Rivolgersi al Giudice di pace costerà: 30 euro oppure 70 (se la contravvenzione supera i 1.500 euro). Lo evidenzia la Finanziaria
Rivolgersi al Giudice di pace costerà: 30 euro oppure 70 (se la contravvenzione supera i 1.500 euro). Lo evidenzia la Finanziaria
Trenta euro: ecco quanto toccherà sborsare, da quest’anno, se si vorrà fare ricorso al Giudice di pace in caso di contravvenzione. Oppure 70 euro, se l’impugnazione della multa riguarda una contravvenzione da 1.500 euro in su.
Il “balzello”, del quale Motori.it aveva dato una anticipazione nelle scorse settimane, al quale bisogna aggiungere 8 euro per le marche da bollo, fa parte delle nuove “voci” contenute nella Finanziaria 2010. In particolare, si tratta di un “contributo unificato” (secondo quanto indicato nell’Art. 212 del documento di programma), il cui intento principale è di limitare i ricorsi al Giudice di pace.
Solo nel 2009, infatti, sono stati più di 700.000 gli automobilisti che, quando si sono visti recapitare a casa la cartella contenente una multa da pagare, hanno deciso di opporsi. Solo che, fino a pochi giorni fa, questa prassi era gratuita. O quasi: bisognava solo accollarsi le spese per i bolli.
La Finanziaria 2010, invece, ha ripristinato una norma – introdotta nel 1993, con il nuovo Codice della Strada – che era restata in vigore fino a 5 anni fa: il pagamento (allora denominato “cauzione”) del ricorso, appunto. Una somma che, fatti due conti, rischia in qualche caso di costare quasi come la multa stessa.
Il caso tipico può essere il divieto di sosta, la cui contravvenzione è di 36 o 38 euro. Il ricorso (30 euro, più 8 per i bolli) costerà esattamente quanto la multa stessa. E c’è di più, e questa volta bisogna spostare l’obbiettivo sulle implicazioni burocratiche connesse all’iter del rimborso. Se “si vince”, infatti, la pratica passa di competenza dallo Stato (Giudice di pace, che accetta il ricorso) al Comune (che ha elevato la contravvenzione).[!BANNER]
Una questione di lana caprina, risolvibile solo con l’aiuto di un avvocato. E la spesa, in questo caso, sarà di molto superiore ai 30 + 8 euro rimborsati e alla multa stessa.
Inoltre ci si trova di fronte a un atto incostituzionale: cioè non si considerano tutti i cittadini come “sovrani” rispetto allo Stato. Al contrario, si considera lo Stato come “superiore” ai cittadini stessi (in barba all’Art. 111 della Costituzione e alla sentenza di 5 anni fa della Corte costituzionale, che eliminò l’obbligo di pagare il ricorso perché, si diceva, “Viola il diritto alla difesa ed è irragionevole con le caratteristiche del ricorso, che è gratuito e deve essere semplificato al massimo”).
In teoria, ci sarebbe il modo per fare ricorso e non spendere un centesimo. Il ripristino del “balzello”, infatti, viene visto come un invito a “lasciar perdere”. Si può, dunque, considerare di rivolgersi al Prefetto per ottenere indietro un rimborso giudicato illegittimo.
Tuttavia, se si perde occorre sborsare il doppio della multa. Va anche tenuto conto del fatto che le Prefetture potranno trovarsi sommerse dalle richieste di rimborso. Dunque, i tempi si allungheranno, le contravvenzioni andranno in prescrizione e gli automobilisti si troveranno al punto di partenza.