Fra i protagonisti della F1 degli anni 80 e primi 90, De Cesaris è deceduto ieri sera in un incidente avvenuto sul Grande Raccordo Anulare.
Fra i protagonisti della F1 degli anni 80 e primi 90, De Cesaris è deceduto ieri sera in un incidente avvenuto sul Grande Raccordo Anulare.
208 Gran premi, una pole position, cinque podi, un giro più veloce e un totale di 59 punti iridati. Una lunga carriera nella massima Formula (dal 1980 a tutto il 1994) costellata anche da alcuni clamorosi incidenti. E una irruenza di guida che lo fece apprezzare dai palati fini, e che gli fece guadagnare il soprannome di “Mandingo” per la sua foga sempre profusa dal fatto di trovarsi spesso al volante di monoposto scarsamente competitive: da guidare cioè al limite, e anche oltre. Oggi, tutto questo viene consegnato alla storia. In un giorno drammatico per la F1 – Jules Bianchi, vittima di un pauroso incidente, ieri, durante il GP del Giappone disputatosi a Suzuka – il mondo degli appassionati saluta uno dei suoi ex protagonisti: è Andrea De Cesaris, deceduto ieri sera, a Roma, in seguito a un incidente avvenuto mentre si trovava in sella a una moto sul Grande Raccordo Anulare, all’altezza della Bufalotta.
Quasi una beffa, per uno dei protagonisti di una F1 che non c’è più, quella che viene ricordata per le superpotenze erogate dai nervosi motori turbo di prima generazione, e in condizioni di sicurezza tutt’altro che adeguate alle performance delle vetture.
Andrea De Cesaris, nato a Roma il 31 maggio 1959, viene consegnato alla storia come uno degli esponenti della “pattuglia tricolore” di una trentina d’anni fa, capitanata da Michele Alboreto e Riccardo Patrese e retta, nel ruolo di “consiglieri”, da Bruno Giacomelli, dall’indimenticato Elio De Angelis, da Beppe Gabbiani, dal tragicamente sfortunato Riccardo Paletti e dallo “psicologo volante” Siegfried Stohr: una nidiata di piloti dalle fortune più e meno sorridenti, che si fece le ossa nel decennio precedente chi nei kart, all’inizio della propria carriera, chi al volante delle monoposto addestrative allora in voga nel nostro Paese: Formula Italia, prima; Formula Fiat Abarth, poi. E che ha contribuito a scrivere una pagina importante nella storia della F1.
La carriera sportiva di Andrea De Cesaris si snoda lungo un ventennio, dalla prima metà degli anni 70, periodo del debutto sui kart – categoria che nel 1976, all’età di 17 anni, lo vide campione del mondo Junior – al 1994, la sua ultima stagione di gare disputata al volante della Jordan. In mezzo a tutto questo c’è un mare di storia: il titolo tricolore Kart nel 1977, il secondo posto nella agguerrita F3 britannica 1979; il debutto in F1, datato 1980, nel ruolo di pilota ufficiale Alfa Romeo in sostituzione di Vittorio Brambilla (altro nome “storico” per gli appassionati di F1), a fianco di Bruno Giacomelli: un team tutto italiano che non riscosse i risultati sperati. Nel 1981, l’emigrazione nel team McLaren in un’annata deludente sotto tutti i punti di vista, e il ritorno (1982 e 1983) in Alfa Romeo. Le stagioni successiva di Andrea De Cesaris vennero disputate al volante di Ligier (1984 e 1985), Minardi (1986), Brabham (1987), Rial (1988), Dallara (1989 e 1990), Jordan (1991), Tyrrell (1992 e 1993) e nuovamente Jordan per la sua ultima annata nella massima Formula.
Recentemente intervistato, a proposito della F1 odierna Andrea De Cesaris aveva affermato: “Oggi i piloti non possono nemmeno parlare con i giornalisti, vivono lontani dal pubblico. Chi corre in F1 oggi è un automa, senza poter mostrare la sua vera personalità, che possedevano Fittipaldi, Lauda, Regazzoni, Prost, Andretti, Senna, belle o brutte che fossero, ma sempre distinte e uniche. Se potessero, molti team manager comanderebbero i piloti a distanza. E’ un percorso di involuzione, probabilmente dettato dai forti interessi in gioco, rispetto alle stagioni che ho vissuto io e alle quali mi onoro di avere preso parte”.