Magneti Marelli: Fca completa la cessione e stacca una maxi cedola agli azionisti

Francesco Giorgi
03 Maggio 2019
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Perfezionato il passaggio di proprietà a Calsonic Kansei, che mette sul tavolo 5,8 miliardi di euro; decisa una cassa straordinaria di 2 mld ai soci. Perché la vendita conviene ad Fca.

Adesso è ufficiale: Fca ha completato l’iter di cessione Magneti Marelli a CK Holdings Co., società del Gruppo giapponese di componentistica automotive Calsonic Kansei Corporation. L’entità finanziaria dell’operazione, 5,8 miliardi di euro, è soltanto leggermente inferiore rispetto ai 6,2 mld indicati lo scorso autunno (qui il nostro approfondimento) previo accordo con il fondo statunitense Kkr che dal 2017 detiene la proprietà della società giapponese.

Con il completo trasferimento delle quote capitale del Gruppo di Corbetta (Milano) specializzato in ricerca e sviluppo di soluzioni, sistemi e componenti per autoveicoli che nel corrente 2019 celebra i cento anni dalla fondazione (1919), il CdA ha altresì provveduto all’approvazione di una distribuzione straordinaria per cassa a favore dei portatori di azioni ordinarie di Fca pari a 1,30 euro per azione, corrispondente a una distribuzione totale di circa 2 miliardi di euro, a valere sui proventi netti dell’operazione.

In una nota che riassume l’avvenuto “cambio di casacca” per Magneti Marelli, l’amministratore delegato Fiat-Chrysler Automobiles, Mike Manley, indicando la conferma di un rinnovato impegno commerciale ed industriale verso Magneti Marelli (“Siamo grati ai dipendenti per il loro impegno nella fornitura di prodotti innovativi a sostegno degli obiettivi Fca”), punta i riflettori sul nuovo ruolo che l’azienda lombarda avrà nei confronti dell’”asse Torino-Detroit”: “Magneti Marelli continuerà ad essere fornitore chiave per Fiat-Chrysler Automobiles. Sono convinto che questa operazione garantirà un solido futuro ai dipendenti ed agli altri stakeholder di Marelli”. “Questa cessione riconosce anche l’alto valore strategico di Magneti Marelli, migliora la nostra posizione finanziaria, consegna valore ai nostri azionisti e ci consente di concentrarci ancora di più sulla nostra gamma chiave di prodotto”, prosegue il numero uno Fca.

La nuova denominazione di Magneti Marelli

Dal punto di vista strategico, la cessione è di fondamentale importanza tanto per Fca quanto per Magneti Marelli. La società di Corbetta, entrando nel portfolio di controllo Calsonic Kansei pur mantenendo la collocazione lombarda della propria sede operativa, consente di fatto alla holding giapponese una rapida scalata nel comparto di fornitura componenti automotive, permettendole di assestarsi – in virtù di un fatturato globale nell’ordine di 14,6 miliardi di euro – al settimo posto nella graduatoria mondiale dei big player di filiera. Nello specifico, la new co Magneti Marelli CK Holdings (questo il nuovo nome), i cui head quarters manterranno la collocazione giapponese, conterà su circa 200 strutture, fra stabilimenti di produzione e centri di ricerca e sviluppo, distribuiti in tre Continenti (Asia-Pacifico, Europa, Americhe).

Pensare al futuro

È chiaro, alla luce dell’entità finanziaria del passaggio di proprietà Magneti Marelli da Fca a Calsonic Kansei (e, di fatto, al fondo americano Kkr), il vantaggio in termini economici per Fiat-Chrysler Automobiles: potere disporre di maggiori sostanze nelle proprie casse per il prosieguo dell’ambizioso piano industriale quinquennale dettagliato lo scorso 1 giugno da Sergio Marchionne in occasione del capital Markets Day e, alla luce delle successive “tappe” di sviluppo poi pressoché confermate da Mike Manley, rappresenta per il Gruppo italoamericano l’avvio di una fase di concretizzazione del progresso tecnologico ormai non più procrastinabile, tenuto conto dell’”offensiva” nel frattempo attuata – o in fase di messa in pratica – dagli altri “grandi nomi” del comparto automotive in materia di nuova mobilità (tecnologie di elettrificazione, sviluppo dei sistemi di guida autonoma, ampliamento delle lineup, Jeep su tutti per puntare ad un concreto riposizionamento dei “brand” nei mercati-chiave, e mantenimento delle linee di produzione in Italia). Ovviamente, la realizzazione di questi programmi richiede ingenti sforzi finanziari. Per dirla in breve: tutto costa, e lo sviluppo industriale costa… ancora di più.

Le aree operative Magneti Marelli

Alcuni dati per identificare il ruolo di Magneti Marelli nella filiera automotive: la società, con a capo Ermanno Ferrari nominato all’inizio dello scorso autunno (dunque nelle fasi che precedettero l’annuncio della cessione a Calsonic Kansei) in sostituzione di Pietro Gorlier, è un Gruppo specializzato nella fornitura di sistemi hi-tech per l’industria dell’auto (impianti di illuminazione, gruppi sospensioni e sistemi di trasmissione, strumentazioni, componenti in materie plastiche, soluzioni di gestione elettronica) attraverso otto business areas: Electronic Systems, Automotive Lighting, Powertrain, Suspension Systems, Exhaust Systems, Plastic Components and Modules, Aftermarket Parts and Services, e Motorsport (è ben nota agli appassionati la presenza Magneti Marelli nelle competizioni, specialmente in F1 e MotoGP così come nelle principali specialità sportive). Oltre alla sede centrale di Corbetta (Milano), in Italia conta su quattro impianti di produzione: Amaro (Udine), Atessa (Chieti), Bologna e Venaria Reale (Torino). Particolarmente articolata la sua presenza su scala mondiale: nello specifico, Argentina, Brasile, Cina (dove nel 1996 inaugurò la sua prima sede), Corea, Francia, Germania, Giappone, India, Malaysia, Messico, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Serbia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia. In totale, Magneti Marelli dispone di 85 stabilimenti di produzione e 15 centri di ricerca e sviluppo.

Perché la cessione Magneti Marelli conviene ad Fca

Come accennato, il passaggio di proprietà è potenzialmente in grado di aiutare Fiat-Chrysler al perseguimento della propria strategia di rinnovamento industriale. Ciò, secondo la recente filosofia di ottimizzazione delle risorse, si identifica nel principio “off the shelf”, ovvero acquistare all’esterno le tecnologie up-to-date via via disponibili sul mercato per aggiornare i componenti di bordo, senza necessariamente possedere “in casa” le aziende specializzate. In estrema sintesi: domandare ai fornitori ciò di cui si ha bisogno, e in questo modo ottenere un doppio risultato, cioè lo sviluppo tecnologico delle proprie offerte, e “aiutare” le aziende partner ad implementare il proprio personale know-how. In Germania ed in Francia questa pratica viene attuata da tempo. Adesso tocca ad Fca entrare nel “nuovo futuro” della mobilità, appunto pagando il biglietto di ingresso.

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