Azione, passione e tanta adrenalina nel nuovo film di Ron Howard, ambientato nella F1 degli anni ’70.
Azione, passione e tanta adrenalina nel nuovo film di Ron Howard, ambientato nella F1 degli anni ’70.
Esce oggi nelle sale Rush, il nuovo film di Ron Howard dedicato al mondo dei motori, alla F1 degli anni ’70 e incentrato sul duello tra Niki Lauda e James Hunt nell’appassionante annata del 1976. Per mesi ne abbiamo sentito parlare, ma adesso, spinti da una plausibile curiosità, l’abbiamo visto in anteprima e siamo in grado di darvi le nostre impressioni a caldo.
Adrenalina e azione
La notizia è che la pellicola scorre, non è un crogiuolo di luoghi comuni, e riesce a trasmettere tutta la passione di un mondo che gira a 300 km/h, incurante dei pericoli e di tutto ciò che lo circonda. Certo, c’è anche spazio per i sentimenti, quelli non mancano mai ad Hollywood, ma l’azione, l’aspirazione dei piloti è più forte di tutto, qualsiasi cosa pur diventare un campione del mondo di F1.
Il dualismo Lauda-Hunt
Entrambe i protagonisti raffigurano bene i piloti reali, magari Lauda (Daniel Bruhl) è più convincente, mentre James Hunt (Chris Hemsworth) è ancora più cinematografico, ma non dispiace, e incarna lo stereotipo del pilota bello e dannato, una sorta di rockstar delle quattro ruote. Tanto meticoloso e zelante il primo, quanto spericolato e geniale il secondo, due figure totalmente differenti, ma che hanno bisogno l’una dell’altra per trovare quello stimolo che rende le sfide più avvincenti. I due si conoscono in F3 e poi finiscono per lottare in F1, dove tra guasti meccanici, sorpassi al cardiopalma e battute cariche di sarcasmo, finiscono inevitabilmente per dominare la scena. Il bello è che con il tempo il loro rapporto diventa più autentico, profondo, mentre aumenta il rispetto che ognuno prova verso l’altro. Scavezzacollo Hunt, calcolatore e metodico Lauda, i due vivono il momento più intenso della loro carriera nell’agosto del 1976, quando Niki rimane coinvolto nel drammatico incidente del Nurburgring.
L’epilogo che lascia il segno
C’è chi dice che un bel film si riconosce dal finale, quanto più è avvincente, tanto più rimane impresso nella memoria dello spettatore. Da questo punto di vista Rush non delude le aspettative, anzi, ma non possiamo dirvi di più, sarebbe un oltraggio al genio di Ron Howard, passato dalla serie Happy Days al cinema cinema d’autore inseguendo il sogno americano.