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Nissan annuncia la chiusura dello stabilimento di Barcellona

Di Francesco Donnici
Pubblicato il 29 mag 2020
Nissan annuncia la chiusura dello stabilimento di Barcellona
La crisi economica provocata dall’emergenza sanitaria ha spinto i conti in rosso dell’azienda giapponese per la prima volta dopo 11 anni.

Gli effetti della crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria Coronavirus continuano a mordere forte il settore automotive mondiale. In questo difficile contesto, Nissan ha annunciato ufficialmente la chiusura del suo stabilimento sito nei pressi di Barcellona (Spagna) in occasione della comunicazione dei dati di bilancio 2019, che sono risultato per la prima volta in rosso dopo ben 11 anni.

Verso una riduzione di gamma e investimenti

Il Costruttore nipponico è alle prese con un periodo decisamente complicato della sua lunga storia che lo sta spingendo verso una riduzione della propria gamma e degli investimenti, mentre il passo successivo sarà quello di allineare la propria offerta di prodotto a quella delle alleate Renault e Mitsubishi.

Il periodo più nero degli ultimi 11 anni

Secondo gli ultimi dati diffusi, Nissan prevede per il 2020 Nissan un volume di vendite dell’industria dell’auto a livello globale in calo del 15-20% rispetto all’anno precedente, proprio a causa della pandemia globale. La Casa Nipponica ha inoltre dichiarato una perdita netta al 31 marzo scorso di 671 miliardi di yen nell’esercizio 2019-20 contro i 319 miliardi di utile nell’esercizio precedente. Anche il fatturato è diminuito del 14,6%, raggiungendo quota 9.878,9 miliardi. La perdita operativa ammonta a 40,5 miliardi contro un utile di 318,2 miliardi nel 2018-19. Le vendite sono calate del 10,6% durante l’esercizio a 4,93 milioni di immatricolazioni e la quota di mercato è rimasta al 5,8%.

25mila lavoratori a rischio

Questa crisi ovviamente si sta ripercuotendo sui livelli occupazionali: nel solo stabilimento Nissan di Barcellona lavorano 3.000 dipendenti, ma se si aggiunge l’indotto la cifra raggiunge le 25mila persone, un numero così elevato che potrebbe innescare una bomba sociale secondo i sindacati.

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