Le massime autorità politiche nazionali, le rappresentanze regionali e comunali al taglio del nastro del nuovo Ponte di Genova, simbolo di rinascita nazionale (anche dopo la pandemia da Coronavirus). E da mercoledì 5 agosto sarà aperto alla circolazione.
Il nuovo Ponte San Giorgio è stato ufficialmente inaugurato. Alle 18,30 di oggi (lunedì 3 agosto 2020), il vessillo di Genova, quella bandiera rossocrociata in campo bianco che da mille anni chiama a raccolta e identifica nel mondo milioni di persone nate e cresciute sotto l’ala protettrice della Lanterna, ha sventolato insieme al Tricolore italiano.
Alle 19,17 è avvenuto il taglio del nastro
Ed alle 19,17 di una piovosa giornata di quasi mezza estate (quante analogie con un ancor troppo recente passato che si vorrebbe dimenticare ma che, no!, mai potrà essere cancellato; e mai dovrà esserlo), con il taglio del nastro operato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ed il sindaco di Genova Marco Bucci, la celebrazione della immensa volontà ricostruttiva italiana è stata di fatto sancita.
Un momento simbolico di rispettiva complementarietà: perché Genova e la Liguria non possono fare a meno dell’Italia; e l’Italia non può fare a meno di questa lingua di territorio stretta stretta fra il mare e l’Appennino. Così vicina alla Pianura padana, così legata al Mediterraneo. Una regione violentata, meno di due anni fa, dal tragico crollo del Ponte Morandi (dai genovesi conosciuto, per più di mezzo secolo, come “Viadotto sul Polcevera”) che causò 43 morti e di fatto divise in due l’intera regione. Era il 14 agosto 2018, giornata che né Genova, né la Liguria e neanche l’Italia dimenticherà.
Tempi rapidissimi di esecuzione
Nessuno, tuttavia, si è pianto addosso. Non c’era tempo, non si poteva, soprattutto come rispetto alle 43 vittime. La macchina della ricostruzione si attivò immediatamente; in una manciata di settimane venne istituito un Commissariato straordinario per la Ricostruzione del nuovo ponte, presieduto dal sindaco di Genova Marco Bucci; le forze politiche e gli stessi cittadini avviarono un programma di ripartenza. L’architetto Renzo Piano disegnò e donò alla città il progetto della nuova opera.
La realizzazione è avvenuta in tempi rapidissimi, tanto da costituire – attraverso la denominazione “Modello Genova” – un precedente di rilievo per il futuro delle grandi opere pubbliche nazionali. A metà novembre 2018, tre mesi dopo il crollo, la conversione del “Decreto Genova” in legge, e la nomina del sindaco Bucci a commissario straordinario per la Ricostruzione; la subitanea nomina di Salini Impregilo e Fincantieri per l’esecuzione dei lavori; l’adozione del progetto di ponte realizzata da Renzo Piano (che ha donato il progetto alla comunità).
La demolizione delle campate del vecchio Ponte Morandi iniziò a febbraio 2019; a settembre 2019 il posizionamento di due primi piloni; ad ottobre 2019, la posa del primo tratto sopra questi ultimi. A fine aprile 2020, la collocazione dell’ultima campata; nella prima decade di luglio, la posa del primo strato di asfalto; nella seconda metà del mese, la fase di collaudo, che si è protratta per una settimana.
Il via alla circolazione pubblica dei veicoli sul nuovo Ponte San Giorgio rispetta anch’esso i tempi rapidissimi si ricostruzione: l’apertura al traffico per auto, moto e mezzi pesanti avverrà a partire da mercoledì 5 agosto 2020.
Ecco le “cifre”
E dunque eccolo, il nuovo Ponte San Giorgio. Leggiamolo. Osserviamo questa nave, che attraversa placida e operativa una vallata e, come una nave, collega due sponde di una regione che pur fra mille e mille difficoltà non si è mai fermata, che ha pazientemente – ma senza mai arrendersi – atteso che si coronasse un sogno, tornare a far parte di un corpo unico con il nord ovest del Paese, con le regioni centro-occidentali d’Europa; con il Porto di Genova. Una comunità di 850.000 persone – tanti sono gli abitanti dell’area metropolitana di Genova – che hanno fatto quadrato intorno al nuovo Ponte, intorno alle squadre che hanno lavorato per la ricostruzione, che hanno attraversato un nuovo imprevisto, le drammatiche settimane dell’emergenza da Coronavirus. E neanche lì si sono fermate.
