Uno dei tre manager licenziati da Renault con l’accusa di spionaggio passa al contrattacco e si prepara a dare battaglia “per difendere il suo onore”.
Uno dei tre manager licenziati da Renault con l’accusa di spionaggio passa al contrattacco e si prepara a dare battaglia “per difendere il suo onore”.
Si aggiunge un nuovo capitolo alla vicenda che ha visto protagonisti tre alti dirigenti del gruppo Renault, licenziati dalla casa francese con l’accusa di aver rivelato ad una non meglio precisata potenzia straniera i segreti sulla tecnologia elettrica presente su alcuni modelli della casa transalpina.
Tra i manager accusati di spionaggio c’è anche Michel Balthazard, membro del consiglio direttivo del costruttore francese e uomo molto vicino al numero uno del gruppo, Carlos Ghosn. E proprio Balthazard, in Renault da oltre 30 anni, ha presentato una denuncia contro ignoti, in modo da tutelare la propria rispettabilità da un’accusa “lesiva della propria reputazione”, come ha spiegato il suo avvocato Xavier Thouvenin.
“Nella sua lettera di cessazione del rapporto – prosegue il legale di Balthacard – il mio cliente è stato accusato da una fonte anonima di aver ricevuto tangenti. La nostra intenzione è trovare chi è l’informatore che ha menzionato il mio cliente”. Oltre alla denuncia contro ignoti Balthacard ha fatto depositare un altro esposto contro Renault per via del licenziamento subito.
Il manager, che si è sempre dichiarato innocente, come del resto hanno fatto anche gli altri due accusati, passa quindi al contrattacco, allo scopo di tutelare la propria immagine e di far luce sulla vicenda partendo dalla fonte, rimasta finora anonima, che ha portato a galla i fatti del presunto spionaggio.
Allo stesso tempo, anche Betrand Rochette, uno degli altri due accusati, ha presentato denuncia contro ignoti, mentre il terzo manager non ancora identificato pare si stia preparando a farlo.
Rimane quindi l’impressione di essere solamente ai primi capitoli di un romanzo di spionaggio in piena regola, in cui non manca un piccolo “giallo” internazionale legato alle voci che vedrebbero la Cina quale “mandante” interessata ad appropriarsi delle tecnologie nell’ambito dell’auto elettrica cui lavora la casa francese. Voci emerse sin dai primi giorni ma smentite prontamente e a più riprese da Pechino.[!BANNER]