Secondo alcuni rumors, Fca Italy potrebbe avere accesso ad un finanziamento previsto dal Decreto Liquidità. I primi dettagli battuti dalle agenzie.
Il condizionale è d’obbligo, tuttavia la notizia è stata “battuta” dalle principali agenzie di stampa: i vertici Fca avrebbero avviato un tavolo di discussione con IntesaSanpaolo ed altre banche finalizzato – così emerge dalle prime indiscrezioni – all’erogazione di un prestito da 6,3 miliardi di euro, “ad un tasso agevolato” in quanto appoggiato dalla garanzia Sace (ovvero la società assicurativa della Cassa Depositi e Prestiti). Dunque, un’operazione garantita dallo Stato. Ad avere raccolto l’indiscrezione è stato il quotidiano economico Milano Finanza; la “voce di corridoio” è stata, a stretto giro di posta, ripresa anche da Automotive News Europe e da altrettanti “lanci” Reuters e Bloomberg. Ma andiamo con ordine.
Quali sarebbero i termini del prestito
La linea di credito, si legge nel contenuto dei “rumors”, si baserebbe su una richiesta avanzata da Fca Italy, cioè la società “nazionale” di Fiat-Chrysler Automobiles, la cui sede è a Torino e che comprende tutte le attività italiane del Gruppo italo-americano. Il credito da 6,3 miliardi di euro verrebbe erogato sulla base di quanto disposto dal Decreto Liquidità finalizzato al sostegno nei confronti delle piccole e medie imprese che hanno subito dei contraccolpi economici in seguito all’emergenza sanitaria da Coronavirus. Reuters, citando una fonte “Che segue il dossier”, spiega che l’entità di tale prestito andrebbe in ogni caso sottoposta al vaglio del Consiglio d’Amministrazione della banca erogatrice e, in una fase successiva, seguire l’iter previsto dallo stesso Decreto per il soddisfacimento delle condizioni di garanzia a favore delle grandi aziende. Al termine del primo trimestre 2020, Fca ha accusato un saldo negativo di 5 miliardi di euro dal proprio free cash flow, sebbene la liquidità disponibile dichiarata al 31 marzo sia di 18,6 miliardi di euro (cifra che comprende un revolving credit da 6,25 miliardi), utile ad assorbire la mazzata del crollo delle nuove immatricolazioni nei primi due mesi di emergenza sanitaria, che – soltanto per prendere in considerazione l’Italia, mercato nel quale Fiat detiene una posizione di leadership – hanno fatto registrare un -85,42% a marzo ed il 97,55%% in meno ad aprile 2020.
Garanzia pubblica dell’80%?
Le bocche, ai piani alti Fca quanto ai vertici Sace ed IntesaSanpaolo, sono cucite. Dalle agenzie emerge un altro fatto: come riferisce Reuters, le garanzie dello Stato, in ordine ai provvedimenti di aiuto alle aziende colpite dal Covid-19 possono assicurare la copertura dell’80% dei prestiti alle imprese che abbiano un reddito annuo compreso fra 1,5 miliardi e 5 miliardi di euro, ed il 70% a sostegno delle aziende il cui reddito annuo superi i 5 miliardi di euro. A favore di Fca sarebbe potuto andare un prestito “coperto” per il 70% di garanzie, tuttavia – riporta Reuters – la richiesta avanzata dalla stessa Fiat-Chrysler potrebbe essere stata rivolta ad una garanzia dell’80%. Ciò in ragione dell’ampiezza industriale Fiat-Chrysler Automobiles in Italia, che comprende circa 55.000 dipendenti diretti.
Occorre un decreto ad hoc
Come accennato, nessun commento conferma né smentisce l’indiscrezione. In ogni caso, i “rumors” danno l’operazione come già avviata da alcuni giorni. Occorre tenere presente che il “portafoglio” Sace ammonta a 200 miliardi di euro, secondo le risorse messe a disposizione dal “pacchetto” Garanzia Italia; di questi, 30 miliardi vanno a garanzia delle piccole e medie imprese. Restano, sul “piatto virtuale”, 170 miliardi. Da questi, andrebbero ricavati i 6,3 miliardi chiesti da Fca. Una volta avviata, la procedura di erogazione del prestito non sarebbe tuttavia automatica: andrà seguita da un’istruttoria ad hoc da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze; l’ultima parola spetterà poi al Governo, che avrà il compito di varare un decreto legge specifico. Ciò in quanto la garanzia assicurativa sui prestiti “pesa” sulla Sace per il 10%, mentre il restante 90% dei rischi è a carico dello Stato.
Ipotesi su alcune delle condizioni essenziali
Secondo Milano Finanza, la richiesta di erogazione del prestito da 6,3 miliardi a beneficio di Fca Italy sarebbe condizionata da alcune “conditio sine qua non”: fra le quali, potrebbe rientrare il congelamento del dividendo ordinario agli azionisti in base al bilancio 2019 di Fca (1,1 miliardi di euro) che, in effetti, subito dopo la conference call che illustrava i risultati del primo trimestre 2020, è stato reso noto che non sarebbe stato distribuito. Né da Fca né dal “promesso sposo” Groupe Psa, con cui – è stato assicurato – la fusione procede e si punta ad un suo completamento entro la fine del primo trimestre 2021. La scelta di non procedere alla distribuzione del dividendo nel 2020 era stata presa dai rispettivi CdA proprio sull’impatto dell’emergenza sanitaria. Altri punti-chiave per l’accesso alle linee di credito dallo Stato andrebbero individuati nel rispetto di ulteriori condizioni, tanto sul fronte occupazionale quanto alla destinazione d’uso del finanziamento elargito dalle banche con garanzia dello Stato: vale a dire, investimenti industriali, spese per il personale, circolazione del capitale negli stabilimenti nazionali.