Appena 24 milioni di dollari (contro i 620 milioni del 2019) per via della cancellazione della prima parte di stagione.
Era inevitabile che lo stop a tutte le attività, comprese le manifestazioni sportive, causato dalla pandemia da Covid-19 generasse delle ripercussioni anche sul piano finanziario dei grandi promoter. Un esempio (l’ultimo, in ordine di tempo) arriva da Liberty Media: il consuntivo F1 Group relativo al secondo trimestre rivela appena 24 milioni di dollari di entrate. Cifra che corrisponde a circa 20 milioni di euro, e di gran lunga inferiore rispetto ai 527 milioni di euro realizzati nel periodo aprile-giugno dello scorso anno. Un vero e proprio crollo, che in termini percentuali si traduce in una diminuzione del 96%, ed una differenza (in negativo) nell’ordine di circa 507 milioni di euro. Analogamente, il bilancio fa registrare una perdita di 116 milioni di euro, laddove nel 2019 era stato messo a segno un utile di 12 milioni di euro.
I perché di questa diminuzione
È chiaro che il computo dei ricavi per F1 Group deriva in larga parte dalle entrate che si verificano in occasione di ogni gara: siccome da aprile a tutto giugno la Formula 1 è stata completamente ferma (il primo GP della stagione 2020 si è svolto in Austria all’inizio di luglio), mentre – al contrario – nel secondo trimestre dello scorso anno si erano svolte sette gare (di fatto un terzo dell’intero calendario), gli unici introiti appannaggio di F1 sono stati quelli legati a sponsorizzazioni esterne alle gare.
Anche i costi sono diminuiti
Da qui il crollo dei proventi, e nello stesso tempo il mancato ricevimento di denaro da parte dei dieci team iscritti al campionato: una situazione che, del resto, avviene in maniera commisurata agli impegni strettamente operativi, ovvero in occasione del regolare svolgimento delle manifestazioni sportive. Nessun compenso per le attività di promozione (comprese anche quelle del Paddock Club), così come – ovviamente – per le trasmissioni TV delle gare. Contestualmente, Liberty Media rileva una riduzione dei costi, dovuta in special modo alla mancata effettuazione delle gare, al rinvio di spese individuate come non essenziali, alla diminuzione degli stipendi (una compensazione è arrivata dal Governo britannico, attraverso una misura di cassa integrazione per F1, a periodi variabili, a tutela di circa il 50% dei dipendenti).
Riflettori puntati sui prossimi mesi
Le previsioni stimano un ritorno alla normalità, per le spese di personale, durante il terzo trimestre di quest’anno, in quanto gran parte dei dipendenti F1 è rientrata alle rispettive mansioni di lavoro prima dell’effettivo “fischio d’inizio” alla stagione 2020 della massima Formula. Bocche cucite, da parte dell’amministratore delegato Chase Carey, relativamente alle cifre da inizio luglio: il riferimento del numero uno di F1 Group riguarda i mesi a venire per il campionato che, avviato in forma definitiva il 5 luglio con il Gran Premio d’Austria, si avvia verso la sesta prova stagionale (16 agosto, a Montmelò con il GP di Spagna).
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L’attesa, per la restante parte del terzo trimestre che si concluderà a fine settembre con dieci gare all’attivo, è per un livello adeguato di ricavi, che deriveranno soprattutto dai diritti TV e dalle sponsorizzazioni, poiché dai singoli circuiti non si potranno ottenere entrate generate dalla vendita dei biglietti: per questo è possibile ipotizzare che la loro entità potrebbe rilevarsi inferiore rispetto al 2019. Si inizia a guardare al 2021: durante la pausa, riferisce Carey, F1 Group ha operato per il prosieguo delle attività, puntando ad un’attenzione ai costi anche per il prossimo anno; e sono stati resi noti nuovi accordi televisivi e di sponsor, oltre ad alcune iniziative sociali di rilievo, quali il lancio della piattaforma #WeRaceAsOne sviluppata come progetto di promozione per la sostenibilità, contro il razzismo, nella lotta al Covid-19 e per abbattere diseguaglianze e diversità nella massima Formula.