L’erede del vulcanico Colin Chapman parla in esclusiva su Motori.it della Lotus, del suo glorioso passato e del futuro in F1.
L’erede del vulcanico Colin Chapman parla in esclusiva su Motori.it della Lotus, del suo glorioso passato e del futuro in F1.
Per tutti gli appassionati il marchio Lotus è da sempre sinonimo d’innovazione e di performance straordinarie, le monoposto della Casa inglese hanno fatto la storia della F1 grazie a soluzioni tecniche rivoluzionarie come i radiatori laterali e il telaio monoscocca che ancora ritroviamo sulle vetture della massima formula odierna.
Grazie alle intuzioni del fondatore Colin Chapman, il marchio Lotus è salito al vertice dell’automobilismo mondiale per ben sette volte conquistando altrettanti titoli costruttori e portando alla vittoria piloti indimenticabili come Jim Clark, Stirling Moss, Ronnie Peterson, Jochen Rindt, Emerson Fittipaldi, Elio De Angelis ed Ayrton Senna, tanto per citarne alcuni.
Adesso le monoposto storiche della Lotus, quelle che hanno contribuito alla leggenda del nome sono curate dal Classic Team Lotus – gestito dal figlio di Colin, Clive Chapman – attraverso il quale i meccanici di ieri fanno rivivere il mito inglese nelle gare di oggi, quelle dedicate ai gentleman driver.
Grazie alla complicità di Paolo Vass, tecnico italiano con la passione per la meccanica d’oltremanica, che lavora nella struttura di Clive Chapman quando le gare delle F1 storiche approdano in Italia, abbiamo avuto l’occasione di avvicinare il figlio del mitico Colin per perlare di F1 e non solo.
Il patron del Classic Team Lotus è un personaggio che vive la realtà della F1 proprio come suo padre, a tu per tu con i meccanici dei box e contribuisce persino a spostare le vetture se necessario. Insomma, è un uomo di F1, ma prima di tutto un ingegnere che custodisce con estrema cura le creature del padre.
Sempre gentile, disponibile con gli appassionati e felice di vivere tra i motori, ha una personalità coinvolgente proprio come suo padre a cui assomiglia in maniera imbarazzante. Sarà per tutte queste ragioni che ai box delle monoposto inglesi c’è sempre qualcuno che vuole conoscerlo, stringergli la mano, porgli qualche domanda o, semplicemente chiedergli un autografo. Ma andiamo all’intervista e partiamo da una curiosità legittima.
Come nasce il Classic Team Lotus?
“Nel 1991 avevamo una grande collezione di auto e dovevamo prendercene cura, così è nata l’idea di conservarle al meglio e di creare un’officina per offrire un supporto tecnico alle auto degli altri. Non è necessariamente una tradizione di famiglia il Classic Team Lotus, ma rappresenta anche la volontà di restaurare auto da corsa perchè sono un ingegnere e sono molto interessato alle loro soluzioni tecniche”.
Qual è la monoposto Lotus che preferisce?
“In assoluto amo tutte le Lotus, ma quelle che sento più vicine sono quelle con la livrea John Player Special, sono quelle più conosciute e poi sono state portate in gara da piloti leggendari come Ayrton Senna”.
Di quale pilota ha un ricordo particolare?
“Per la storia della Lotus uno dei piloti a cui sono più legato è sicuramente Jim Clark, ma per la sua storia personale, sicuramente Elio De Angelis, il pilota romano scomparso 25 anni fa e commemorato a Monza nello scorso week-end. Avevamo la stessa età ed un bel rapporto d’amicizia, Elio è sempre stato molto leale nei confronti della squadra e molto rispettoso della famiglia quando è venuto a mancare mio padre”.
Come ricorda la figura di suo padre?
“La cosa che amavo di mio padre era l’eccitazione che trasmetteva a chi era vicino a lui, perchè era una persona che faceva succedere le cose. Inoltre, era un tipo estroverso, ed era molto amato dalla gente: era un’icona dell’automobilismo”.
Cosa ne pensa del ritorno in F1?
“E’ un’iniziativa che mi trova favorevole anche per l’inevitabile ritorno d’immagine e mi auguro che le difficoltà attuali possano essere superate al meglio”.
Chi vedrebbe bene al volante della Lotus di oggi?
“Una bella figura potrebbe essere Jenson Button, perchè è inglese e ama quello che fa come mio padre, e poi oltretutto porta a termine le gare, una cosa che mio padre apprezzava molto”.
Le nuove Lotus stradali hanno lo stesso spirito sportivo di un tempo?
“Trovo una certa continuità tra le Lotus di ieri e quelle di oggi, perchè come allora la Lotus si impegna nella ruicerca di soluzioni d’avanguardia, come voleva mio padre, che sarebbe contento di costruire auto più potenti e, di conseguenza, più performanti. In effetti, nelle vetture di oggi il peso è aumentato – ammette quando gli facciamo notare il particolare – ma sono sempre auto che tengono bene la strada e sono belle. Oggi poi, conta anche il lusso e il comfort rispetto agli anni ’60, e questo influisce sul peso complessivo delle auto, ma è il mercato che lo richiede”.