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Pirati della strada: fino a 18 anni di carcere?

Di Giuseppe Cutrone
Pubblicato il 19 ott 2011
Pirati della strada: fino a 18 anni di carcere?
Prigione fino a 18 anni, ritiro definitivo della patente e arresto in flagranza di reato, sono queste le misure chieste per i pirati della strada.

Prigione fino a 18 anni, ritiro definitivo della patente e arresto in flagranza di reato, sono queste le misure chieste per i pirati della strada.

Aggiungere il reato di “omicidio stradale” per chi, dopo essersi messo alla guida in condizioni di ebrezza o sotto l’influsso di stupefacenti provoca un incidente con gravi lesioni o morte. È questa la proposta attualmente in discussione al Parlamento di cui è promotrice Fondazione ANIA.

L’esigenza è di includere in questo tipo di reato anche i cosiddetti pirati della strada, che in Italia sono in aumento rispetto al passato. I numeri indicano infatti che nei primi mesi del 2011 il totale di questo tipo di incidenti è arrivato a sopravanzare quello dell’intero 2010, arrivando a fare registrare 644 casi contro 585.

Una vera e propria mattanza per le strade italiane quindi, che secondo Fondazione ANIA si può e si deve contrastare essenzialmente inasprendo le pene per quanti si rendono colpevoli protagonisti di questi fatti, arrivando ad infliggere condanne, per chi si macchia del reato di omicidio stradale, che contemplano il carcere da 8 fino a 18 anni, a cui si aggiungono misure come le revoca definitiva della patente, il cosiddetto ergastolo della patente, e l’arresto per chi viene colto in flagranza di reato.

Le pene attuali sono inadeguate, come spiega il segretario generale della Fondazione ANIA, Umberto Guidoni: “Quando ti metti alla guida dopo aver superato il limite di tasso alcolico consentito dalla legge o dopo aver assunto droghe devi mettere in conto la probabilità di uccidere qualcuno”, aggiungendo che: “Scappare equivale a guidare in stato d’ebbrezza o ad una velocità non adeguata”.

Pene più severe potrebbero fare da deterrente per evitare delle vere e proprie tragedie cui si assiste spesso sulle strade, sempre a patto che il rigore formale della legge non venga poi vanificato dall’interpretazione, spesso inadeguata e incomprensibile, del giudice di turno e dei soliti garantisti ad oltranza.

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