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Prezzi dei carburanti, perché il crollo del petrolio non arriva alla pompa

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 8 apr 2025
Prezzi dei carburanti, perché il crollo del petrolio non arriva alla pompa
Nonostante il crollo del petrolio a 65 dollari, i prezzi dei carburanti in Italia restano invariati. Ecco le cause e le criticità del mercato.

Il recente crollo del petrolio sui mercati internazionali ha raggiunto livelli che non si vedevano da anni, con il Brent sceso a 65 dollari al barile, un valore minimo che non si registrava da quattro anni. Tuttavia, questa significativa riduzione non si riflette sui prezzi carburanti in Italia, che rimangono sostanzialmente invariati. Questo divario mette in evidenza una netta disconnessione nel sistema di distribuzione, dove i benefici del calo delle quotazioni non vengono trasferiti ai consumatori.

Le principali compagnie petrolifere, come Eni e Tamoil, hanno annunciato riduzioni simboliche di appena due centesimi al litro, mentre IP e Q8 si sono limitate a un centesimo. Tali tagli, che appaiono irrisori rispetto alla portata del calo del greggio, sollevano interrogativi sull’efficienza e sulla trasparenza del meccanismo di formazione dei prezzi. Questa situazione accentua la percezione di un mercato poco orientato a garantire vantaggi concreti per gli automobilisti.

Tra scorte e accise: perché i prezzi restano stabili

Dietro a questa apparente anomalia si celano diverse motivazioni. Una delle principali è che i rivenditori tendono a non svalutare le scorte di carburante acquistate a prezzi più alti, proteggendo così i propri margini di profitto. Inoltre, il complesso sistema di accise e IVA applicato in Italia rappresenta un ulteriore ostacolo alla trasmissione dei benefici ai consumatori finali. È importante sottolineare che le accise, che compongono una quota significativa del prezzo finale, rappresentano quasi il 50% del costo di un litro di benzina diesel. Su queste imposte, spesso risalenti a emergenze ormai superate, si applica anche l’IVA, contribuendo a mantenere i prezzi tra i più elevati in Europa.

Secondo i dati forniti dall’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese, le variazioni dei prezzi alla pompa sono minime. Attualmente, il costo medio della benzina self-service è di 1,764 euro al litro, con una riduzione di soli 5 millesimi, mentre il diesel self-service si attesta a 1,662 euro al litro. Nel servito, la benzina raggiunge 1,907 euro al litro e il diesel 1,805 euro al litro. Anche i carburanti alternativi, come GPL e metano, registrano cambiamenti trascurabili, evidenziando ulteriormente la difficoltà di trasferire il calo delle quotazioni del greggio ai consumatori.

Prezzi autostradali: un ulteriore aggravio

Per chi viaggia sulle autostrade italiane, la situazione è ancora più onerosa. Qui, la benzina self-service arriva a costare 1,872 euro al litro, mentre il diesel si attesta a 1,783 euro al litro. Nel servito, i prezzi superano ampiamente i 2 euro al litro, confermando il divario tra i rifornimenti urbani e quelli lungo le arterie autostradali. Questa dinamica, unita alla mancata trasmissione dei vantaggi derivanti dal calo del petrolio, alimenta dubbi sulla trasparenza del mercato e sulla tutela dei diritti dei consumatori.

La mancata riduzione significativa dei prezzi dei carburanti rappresenta un’occasione persa per gli automobilisti italiani, già gravati da un contesto economico complesso. L’assenza di un adeguato trasferimento dei benefici derivanti dal calo del Brent evidenzia la necessità di interventi mirati. Garantire maggiore equità e trasparenza nella formazione dei prezzi è fondamentale per ristabilire la fiducia dei consumatori e per promuovere un mercato più giusto e competitivo.

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