L’EuroTest condotto dall’Aci evidenzia profonde differenze fra gli attraversamenti pedonali nelle maggiori città europee. Poche si salvano
L’EuroTest condotto dall’Aci evidenzia profonde differenze fra gli attraversamenti pedonali nelle maggiori città europee. Poche si salvano
Sapere che in Europa, ogni anno, muoiono circa 8.000 pedoni non fa stare tranquilli tutti coloro che, quotidianamente, percorrono le strade della propria città con il mezzo più economico ed ecologico per eccellenza: le proprie gambe.
Questo dato emerge da un’indagine specifica condotta dall’ACI e da partner europei federati alla FIA che, nell’ambito dell‘European Pedestrian Crossing Assessment 2009, hanno condotto l’EuroTest, un’ispezione valutativa degli attraversamenti pedonali di grandi centri urbani.
I test sono stati effettuati nelle città di 22 Paesi: Barcellona, Belgrado, Berlino, Bratislava, Bruxelles, Bucarest, Budapest, Copenhagen, Dubrovnik, Francoforte, Ginevra, Helsinki, Istanbul, Linz, Londra, Lubiana, Lussemburgo, Madrid, Milano, Monaco, Napoli, Oslo, Parigi, Praga, Roma, Rotterdam, Siviglia, Stoccolma, Strasburgo, Vienna e Zagabria.[!BANNER]
L’obbiettivo era non tanto quello di scattare una fotografia alle singole realtà urbane quanto quello di confrontare i risultati raggiunti analizzando, per ognuna delle città coinvolte nel progetto, dieci attraversamenti pedonali, da valutare in termini di visibilità diurna, visibilità notturna e accessibilità degli utenti. A livello generale, 53 attraversamenti sui 310 sono stati bocciati ricevendo una valutazione fra “insoddisfacente” e “scarso”. Il 60% risultato positivo si divide invece in 14 ottimi, 170 buoni e 73 sufficienti.
Quello che si evince da questi numeri è, prima di tutto, un sensibile peggioramento rispetto al 2008, primo anno di effettuazione dell’Eurotest, durante il quale solo un attraversamento su 8 era risultato insoddisfacente. Oggi invece la proporzione si attesta su un rapporto di 1 a 6. Il secondo giudizio qualitativo che si legge nei numeri dell’indagine è, inoltre, la forte disomogeneità interurbana degli attraversamenti pedonali. A Milano, che vanta il primato negativo con il peggior attraversamento nei pressi di Via Palestro, all’uscita da un parco cittadino, dei 10 snodi analizzati solo 5 sono stati promossi mentre gli altri hanno ricevuto voti molto variabili a differenza di Rotterdam, per esempio, che presenta minori differenze valutative fra i 10 attraversamenti.
Migliore in assoluto si è invece classificato un attraversamento pedonale esaminato a Bratislava. Quello che però salta all’occhio è la diversità tecnologica fra le singole città che adottano, per segnalare gli attraversamenti pedonali, soluzioni molto diverse: basti pensare ai semafori che, solo in Italia, scandiscono i tempi utili al passaggio del pedone mediante tre luci, a differenza delle altre città europee dove invece valgono solo il rosso e il verde. Inoltre, fra queste, differenti soluzioni di intermittenza luminosa indicano più o meno chiaramente ai pedoni quando attraversare, quanto tempo utile rimane o quando invece è meglio attendere il turno successivo.
Insomma, in merito c’è un po’ di confusione perché ogni città sembra avere un proprio modulo urbanistico, con il risultato che, il “cittadino europeo”, quando sta a Londra ha forse più facilità nell’attraversamento rispetto a quando sta a Madrid ma deve, cambiando città, memorizzare tutte le volte codici diversi per poter arrivare all’altro lato della strada senza rimetterci la pelle. Quello che appare necessario è dunque lavorare su due fronti: a livello cittadino pianificando meglio la mobilità urbana, effettuando una migliore manutenzione degli attraversamenti o dando più importanza a criteri progettuali come la visibilità; a livello inter-europeo, invece, risulta necessario adottare uniformemente tecnologie innovative (come il dispositivo countdown, per esempio) evitando così discrepanze o differenze fra città e città che possono disorientare i pedoni o, nel peggiore dei casi, risultare addirittura fatali.