La holding che controlla ASPI congela il maxi stanziamento da 14,5 miliardi per la rete e ne stanzia una parte: 900 milioni per la manutenzione.
Ennesimo atto della querelle tra Governo e Atlantia: la holding che controlla Autostrade per l’Italia, riunitasi in seduta straordinaria del proprio Consiglio di Amministrazione, ha rilevato come “non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata lo scorso 5 marzo da Autostrade per l’Italia al Ministero delle Infrastrutture, per trovare una soluzione condivisa in merito ai procedimenti di contestazione che si protraggono ormai da quasi due anni”. Una situazione di impasse che “Continua purtroppo a protrarsi”. Eppure, lo stesso Governo ha concluso una propria analisi del dossier; la continua incertezza, sottolinea Atlantia, avrebbe “Determinato, e continua a determinare, gravi danni all’intero Gruppo” e generato “Preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder, in Italia e all’estero, dove il Gruppo opera in 23 Paesi”. E ciò, fa notare Atlantia, mentre Autostrade per l’Italia “sta sostenendo tutti gli oneri per la costruzione del nuovo ponte di Genova (ormai completato) e ha immediatamente attivato i risarcimenti a persone e imprese, esternalizzando inoltre il sistema di ispezione delle infrastrutture”.
Sulla scorta di quanto indicato, Atlantia ha deciso di utilizzare i fondi destinati ad Autostrade per l’Italia soltanto per gli interventi di manutenzione e di sicurezza della rete autostradale: 900 milioni di euro, e basta. Una cifra ben lontana dai 14,5 miliardi di euro finalizzati ad un radicale “giro di vite” per la situazione delle nostre autostrade. Ma andiamo con ordine.
Volevano avere accesso al prestito garantito dallo Stato
Alla base della decisione intrapresa dal CdA Atlantia, oltre allo stato di “fermo” degli accordi con il Governo – in cui una parte dell’esecutivo vorrebbe, all’indomani della tragedia del crollo di Ponte Morandi (14 agosto 2018) togliere al Gruppo le concessioni per la gestione delle autostrade – c’è, chiaramente, la richiesta di avere accesso ad un prestito garantito dallo Stato. Il provvedimento, varato dal Decreto Liquidità e che fra i “big player” è stato richiesto da Fca Italy, prevede che lo Stato, attraverso SACE, faccia da fideiussore all’erogazione di una somma che vada a compensare le perdite subite dalle aziende a causa dell’emergenza da Coronavirus.
Traffico pressoché annullato durante il lockdown
La somma che Atlantia aveva chiesto ammonterebbe ad 1,2 miliardi di euro: “Il traffico sulla rete gestito da ASPI, nel periodo di lockdown, ha subìto un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo di euro per il solo 2020”. Atlantia, inoltre, avrebbe anche avuto notevoli difficoltà a reperire strumenti di autofinanziamento, in quanto dal Decreto Milleproroghe, evidenziano i vertici del Gruppo, sarebbe stato determinato il downgrade del rating “A livello ‘sub investment grade’ per Atlantia ed Autostrade per l’Italia, rendendo particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari. Per far fronte alla situazione di grave tensione finanziaria determinatasi per ASPI, aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia, Atlantia ha messo responsabilmente a disposizione una linea di credito di 900 milioni di euro a favore della società”.
Nel contempo, fa sapere Atlantia, “Cassa Depositi e Prestiti, con la quale nel 2017 era stata definita una linea di finanziamento di cui restano ad oggi inutilizzati 1,3 miliardi di euro, a fronte della richiesta di ASPI di inizio aprile per un importo di 200 milioni di euro, non ha ritenuto di dar corso finora ad alcuna erogazione, anche in ragione delle disposizioni introdotte dal Decreto Milleproroghe”.
La richiesta della linea di credito e il no dall’esecutivo
Sul tavolo c’è, poi, una seconda questione: quella, appunto, relativa alla linea di credito avanzata da Atlantia, e che ha recentemente ricevuto un secco “No” da parte di un esponente del Governo. Lo stesso CdA di Atlantia non fa mistero di bollare come “Ampiamente discrezionale” la dichiarazione “Rilasciata mercoledì 20 maggio da un esponente del Governo, secondo cui alla controllata Autostrade per l’Italia dovrebbe essere precluso l’accesso alla garanzia pubblica”. Una affermazione “Peraltro in contrasto con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo infrastrutturale del Paese, mediante un piano di investimenti di 14,5 miliardi di euro, dai rilevanti effetti sull’occupazione diretta e indiretta”.
“Forte preoccupazione”
Il CdA Atlantia esprime, a questo proposito, “Forte preoccupazione”. E, assicura, “Diventa impossibile per la società, che deve tutelare 31.000 dipendenti – 13.500 dei quali in Italia – oltre all’indotto, rispondere ai propri creditori, bondholders e alle proprie controparti commerciali, oltre che a più di 40.000 azionisti nazionali e internazionali, non valutare di intraprendere azioni a tutela dei propri interessi”.
Niente maxi investimento (per ora)
Da qui la decisione: il Consiglio di Amministrazione Atlantia passa armi e bagagli a vie di fatto. E lo fa congelando il mega-programma di investimenti per 14,5 miliardi di euro, finalizzati al potenziamento ed all’ammodernamento della rete autostradale nazionale. Sul tavolo, questi almeno sì, ci sono 900 milioni di euro “Per garantire manutenzioni e investimenti per la sicurezza della rete nel rispetto di tutti gli obblighi esistenti, rinviando di conseguenza la realizzazione di altri investimenti una volta rinvenute le necessarie dotazioni finanziarie”.