: strade, viali e piazze improvvisamente svuotati o quasi di auto, moto e veicoli commerciali privati (ma anche, occorre osservarlo, di biciclette, monopattini e quant’altro serva per spostarsi che non sia a piedi); automezzi pubblici che si sono progressivamente “alleggeriti” delle migliaia e migliaia di passeggeri che, in tempi “normali”, quotidianamente li prendono d’assalto. In poche parole: la “Fase 2” di lotta al Covid-19 potrebbe rappresentare, per le amministrazioni comunali di Roma e Milano, un valido trampolino di lancio ad una viabilità con meno autovetture private, quindi in netto contrasto con le possibili politiche di incentivazione fino a 15.000 euro. Contestualmente, c’è una questione parallela altrettanto importante (o forse anche di più) per la tutela della salute di tutte le persone nell’immediato: mantenere ben alta la guardia per evitare che il graduale ritorno alla normalità (da tutti auspicato) possa determinare pericolosi assembramenti di persone in attesa dei mezzi pubblici e dentro di essi. Ma andiamo con ordine.

Ripensare alle modalità di trasporto

I prossimi giorni saranno cruciali per attuare le “basi” di ripartenza: occorrerà, come indica il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un (lungo) post pubblicato nel proprio profilo Facebook, proseguire mettendo “Al primo posto la tutela della salute dei cittadini”, tuttavia il Governo “Non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo”. Riaprire tutto e subito, osserva il premier, “sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme”. I programmi di riapertura dovranno seguire un ordine “Serio, scientifico”. “Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sé il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti “tollerabile” soprattutto in considerazione della recettività delle nostre strutture ospedaliere”. L’attenzione verso gli spostamenti sarà, prosegue il presidente del Consiglio, condizione essenziale per limitare quanto più possibile i rischi di contagio. Oltre al rispetto dei protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro, servirà altresì “Valutare anche i flussi dei lavoratori che la riapertura di questa impresa genera. Le percentuali di chi usa i mezzi pubblici, i mezzi privati, in quali orari, con quale densità. Come possiamo garantire all’interno dei mezzi di trasporto la distanza sociale? Come possiamo evitare che si creino sovraffollamenti, le famose “ore di punta”? Come favorire il ricorso a modalità di trasporto alternative e decongestionanti?”.

Milano: i provvedimenti in esame

È chiaro che, alla luce di quanto indicato da Giuseppe Conte, le questioni sul taccuino delle priorità sono due: evitare rischiosi affollamenti sui mezzi pubblici, e nello stesso tempo scongiurare il manifestarsi di “invasioni” di auto e moto su livelli anche più intensi delle situazioni pre-emergenza (fenomeno che, per le singole persone, costituirebbe un ovvio sistema per muoversi senza correre il rischio di essere contagiati). In questo senso, il sindaco di Milano Giuseppe Sala osserva, nel proprio videomessaggio quotidiano da Palazzo Marino, che riguardo alla questione trasporti potrebbe essere possibile “Limitare gli accessi alle stazioni della metropolitana qualora gli afflussi diventino eccessivi; ma anche disegnare dei cerchi sui pavimenti che indichino le distanze da tenere fra le persone. O, ancora, mantenere la sospensione per l’Area B e l’Area C, e promuovere la mobilità condivisa. Il Governo deve però fare chiarezza”. Proprio l’incentivo alla mobilità dolce ed al bike sharing (che sia per bici e scooter elettrici) sono fra le proposte di incentivo indicate dal sindaco Sala. Dal canto suo, il presidente dell’Automobile Club di Milano, Geronimo La Russa, condivide le “telecamere spente” delle Aree B e C nell’attuale e più delicata fase (tanto più che le limitazioni al traffico hanno lasciato praticamente invariato il livello di polveri sottili), suggerisce di mettere a disposizione della collettività i parcheggi a tariffe scontate ed invita l’amministrazione comunale ad attivarsi perché vengano incentivati tutti i sistemi di trasporto collettivi e individuali. “Le bici elettriche ed altri sistemi di micromobilità possono essere alcune delle tante idee a supporto delle esigenze di trasporto, tuttavia occorre una strategia di sistema nella quale l’automobile sia al centro dell’interesse di chi non può farne a meno per lavoro o per necessità”.

Roma punta sulle bici

Nella Capitale, la sindaca Virginia Raggi indica senza mezzi termini che la “Fase 2” può coincidere con un futuro… a due ruote (come argutamente riporta una news pubblicata da Il Messaggero). Per la prima cittadina di Roma, intervenuta a Radio Cusano Campus, i provvedimenti di ripartenza, le politiche rivolte alla mobilità e le prescrizioni da settimane indicate dai virologi (ad esempio il distanziamento sociale) si identificano in una concreta “spinta sui pedali”. Ovvero: puntare soprattutto sulla bicicletta. È proprio questo il “punto” su cui Raggi fa leva: “Nella fase di ripresa, e per evitare che le nostre città vengano invase dalle auto, stiamo lavorando su alcune direttrici comuni: privilegiare, per chi può, il trasporto attraverso bici o monopattini”, indica Virginia Raggi. Il Campidoglio, analogamente ai “colleghi” di Milano, punta sul trasporto “dolce”. Come? Attrezzandosi per “Realizzare rapidamente delle corsie ciclabili” e magari “Dedicando alla ciclabilità di Roma le controlaterali delle strade principali”; ma anche per quanto riguarda l’indotto (“Abbiamo chiesto al Governo una rapida riapertura dei negozi di biciclette: vogliamo incentivare la mobilità dolce anche incentivando l’acquisto di bici elettriche”) e per i mezzi pubblici (“Stiamo programmando dei conta-passeggeri e operando insieme ad alcuni operatori telefonici per avere, in forma anonima, i dati di traffico e poter aumentare le corse sulle linee più frequentate”). Virginia Raggi condensa il proprio pensiero di ripartenza in una considerazione: “Dobbiamo scoraggiare il traffico privato perché, pur rimettendo a regime il trasporto pubblico, rischiamo di essere invasi dalle auto”; i provvedimenti dovranno però essere graduali: “A Wuhan, appena hanno riaperto, sono tornati i contagi. Una ricaduta sarebbe terribile, non si pensi che il 4 maggio andremo tutti in strada”.

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