In Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto legge che stabilisce i nuovi parametri nazionali su costruzione ed erogazione dell’idrogeno per l’alimentazione dei veicoli fuel cell.
L’obiettivo è chiaro: adeguarsi agli standard internazionali in materia di tecniche e regolamenti sulle modalità di rifornimento dell’idrogeno. Su questo assunto nasce la “firma”, apposta nei giorni scorsi dai ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, e dell’Interno Matteo Salvini, al decreto legge del 23 ottobre 2018, pubblicato lo scorso 5 novembre in Gazzetta Ufficiale, contenente le regole di attuazione di “Prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio degli impianti di distribuzione di idrogeno per autotrazione”; il provvedimento, nel dettaglio, contiene le linee-guida che permetteranno alla rete di rifornimento nazionale di raddoppiare, di fatto, la pressione degli impianti di erogazione, dagli attuali 350 bar a 700 bar. Sarà quindi possibile effettuare il “pieno” di idrogeno alle autovetture e non più solamente ai bus come avvenuto finora: gli attuali limiti – che in forza del nuovo decreto si preparano ad essere “raddoppiati” – consentono il rifornimento soltanto ai pullman, lasciando quindi… “a celle asciutte” le auto.
Dati alla mano, la sosta alla stazione di rifornimento per una carica completa (le proposte, in questo senso, si articolano su Hyundai Nexo e Ioniq, Toyota Mirai e Mercedes GLC F-Cell di prossimo debutto) si attesterebbe su 3 minuti: più o meno quanto richiesto per un “pieno” di benzina nelle autovetture di grande diffusione.
Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale (l’intero documento è consultabile a questo link), da un punto di vista tecnico, permette nuovi standard di rifornimento in quanto stabilisce una serie di aggiornamenti alle regole di realizzazione degli impianti: modalità di accesso, definizione degli elementi pericolosi (unità di produzione idrogeno, cabine di riduzione della pressione e di misura del gas, compressori, aree di stoccaggio ed unità ad esso predisposte, eventuali carri bombolai, unità di erogazione, tubazioni e connessioni per il trasferimento dell’idrogeno).
Per l’Italia (qui un nostro approfondimento sul ruolo dell’idrogeno nella mobilità del futuro), la situazione è pressoché “vergine”, poiché nel nostro Paese esiste al momento un unico impianto di erogazione dell’idrogeno: si trova a Bolzano, tanto che è proprio lì che esattamente un anno fa venne concesso in comodato di uso gratuito, al Comando carabinieri della Legione Trentino-Alto Adige, l’utilizzo di una Hyundai ix35 Fuel cell, da impiegare per attività di pattugliamento parcheggi ed automezzi pesanti esterni ai tratti stradali regionali della A22 e nelle zone limitrofe. Le prescrizioni tecniche contenute nel regolamento attuativo del decreto, attuate secondo la normativa ISO 19880-1 e relative disposizioni, prevedono, fra gli altri, l’obbligo di costruire i nuovi distributori lontano da nuclei ad elevata densità abitativa. Lo stoccaggio, dal canto suo, potrà avvenire all’interno di specifiche unità di deposito la cui pressione di esercizio non dev’essere superiore a 1.000 bar; inoltre, come specificato dalle linee-guida del decreto, fatte salve le ovvie prescrizioni di resistenza al fuoco per le strutture di stoccaggio (che dovranno mantenere in forma inalterata le proprie caratteristiche meccaniche), l’erogazione viene limitata a 700 bar, per mezzo dell’azione di un limitatore apposito. Per il rifornimento – che non potrà avvenire in modalità “fai da te”, ma esclusivamente da personale istruito adeguatamente – il tubo flessibile, costruito ad hoc per il trasporto di idrogeno, non potrà superare i cinque metri di lunghezza, e dovrà possedere una pressione di rottura almeno tre volte superiore rispetto a quella di esercizio. Qualora, durante il rifornimento, il veicolo inizia muoversi, nell’erogatore deve essere presente un elemento che interrompe all’istante il rifornimento, nell’erogatore e nel veicolo stesso.