Quali vetture si guidavano mentre l’uomo metteva piede sulla Luna? In che modo lo storico evento influenzò il costume collettivo? Lo racconta una esposizione al Museo dell’Auto di Torino.
Se si prendono in considerazione i grandi eventi che hanno marcato tracce indelebili nel mondo, la storia contemporanea dell’umanità può ben distinguersi in due fasi: “prima” e “dopo” lo sbarco del primo uomo sulla Luna. Chi possiede più di un capello grigio si ricorda alla perfezione la sera del 20 luglio 1969, quando l’eccezionalità di quelle ore venne vissuta, minuto dopo minuto, da milioni di persone di tutte le età. Un episodio, in Italia rimasto nell’antologia delle trasmissioni TV per la lunghissima “Notte della Luna” (28 ore non stop, dallo Studio 3 di Via Teulada, nella celebre diretta condotta da Tito Stagno e Ruggero Orlando collegato da Houston).
Mezzo secolo è trascorso da allora: Neil Armstrong, il primo uomo ad avere messo piede sul nostro satellite naturale; Buzz Aldrin, che lo seguì; e Michael Collins sono tre nomi rimasti nella storia, insieme all’Apollo 11. Incidentalmente, la grande impresa avvenne al termine di un decennio fra i più importanti per il mondo intero: gli anni 60 ed i loro radicali stravolgimenti sociali. In Italia iniziati con il “boom” economico, e terminati con le contestazioni studentesche (1968) e l’”Autunno caldo” che contrassegnò il finire del 1969, terminato con la strage di Piazza Fontana. E, dal punto di vista dello sviluppo dei mezzi di trasporto, anni che furono determinanti nell’evoluzione della motorizzazione di massa (i cui effetti, diretti e indiretti, sono tuttora ben presenti) ma anche del design.
Proprio nel 1969, fra l’altro, fra le novità dell’anno videro la luce in Italia due autovetture che avrebbero conosciuto una enorme fortuna: Autobianchi A112 e Fiat 128, entrambe “figlie” del progetto – avanzato da Dante Giacosa – sullo schema a trazione anteriore, motore trasversale e sospensioni indipendenti. La “piccola Autobianchi”, erede della mai dimenticata “Bianchina”, venne impostata quale rivale italiana della Mini, fino ad allora bestseller nel settore di quelle che oggi vengono definite “citycar”; la 128, chiamata a rinnovare in maniera pressoché radicale il segmento delle vetture da famiglia di classe medio-bassa fino a quel momento, in Fiat, rappresentate dalla longeva tuttavia tecnologicamente superata 1100 nell’ultima serie prodotta (“R”). Oltre alle due “regine dell’anno”, il parterre delle novità 1969 vide il debutto, soltanto per citare alcuni modelli, di Ford Capri, Dino 246GT, Porsche 914, Peugeot 504 Coupé e Cabriolet, la seconda serie di Fiat Dino Coupé e Dino Spider, la Fiat 130; e Autobianchi A111, indicata all’epoca quale possibile sostituta della Primula ma che tuttavia non venne premiata dal successo che a Torino ci si sarebbe aspettato.
L’elenco delle vetture che debuttarono nel cruciale 1969 è, quindi, piuttosto ben nutrito. Una retrospettiva, “L’Auto vista dalla Luna” (qui il link all’iniziativa), proposta in questi giorni al MAuto-Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, offre agli appassionati ed ai curiosi un viaggio all’indietro – e parallelo a quello che venne compiuto, nell’estate di quell’anno, dall’Apollo 11 – per riscoprire (e, ai più giovani, scoprire) “cosa” si guidava, “come” veniva vista la cultura dell’automobile nella cultura nazionale; e quanto incise, nell’immaginario collettivo, la storica impresa del “Primo uomo sulla Luna”.
L’evento, in calendario fino a lunedì 22 luglio, è stato curato dal giornalista Giosuè Boetto Cohen, autore particolarmente attivo nelle iniziative di divulgazione storica ed “ospite” di vecchia data al Museo dell’Auto di Torino (fra le esposizioni che recano la sua firma, vanno ricordate la mostra “Bertone: 100 anni di Car Design” del 2008, “Giugiaro e il suo percorso” del 2016, “Crossroads” del 2016, dedicata al design italiano ed americano del dopoguerra; “Rosso Fioravanti: le auto di un ingegnere a mano libera” del 2018). Il progetto dell’esposizione intende raffrontare l’impresa storica del 20 luglio 1969 con il costume degli italiani, e degli automobilisti in particolare.
Il 1969, infatti, culminato con l’osservazione… naso all’insù ed occhi incollati al televisore per seguire passo passo le fasi di allunaggio dell’Apollo 11, in realtà non mancò di influenzare le abitudini, ed il modo di pensare, degli italiani. Ecco, quindi, le pubblicità “lunari” (celebre quella del Pirelli Cinturato), l’influenza dello “spazio” nel design e nella progettazione automobilistica e degli oggetti di uso comune, lo stile delle dream car sempre più aerodinamico (e, in F1, la “corsa agli alettoni” che proprio quell’anno venne sottoposta ad una radicale riprogettazione). Immagini, documenti d’epoca, filmati audio rappresentano la chiave espressiva che accompagna “L’Auto vista dalla Luna”, che verrà ulteriormente raccontata, nella serata di martedì 16 luglio (con inizio alle 21 e ad ingresso libero fino ad esaurimento posti) in una serata-evento con proiezioni di filmati sull’allunaggio e sulle vetture che caratterizzarono l’ultimo scorcio degli anni 60.