Obiettivo: diminuire la fatica e aumentare la produttività. “RoboGlove” è stato sviluppato in collaborazione con la Nasa e la svedese Bioservo.
Obiettivo: diminuire la fatica e aumentare la produttività. “RoboGlove” è stato sviluppato in collaborazione con la Nasa e la svedese Bioservo.
Un tempo c’era la forza lavoro, essenzialmente umana. E c’è ancora. Anzi: potrà essere ulteriormente rafforzata grazie all’impiego della robotica, che applicata alle quotidiane attività industriali moltiplicherà le possibilità di intervento umano in ambito produttivo.
Tutto questo, grazie all’applicazione pratica di un accordo sottoscritto dieci anni fa tra General Motors e la Nasa per la realizzazione di strumenti (dal robot umanoide “Robonaut 2” ai RoboGlove, o “super guanti”) da utilizzare a bordo della Stazione Spaziale internazionale.
Al programma, adesso, si aggiunge la svedese Bioservo Technologies AB, azienda che si occupa di prototipazione e di sviluppo di sistemi di “esoscheletro morbido” alla quale è stato assegnato il compito di ampliare le possibilità di utilizzo del RoboGlove.
In dettaglio, si tratterà di trovare nuovi sbocchi tecnologici del “super guanto” non soltanto nel settore della terapia e della riabilitazione, ma anche in quello industriale: un “moltiplicatore di forze” che potrà offrire un valido supporto alle quotidiane attività umane.
Tutto questo grazie a un sistema di sensori, attuatori e cavi (“tendini”) che concorrono a formare il tessuto operativo di RoboGlove e, in un parallelismo con l’anatomia del corpo umano, possono essere paragonati ai nervi, ai muscoli e ai tendini della mano. Partendo da qui, la svedese Bioservo – già sviluppatrice della tecnologia “SEM – Soft Extra Muscle” – ha predisposto un progetto di sviluppo del RoboGlove per impieghi industriali e sanitari.
Un nuovo tassello nella “rivoluzione della robotica” in atto a livello mondiale, e che vede diverse realtà (in Italia, soltanto per citarne una, c’è l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova) impegnate nella realizzazione di prototipi degli strumenti che un domani potranno essere di valido aiuto al lavoro, nell’ottica di aumento dell’efficienza produttiva e, nello stesso tempo, di minore affaticamento dei muscoli.
Il ruolo di General Motors sarà di tester: il colosso di Detroit ha infatti intenzione di provare l’efficacia del RoboGlove presso alcuni dei propri stabilimenti negli Usa: “Il nuovo ‘guanto robotico’ potrà costituire un concreto aiuto per il lavoratore, perché contribuisce alla riduzione della quantità di forza necessaria nell’utilizzo di un utensile, durante fasi di lavoro prolungate, oppure nei movimento ripetitivi”, indica Kurt Wiese, responsabile della Divisione Global Manufacturing Engineering di General Motors.
Sembra prematuro, quindi, ipotizzare – come si faceva fino a un rfecente passato – una futura “detronizzaizone” della forza lavoro umana da parte dei robot. Prima che la “rivoluzione robotica” prenda definitivamente piede, e per evitare appunto questo scambio di ruoli, l’industria punta a una fase di transizione che porti alla collaborazione fra biologia e robotica. Al di là dell’automazione delle linee di montaggio, iniziata con gli anni 70 e nel tempo diventata una costante in utti i processi produttivi.
La trasformazione del lavoratore in un “cyborg” potrebbe peraltro essere più vicina di quanto si pensi: un esempio, fra i più recenti, arriva – sempre dagli Stati Uniti – con la tuta “Esko Vest”, prototipo di struttura ad esoscheletro, da indossare: ideata dalla californiana Ekso Bionics (in origine per coadiuvare le persone con ridotte capacità motorie nelle proprie attività quotidiane) è in sostanza simile al “super guanto” che sarà adottato da General Motors: avrà il compito di migliorare le condizioni di lavoro attraverso un attento studio dell’ergonomia, diminuire la fatica dell’operatore alla linea di montaggio attraverso una riduzione della tensione muscolare e (dal punto di vista industriale) migliorare la produttività nei reparti. In questo caso, il prototipo si trova in sperimentazione negli impianti Bmw di Spartanburg, dove vengono prodotte le Suv Bmw X3, X4, X5 e X6.