- 1.067 m di lunghezza
- 19 campate
- 18 piloni in cemento armato a sezione ellittica
- 43 lampioni (uno per ogni vittima, che per questo – per non dimenticare mai – si accenderanno ogni notte)
- 596 giorni dal via alle opere di demolizione
- 15 mesi trascorsi dall’avvio della ricostruzione
- 80 tecnici del Rina (Registro Italiano di Certificazione Navale) per la gestione del progetto, la supervisione della costruzione, il controllo dei tempi di realizzazione ed avanzamento dell’opera
- 20 cantieri che hanno operato contemporaneamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7
- 1 solo giorno di sosta: a Natale 2019
- 202 milioni di euro il costo dell’opera
- 67.000 metri cubi di calcestruzzo sono stati impiegati, insieme a
- 24.000 tonnellate di acciaio
- Il 95% del fabbisogno energetico viene soddisfatto da due file di pannelli fotovoltaici
- 2 file di pannelli, per 2.450 metri complessivi e ciascuno dei quali misura 2,5 m di altezza, delimitano la carreggiata del nuovo Ponte e fungono altresì da frangivento
- 4 i robot, collocati all’esterno del nuovo ponte, che avranno il compito di monitorare la struttura.
Dopo la pioggia, l’arcobaleno
Nelle ore che precedevano la cerimonia di taglio del nastro, su Genova pioveva. Pioveva come quel tragico 14 agosto 2018. Sulla Valpolcevera, tuttavia, proprio negli ultimi istanti di attesa per l’inizio dell’evento, un arcobaleno ha fatto capolino, quasi un omaggio della Natura che salutava una rinascita per la città e, si spera, per tutto il Paese.
Tutti i rappresentanti delle istituzioni nazionali hanno partecipato all’inaugurazione: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (che nel pomeriggio aveva incontrato in forma privata, in prefettura, il Comitato dei familiari delle Vittime di Ponte Morandi), al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, al presidente della Camera Roberto Fico. Erano presenti anche alcuni ministri, fra i quali la responsabile delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, il cui dicastero ha “ereditato” la ricostruzione del nuovo Ponte in corso d’opera dal precedessore al MIT Danilo Toninelli.
Il sindaco: “Modello di rinascita, ma che quanto accaduto non avvenga mai più”
Ad introdurre gli interventi, il sindaco di Genova – e commissario straordinario alla Ricostruzione – Marco Bucci, che ha aperto la propria partecipazione alla cerimonia con un doveroso pensiero alle 43 vittime ed alle loro famiglie. “Quanto accaduto il 14 agosto 2018 non dovrà accadere mai più”. “C’è chi quel giorno ha perso la vita; ci sono state famiglie spezzate; chi, come conseguenza al crollo, ha perso il proprio lavoro; abbiamo avuto attività industriali e commerciali che hanno subito un duro contraccolpo. Lo stesso Porto ne ha sofferto”. “E però ci siamo rialzati”, dichiara Marco Bucci, rivolgendo un pensiero ed un “Grazie” alle 1.200 persone “Che hanno veramente sudato, 24 ore al giorno e per sette giorni alla settimana, che si sono fermate soltanto il giorno di Natale e tutt’al più durante un paio di giornate di ‘allerta rossa’”. Il Ponte San Giorgio, dichiara Bucci, è “Un modello per tutti, come la stessa città è di esempio per l’Italia e per il mondo”.
Toti: “Dove eravamo rimasti?”
Il presidente della Regione Liguria si unisce all’appello “Mai più” lanciato dal sindaco Bucci (“Mai più avvenga che si debba morire per il crollo di un’infrastruttura” ), e aggiunge un personale “Sempre così”, rivolto a rendere il nuovo Ponte San Giorgio come modello di esempio per le grani opere pubbliche future. Giovanni Toti prende a prestito la frase con cui Enzo Tortora (genovese), nel febbraio del 1987, dopo tre anni e mezzo di calvario giudiziario, esordì davanti al pubblico di “Portobello”: “Dunque: dove eravamo rimasti?”, come inizio di un nuovo cammino per la città e per il Paese.
