Affidandosi ad un tweet, come di consueto, il presidente USA si scaglia contro il piano “lacrime e sangue” GM. Reazioni anche da parte del mondo politico.
Nuove minacce di dazio sull’importazione di autovetture prodotte all’estero: a rilanciarle è, ancora una volta, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il numero uno della Casa Bianca ha, nelle scorse ore, manifestato una nuova ipotesi di dazio, attraverso il proprio profilo Twitter, come secca replica al “piano lacrime e sangue” che nei giorni scorsi i vertici General Motors avevano annunciato quale progetto di ristrutturazione del Gruppo: nello specifico, il primo programma di riassestamento per GM da quando (2009) uscì dal regime di amministrazione controllata, prevederebbe il taglio di 14.800 posti di lavoro (circa 6.000 addetti alle linee di montaggio, i restanti da individuare fra impiegati e quadri aziendali), nonché la chiusura – nel 2019 – di cinque impianti di produzione e l’eliminazione di alcuni modelli dai listini del Gruppo guidato da Mary Barra. L’obiettivo consisterebbe, per i “piani alti” General Motors, in un boost alle proprie strategie di trasformazione, che oltre all’abbandono dell’Europa (l’acquisizione di Opel da parte di PSA Groupe) ha riguardato l’eliminazione dal proprio portafoglio mercati per India, alcune Nazioni del sud est asiatico, Russia, Sudafrica ed una presenza ridotta in Australia e Corea del sud.
Una strategia che non trova d’accordo Donald Trump; il quale, come risposta alla scure industriale preparata da General Motors, si dichiara “Deluso dalle strategie General Motors e dalle decisioni intraprese dall’amministratore delegato Mary Barra in merito alla chisura degli impianti nell’Ohio, nel Michigan e nel Maryland. Niente sarà chiuso in Messico ed in Cina. Gli USA hanno salvato General Motors, questo è il loro ‘grazie’. Adesso siamo costretti a dover esaminare la possibilità di tagliare qualsiasi sussidio all’azienda, compresi quelli da destinare alle auto elettriche”. “General Motors – prosegue il presidente degli Stati Uniti – ha compiuto una grande scommessa, anni fa, con la realizzazione dei propri impianti in Cina e nel Messico: non credo che questa scommessa darà i frutti sperati. Io sono qui per proteggere i lavoratori americani”.
Dunque, la minaccia di Trump alla chiusura delle fabbriche General Motors si concretizzerebbe non soltanto nello “stop” ai fondi pubblici a beneficio del colosso di Detroit, ma anche ripercussioni per le auto elettriche: a questo proposito, il senatore Bernie Sanders indica che, nel 2018, “GM ha beneficiato di 514 milioni di dollari di detrazione fiscale; e però, non utilizza questo plusvalore per incrementare i posti di lavoro, aumentare i salari o sviluppare nuovi benefit; ma sta compiendo esattamente l’opposto”; “L’azienda non è in crisi – ha puntualizzato il senatore democratico del Vermont sul proprio account Facebook – Quest’anno General Motors ha realizzato 6 miliardi di dollari di profitti, e non le sono mancate le risorse per accaparrarsi 100 milioni di azioni buyback, a tutto vantaggio degli azionisti. E grazie all’amministrazione Trump ha anche ottenuto 600 milioni di dollari come contratti federali. Il comportamento di general Motors è oltraggioso nei confronti degli Stati Uniti”.