Rupert Stadler, numero uno dei Quattro Anelli, è stato fermato dalla polizia. Già accusato nei giorni scorsi dalla Procura di Monaco di Baviera per “frode” e “dichiarazioni indirette false od omissioni”, ci sarebbe il rischio di “occultamento delle prove”.
Il rischio, secondo la Procura, è di “Occultamento delle prove”, sulla base dell’accusa di “frode” formulata dal Pubblico ministero di Monaco di Baviera nei giorni scorsi. Per questo, come riferisce in questi minuti l’agenzia di stampa tedesca DPA–Deutsche Presse-Agentur citando fonti Volkswagen, la polizia bavarese ha fermato l’amministratore delegato di Audi Rupert Stadler.
Il numero uno del marchio dei Quattro Anelli era già indagato per “frode” e per avere “Contribuito all’emissione di certificati falsi” (ovvero: di conoscere le reali condizioni di emissione dei veicoli, ma di averne ugualmente utilizzato l’impiego), insieme ad un membro del board, nell’ambito del “Dieselgate”, lo scandalo sulle emissioni degli ossidi di azoto manipolate in laboratorio rispetto ai valori effettivi su strada “esploso” al principio dell’autunno 2015 e, da allora, autentico spartiacque per lo sviluppo di concrete strategie di attenzione alle emissioni da parte del comparto automotive.
Il fermo, secondo il Pubblico ministero del Tribunale di Monaco, sarebbe stato disposto per evitare un eventuale pericolo di occultamento delle prove. Non c’è, al momento, alcuna dichiarazione da parte dello stesso Stadler né dai vertici di Ingolstadt.
Negli ultimi mesi, le indagini sul Dieselgate avevano già portato i Tribunali tedeschi a ordinare perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici dei dipendenti Audi, compresa la sede centrale di Ingolstadt e lo stabilimento di Neckarsulm. All’inizio di giugno, ha poi fatto il giro del mondo la notizia relativa al richiamo di circa 60.000 unità di Audi A6 ed Audi A7 su richiesta della KBA–Kraftfahrt-Bundesamt, l’Autorità federale dei Trasporti, dopo la scoperta di un software illegale che avrebbe falsato i livelli di emissione di sostanze inquinanti.