Ad allontanare Fiat e sindacati nella trattativa per Mirafiori è il tipo contratto da applicare ai lavoratori.
Ad allontanare Fiat e sindacati nella trattativa per Mirafiori è il tipo contratto da applicare ai lavoratori.
Al suo confronto, il piano di rilancio di Pomigliano d’Arco è stata una passeggiata: la vicenda dello stabilimento torinese di Mirafiori per Fiat e per il suo amministratore delegato Sergio Marchionne è appena agli inizi e già appare più complicata del previsto.
Già, perché la trattativa con i sindacati si è interrotta bruscamente venerdì con l’abbandono del tavolo di confronto da parte del Lingotto. A quanto pare il nuovo contratto da applicare ai lavoratori è un nodo difficile da sciogliere, al punto che potrebbe mettere a rischio il miliardo di euro che l’azienda sarebbe pronta ad investire.
Intanto, un migliaio di dipendenti delle carrozzerie di Mirafiori oggi hanno scioperato e sono scesi in strada per protestare contro un eventuale accordo che riduca i diritti e peggiori lo stipendio e le condizioni di lavoro. Insomma: uno sciopero preventivo che però rischia di dare una ulteriore, piccola martellata alla già mediocre competitività della Fiat.
Il timore della Fiom, il sindacato che rigettò anche l’accordo contrattuale di Pomigliano, è che anche per Mirafiori si ripeta una vicenda simile. Questa manifestazione avviene nel primo giorno di rientro al lavoro dopo la cassa integrazione dei 5.500 lavoratori delle carrozzerie di Mirafiori.
Più pragmatica, invece, la posizione di Raffaele Bonanni e della Cisl: “Il negoziato deve procedere. Per noi è importante è investire e innovare la produzione nella fascia alta, in modo da garantire l’occupazione”. Intanto anche Confindustria ha storto il naso, per il timore che Fiat esca dall’Associazione di via dell’Astronomia.[!BANNER]
Il nodo in questione, lo ricordiamo, è legato al fatto che ai sindacati interessa mantenere la cornice del contratto nazionale. Per l’azienda, invece, è essenziale poter contare su regole di gestione dei rapporti di lavoro legati alla nuova realtà organizzativa e ai suoi nuovi sistemi di produzione, in maniera slegata dagli accordi nazionali dei metalmeccanici.