La Lega intende dare una sforbiciata alle “imposte di scopo” sui consumi, che gravano fino al 64% sul costo del carburante per i consumatori. Accadrà davvero? Staremo a vedere.
Fino a 20 centesimi al litro: ecco, secondo quanto indicato nei mesi scorsi nel Contratto di Governo, a quanto ammonterebbero, secondo alcune stime, le voci “anacronistiche” tuttora gravanti sul prezzo dei carburanti al consumatore: le famigerate accise per le quali, ora, si pensa ad un ridimensionamento. A dichiararlo, lo scorso fine settimana, è stato il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci (Lega) in una intervista a “Il Messaggero”, a proposito di una voluta “sforbiciata” sui balzelli più datati che aumentano il costo finale dei carburanti: “Martedì prossimo (domani, n.d.r.) presenteremo una proposta. Ci sarà una misura sulle aliquote Irpef per il 2019. E per il 2020-21, abbiamo ricevuto richiesta da salvini di preparare una flat-tax”, ha indicato l’ex sindaco di Padova.
Più in dettaglio, la misura riguarderebbe, in un primo momento, uno “Sfoltimento delle accise sulla benzina: cancelleremo quelle più datate nel tempo”. Bocche cucite sull’entità dei tagli: sembra che definirne un “valore” sia prematuro, come afferma lo stesso sottosegretario: “Stiamo ancora facendo i conteggi. Sarà un primo segnale”. Va detto che il tema delle accise sui carburanti rappresenta uno dei punti sui quali Matteo Salvini era più volte tornato durante la propria campagna elettorale: in particolare, il leader della Lega aveva puntato i riflettori su quelle “storiche”; clamoroso, ad esempio, il “balzello” pro-guerra di Etiopia rimasto in vigore per decenni (“Credo ed immagino che la guerra di Etiopia sia finita, e poi è andata come è andata; per giustizia, per buonsenso storico e grammaticale e per aiutare un minimo tutti, eliminare quelle più ‘antistoriche’ significherebbe togliere 15 centesimi a litro”, aveva puntualizzato Salvini in campagna elettorale).
E c’è da chiedersi se ciò non possa rappresentare, di fatto, una “mossa popolare” nella precisa accezione del termine: vale a dire, una decisione che sia di facile presa sugli elettori e probabilmente ben vista anche in tema di sondaggi.
Tecnicamente, ogni litro di carburante acquistato dal consumatore presenta soltanto una piccola parte legata al costo industriale (circa 36% sulla benzina, circa 39% sul gasolio): il resto, variabile fra il 61% (gasolio) e 64% (benzina) è legato alle accise. Attualmente, il prezzo che l’utente paga per un litro di carburante alla pompa si articola in tre parti: prezzo netto (comprendente il guadagno del gestore del distributore), l’IVA e, appunto, le accise nel tempo applicate dallo Stato quali “imposte di scopo” sui consumi (nel 1995 quelle più datate vennero riunificate da un decreto del Governo Dini): finanziamenti per la guerra di Etiopia (1935-36), per la crisi del canale di Suez (1956), ricostruzione post-disastro del Vajont (1963), ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966), ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968), ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976), ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980), finanziamento per la missione in Libano (1982-83), finanziamento per la missione in Bosnia (1996), rinnovo del contratto autoferrotranvieri (2004), acquisto di autobus ecologici (2005), ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila (2009), finanziamento alla cultura (2011), emergenza immigrati post-crisi libica (2011), alluvione in Liguria e Toscana (2011), decreto “Salva Italia” (2011), terremoto in Emilia (2012).