Mai dimenticato dagli appassionati, il motore “tipo Wankel”, uno dei simboli della tecnologia di propulsione Mazda, fungerà come estensione di autonomia per i nuovi veicoli elettrici in fase di sviluppo.
Uno dei “capitoli” che andranno a costituire la strategia di sviluppo tecnologico in chiave sostenibile per Mazda – il programma “Sustainable Zoon-Zoom 2030” reso noto esattamente un anno fa, inaugurato con l’engineering dei sistemi propulsivi di nuova generazione SkyActiv-X che debutteranno nel 2019 ed orientato, tenuto conto delle emissioni sull’intero ciclo di vita del veicolo, alla riduzione (nel 2030) del 50% dei livelli di biossido di carbonio sui valori 2010, con in prospettiva un ulteriore “taglio” al 90% per il 2050 – riguarda il ritorno di uno dei capisaldi tecnici che hanno contribuito a costruire l’immagine del marchio di Hiroshima a livello globale: il reimpiego del motore rotativo, che assumerà un ruolo di range extender per aumentare le potenzialità di autonomia nella futura produzione di modelli elettrici a marchio Mazda.
La notizia viene confermata in queste ore attraverso un comunicato ufficiale, seppure era nell’aria da tempo (qui una nostra indiscrezione). Nel dettaglio, entro due anni le prime novità “zero emission” di Hiroshima porteranno in dote un differente approccio powertrain: un veicolo sarà alimentato esclusivamente a batteria, senza perciò alcun “booster”; la seconda “new entry” che i vertici del marchio giapponese anticipano per il 2020, invece, verrà equipaggiata, per funzioni complementari, con un motore a pistone rotante (qui un nostro approfondimento tecnico sui vantaggi e gli svantaggi di questo sistema di propulsione), di fatto assente dalla produzione automobilistica dal 2012: l’ultima Casa costruttrice servirsene fu, appunto, Mazda, che ne fece un fiore all’occhiello nella propria gamma sportiva (segnatamente Mazda RX-7, prodotta in tre serie dal 1978 al 2002, e la sua “erede” Mazda RX-8, prodotta dal 2003 al 2012 e dismessa a causa delle stringenti normative anti-inquinamento, che di fatto furono alla base del tramonto della tecnologia di motore a pistone rotativo).
A distanza di tempo, il “Wankel” (nome preso a prestito dal tecnico tedesco Felix Wankel che negli anni 50 ne curò la progettazione, e che universalmente contraddistingue il tipo di motore nel quale un rotore prismatico a base triangolare determina il controllo delle fasi di aspirazione e scarico) è dunque pronto a tornare in auge: non più quale unità di propulsione principale, quanto come supporto alla nuova lineup di modelli eco friendly sul taccuino delle priorità da parte dei vertici Mazda.
In qualità di range extender, anticipa la nota tecnica diffusa in queste ore, esso “Si occuperà di provvedere dalla ricarica delle batterie, dove necessario, in modo da aumentare le possibilità di autonomia del veicolo elettrico, ed offrire ulteriori possibilità di impiego delle auto a zero emissioni, riducendo l’ansia da batterie ‘a secco’ che rappresenta uno dei limiti di diffusione per i veicoli elettrici”. “In virtù delle ridotte dimensioni e dell’elevata potenza specifica portati in dote dal motore rotativo, sarà possibile utilizzarne le peculiarità per più impieghi, compreso il funzionamento a Gpl per garantire un supporto ulteriormente ‘green’ all’alimentazione ‘d’emergenza’”.