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Peugeot e Citroen all’inseguimento dell'Asia

Di Fabrizio Brunetti
Pubblicato il 29 dic 2011
Peugeot e Citroen all’inseguimento dell'Asia
Anche PSA concentra i suoi sforzi sui mercati asiatici emergenti, a scapito dell'asfittico mercato europeo. Salta il progetto del marchio low cost.

Anche PSA concentra i suoi sforzi sui mercati asiatici emergenti, a scapito dell’asfittico mercato europeo. Salta il progetto del marchio low cost.

Nella mia “opinione” che analizzava le strategie di Fiat-Chrysler per il prossimo biennio avevo evidenziato come linea guida comune nei piani dei produttori di automobili il rapido spostamento della centratura dal vecchio, stanco, recessivo mercato europeo ai mercati emergenti – India, Cina, Brasile -.

Ora Philippe Varin, Presidente di PSA – Peugeot Citroen, ha annunciato che il gruppo intende portare entro il 2015 al 50%, dall’attuale 30%, il peso sul totale del venduto dei tre mercati emergenti.

Ma la coperta è corta e quindi oltre a significare il minor peso del mercato europeo che dovrebbe scendere dal 70% al 50%, la strategia prevede anche due tagli dolorosi e una profonda riorganizzazione tesa a ridurre i costi industriali e commerciali dei due marchi.

Così, per finanziare l’investimento di un miliardo di euro in Asia per la realizzazione di un nuovo stabilimento in India, PSA semplifica la struttura utilizzando un solo referente per i due marchi in ogni mercato, ridurrà di 6.000 unità (di cui 5.000 in Francia) gli addetti degli stabilimenti europei. Da questi tagli PSA conta di recuparare costi per 880 milioni di euro.

Il prospettato ritorno di Simca come marchio low cost del Gruppo  inoltre viene cancellato (sospeso ha dichiarato pudicamente Varin).

Solo Peugeot e Citroen dunque, in difesa in Europa e in impegno di espansione in Asia, Cina e Brasile. Verrebbe da dire “tutto già visto”. Se non conoscessimo il soggetto e la localizzazione potremmo tranquillamente sostituire le dichiarazioni di Varin con quelle di Marchionne o dei capi di Volkswagen, o di Renault.

Le strategie si somigliano sempre di più e seguono percorsi obbligati nei quali avere un ruolo incisivo nei mercati emergenti, unici a garantire profitti, diventa fondamentale, così come ridurre e ottimizzare i costi di organizzazione della produzione e della vendita.

Peugeot però ha caratteristiche che la differenziano dai concorrenti. Anzitutto l’azionariato è ancora saldamente in mano alla famiglia Peugeot che possiede il 45,87% dei diritti di voto.

In secondo luogo Peugeot segue pervicacemente la strada degli accordi con diversi partner per specifici progetti, evitando acquisizioni, fusioni o scambi di pacchetti azionari.

Ha così collaborazioni a tema con molti dei suoi concorrenti europei e giapponesi, per veicoli commerciali, city car, elettriche, motori, piattaforme, ma nessuna commistione nel board che tanti guai ha provocato in concorrenti prestigiosi come Mercedes (con Chrysler), Bmw (con Rover), Ford (con Volvo, Jaguar e Land Rover), General Motors (con Saab e Opel).

PSA concluderà l’anno con poco più di 3.600.000 veicoli venduti, di cui 2,2 milioni in Europa, 60.000/70.000 in Russia e nei paesi est europei, 300.000 in Brasile, circa 600.00 tra Africa e Medio Oriente (paesi nei quali il marchio Peugeot ha una storica diffusione), 400.000 infine tra Asia e Pacifico.

E’ ancora troppo poco per rimanere nei prossimi anni nel ristrettissimo olimpo dei produttori globali. Dobbiamo aspettarci altre iniziative dal costruttore francese, ancora una volta sui mercati emergenti. Intanto prosegue il piano prodotti con l’annuncio della nuova compatta 208, di cui sono state diffuse le prime foto, che si vedrà a Ginevra il prossimo marzo.

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