Entrano in vigore i nuovi protocolli di misura delle emissioni che sostituiscono gli obsoleti test NDEC, al centro delle critiche post-dieselgate.
La consapevolezza dei cittadini sulle emissioni delle auto è sicuramente aumentata dopo il dieselgate. Lo scandalo sulle emissioni truccate che ha coinvolto Volkswagen e, in misura minore, altri costruttori, ha avuto il merito di sensibilizzare gli automobilisti sulla questione delle sostanze nocive emesse dalle auto e su come vengono misurate. Se prima solo gli addetti al settore erano a conoscenza della notevole discrepanza tra le emissioni dichiarate e quelle effettive – ma noi di Motori.it l’avevamo già denunciato in tempi non sospetti – ora questo problema è diventato di dominio pubblico.
Le istituzioni e i costruttori sono stati costretti ad adeguarsi, data l’impossibilità di continuare ad utilizzare sistemi che palesemente non erano in grado di misurare le emissioni in modo veritiero. Le Case automobilistiche hanno iniziato a sperimentare in modo autonomo dei sistemi in grado di misurare le emissioni su strada e non più sul banco a rulli. A livello europeo, invece, è invece stato accelerato l’iter legislativo che si pone come obiettivo l’introduzione di un nuovo metodo di rilevazione delle sostanze emesse, più in linea con l’utilizzo che realmente viene fatto su strada.
Il primo risultato concreto è costituito dall’entrata in vigore dei test in condizioni di guida reali per le auto di nuova omologazione, a partire dallo scorso 1 settembre 2017 (per tutte le auto nuove bisognerà aspettare un altro anno). Nel dettaglio, sono ora diventati obbligatori i nuovi test in laboratorio WTLC (Worldwide harmonized Light vehicles Test Cycles), che verranno affiancati dalle prove in condizioni reali RDE (Real Drive Emissions). Entrame queste misurazioni sostituiscono i vecchi protocolli NDEC (New European Driving Cycles) che erano basati sulla simulazione di cicli di guida urbani, extraurbani e misti.
Se il ciclo NDEC era stato sviluppato negli anni ’90 solo a livello europeo, il nuovo ciclo WTLC (che fa parte della più ampia procedura WTLP) è invece stato approvato da esperti provenienti da Europa, Giappone e India, seguendo le linee guida della World Forum for Harmonization of Vehicle Regulations. Si tratta sempre di test in laboratorio, ma ottimizzati per simulare l’utilizzo di un’auto in condizioni più realistiche. Inoltre, l’aggiunta dei test RDE, cioè in condizioni di guida reale su strada, rende l’Europa la prima regione in assoluto a livello globale ad adottare queste misurazioni, che dovrebbero garantire una discrepanza minima tra il dato dichiarato e quello effettivo. Insomma, se gli Stati Uniti hanno fatto scoppiare lo scandalo Dieselgate, è l’Europa che ha reagito più velocemente, apportando dei cambiamenti legislativi all’avanguardia.
Le prossime tappe saranno l’estensione a tutte le vetture nuove delle normative WTLC dal 1 settembre 2018 e delle prove in condizioni di guida reale RDE livello 1 dal 1 settembre 2019. Bisognerà invece aspettare il 1 settembre 2020 per l’introduzione delle prove RDE di livello 2.