Renzo Piano: “Che il nuovo ponte sia amato”
L’”archistar” Renzo Piano, che ha regalato il progetto del nuovo Ponte San Giorgio alla comunità, nel proprio intervento si schermisce un po’ (da buon genovese): del resto, che non ci fosse nulla da festeggiare era chiaro da sempre. “Inaugurare”, sì, ma non “fare festa”. “Il nuovo ponte – osserva Renzo Piano – è frutto del genio italiano: io ho soltanto avuto l’idea; migliaia di persone, ed una onesta ed esperta collaborazione fra imprese, lavoratori, amministratori locali e nazionali, hanno portato avanti l’opera. Tutti ci hanno creduto. E non si è trattato di un ‘miracolo’, quanto del risultato dell’energia, dell’operosità e della voglia di costruire che ha pervaso l’intera Nazione”. Un’opera, dunque, costruita con amore (proprio come “costruire” è l’esatto contrario di “distruggere”): “Per questo mi auguro che questo ponte sia amato, adottato dalla gente. E sapete perché credo che sarà amato? Perché è come Genova: semplice e forte”.
Conte: è l’Italia che sa rialzarsi
“Come avvenuto in tanti momenti della sua storia, anche oggi Genova dimostra di ricominciare facendo forza sulla propria operosità. Ed è l’immagine di una Nazione che, nonostante molti stereotipi, sa rialzarsi, sa tornare a correre”. Da qui, osserva il presidente del Consiglio, “Genova deve ripartire, forte della nuova unità e della fiducia che il ponte generano fra le persone. Mi auguro fortemente che il nuovo Ponte avvicini nuovamente i genovesi e gli italiani allo Stato”.
Mattarella: un severo accertamento delle responsabilità
Come si accennava, il capo dello Stato ha voluto incontrare, in forma privata, i familiari delle 43 vittime del crollo di Ponte Morandi: un gesto di rispetto e di sobrietà nei confronti di intere famiglie che hanno subito una perdita che non si colmerà mai. Anche per questo, l’appello di Mattarella è rivolto alle “Responsabilità, che non sono mai generiche ma hanno sempre un nome ed un cognome. Sono sempre il risultato di azioni che avrebbero dovuto essere svolte od omissioni. Per questo è importante che si agisca in maniera precisa, severa e rigorosa nella determinazione delle responsabilità. Ed è importante che quanto sia da compiere venga svolto in mono da regolare quello che va fatto per i familiari delle vittime, contando che ciò non avvenga più”.
I familiari delle vittime: “Ricordatevi di noi”
La cronistoria della giornata inaugurale del nuovo Ponte San Giorgio non può che concludersi con chi ha pagato il prezzo più alto quel 14 agosto 2018: i familiari delle vittime. Dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Mattarella, l’appello è uno solo: “Non dimenticateci dopo il prossimo 14 agosto – riporta IlSole 24Ore – È giusto che il nuovo ponte ci sia, ma ricordatevi di chi ha perso la vita; il Paese non entri in una voragine come quella del crollo”. “Il nuovo ponte ha un po’ colmato questa voragine, ma soltanto la giustizia placa il dolore e lenisce le ferite”. “Il 14 agosto 2020, avverrà al mattino l’inaugurazione di un cerchio con la posa di 43 alberi (tanti quante furono le persone che persero la vita, n.d.r.); al pomeriggio una lapide verrà scoperta a Palazzo Tursi (sede del Comune di Genova, n.d.r.) e, la sera una fiaccolata in bicicletta, come ringraziamento alla cittadinanza che sempre ci è stata vicina”. Sempre IlSole 24Ore riferisce che la prevista firma del negoziato fra Governo e Autostrade per l’Italia, prevista per mercoledì e che porterà all’uscita di Atlantia (Benetton) dalla società ed all’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Autostrade per l’Italia, è slittata. “Mercoledì 5 agosto definiremo gli aspetti tecnici”, ha riferito la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, precisando che il complesso in via di definizione, dalla notevole difficoltà giuridica, va nella direzione richiesta dai familiari delle vittime. Dunque, in via temporanea – prosegue 24Ore – il nuovo Ponte San Giorgio verrà dato in gestione ad Aspi.