Jaguar-Land Rover contribuisce alla ricostruzione del giardino degli alberi
Lo spirito d’avventura della nuova Land Rover Discovery percorre la strada della solidarietà e raggiunge Amatrice, dove, grazie al contributo di Jaguar-Land Rover Italia, è stato riportato in vita il giardino degli alberi, cuore pulsante della cittadina colpita dal sisma, nel quale gli incontri tra gli abitanti raccontavano storie di ordinaria, straordinaria, autenticità, come ha rivelato la vice sindaco Patrizia Catenacci.
Oggi di Amatrice rimane ben poco, le macerie del centro storico, chiuso da un presidio militare, ci accolgono, mentre case ridotte a forme indefinite ci stringono in un silenzio innaturale. Di conseguenza, questo luogo, centrale nella città che fu, è un primo passo verso la ripresa di un centro che vuole risorgere con la forza d’animo e lo spirito dei suoi cittadini.
In questo contesto, la Land Rover Discovery, con 27 anni di tradizione, nei quali è diventata la vettura simbolo delle spedizioni umanitarie, vuole essere testimone della rinascita, lenta, ma comunque costante. Già due Discovery Sport sono state donate alla croce rossa per Amatrice e per le zone del centro Italia colpite dal sisma, e adesso la casa inglese vuole contribuire a manifestare il bisogno di solidarietà, affinché il clamore degli eventi non si affievolisca con il trascorrere del tempo.
I quasi 5 metri di lunghezza, gli oltre 2,20 metri di larghezza ed il quasi metro e novanta centimetri d’altezza della Discovery First Edition, che ci ha accompagnato lungo le strade sterrate che s’inerpicano per le piccole realtà nei dintorni di Amatrice, si sposano con la fierezza di un territorio che non ha nessuna intenzione di piegarsi agli eventi e che vede nell’area Food, forse pronta entro l’estate, il primo segnale di un rilancio anche dal punto di vista economico.
Non è facile confrontarsi con questa realtà, immergersi in problematiche così profonde e complesse, ma nello stesso tempo riteniamo giusto rivolgere un appello ai nostri lettori, quello di non dimenticarsi di Amatrice, di continuare l’opera di solidarietà, perché si tratta di un territorio splendido che non può rimanere isolato nella delicata fase della ricostruzione.
Il viaggio è continuato fino alle vedute mozzafiato del Gran Sasso, precisamente fino a Santo Stefano di Sessanio, un paese che è stato convertito ad albergo, pur rimanendo intatto nella sua bellezza storica. Anche qui il terremoto ha lasciato il segno, ma non è riuscito a scalfire le strutture, attualmente rimaste all’antico, autentico, splendore.
Ebbene, in questo percorso, fatto di strade immerse nella natura, prima di ricongiungersi con i tratti asfaltati, abbiamo potuto mettere alla prova le qualità della nostra compagna di viaggio, rara, visto che ne saranno realizzati 2.400 esemplari, e audace nella livrea Namib Orange con griglia e particolari neri, tetto a contrasto Narvik Black e cerchi neri da 22 pollici.
Con 141 mm di lunghezza in più rispetto al modello precedente, ed un passo cresciuto di 38 mm c’è ancora più spazio nell’abitacolo caratterizzato dalle finiture interne della plancia e delle portiere in alluminio. Rimangono i sedili a gradinata, per riproporre quell’effetto cinema che esalta la visibilità, la seconda fila è scorrevole di 160 mm, mentre la terza fila ospita con comodità anche i passeggeri più alti. Impressionante il volume di carico, che varia dai 258 litri in configurazione 7 posti, fino ai 2.500 litri ripiegando la seconda fila, passando per i 1.231 litri con 5 posti disponibili.
Tanta comodità non influenza le prestazioni in fuoristrada dove le sospensioni possono essere alzate di 75 mm e l’auto si adatta al tipo di terreno grazie al Terrain Response. C’è anche il Wade Sensing che misura la profondità dei guadi prima di percorrere un corso d’acqua. Magari i cerchi da 22 pollici non sono l’ideale quando si incontrano strade piene di pietre, ma stando attenti a moderare la velocità si riesce ad andare ovunque anche con una gommatura 285/40 che si esalta sull’asfalto.
D’altra parte, quando si ha sotto il cofano un 3.0 V6 turbodiesel da 249 CV e 600 Nm di coppia massima ci vuole un solido appoggio per sfruttare tutto il potenziale che spinge un mezzo da oltre 2.000 kg da 0 a 100 km/h in soli 8,1 secondi, facendogli raggiungere una punta massima di 209 km/h.
Al di là dei numeri, quello che sorprende della Discovery è la sua capacità di interpretare ogni percorso, di infondere sicurezza, sempre, e di mostrare ad ogni occasione il suo lato migliore. Il confort è di alto livello, grazie ad un assorbimento encomiabile, la risposta ai comandi del gas è rapida e silenziosa, e non c’è pendenza che la spaventi. Certo, è sempre consigliabile tenere conto degli ingombri, e magari scegliere una gommatura più adatta al fuoristrada quando ci si avventura fuori dall’asfalto, mentre su strada, quando si aumenta il ritmo di guida è doveroso considerare il rollio. D’altra parte, lo sterzo leggero induce il guidatore a viaggiare in relax, e questo è più che comprensibile data la destinazione d’uso.
Tutto questo ovviamente ha un prezzo, che per la First Edition è di 85.900 euro, ma il listino della Discovery parte dai 52.700 euro della 2.0 TD4 S, e bisogna trovare la variante con la dotazione e la motorizzazione più congeniale alle proprie esigenze per cucirsela addosso, perché poi, all’atto pratico, questo modello è così iconico e trasversale che ogni guidatore riesce a trovare la versione più incline al proprio modo di viaggiare.