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PSA come Volvo... la salvezza viene dalla Cina?

Di Fabrizio Brunetti
Pubblicato il 14 ott 2013
PSA come Volvo... la salvezza viene dalla Cina?
Manca solo l'ufficializzazione ma Dongfeng Motor sta per acquisire il 30% di PSA per 1,63 miliardi di dollari.

Manca solo l’ufficializzazione ma Dongfeng Motor sta per acquisire il 30% di PSA per 1,63 miliardi di dollari.

Sarà il segnale più clamoroso della rivoluzione in atto nel mondo dell’automotive, ripercorrendo un percorso già visto di recente con altri costruttori storici europei, Volvo in particolare.

Il Gruppo PSA, simbolo solo fino al 2010 della orgogliosa indipendenza tutta francese, già secondo costruttore europeo, sesto mondiale, da 200 anni sotto il controllo diretto dei Peugeot, sino ad oggi azionisti di maggioranza con il 25,5% (e diritti di voto al 40%), dopo la scioccante cessione a GM nel febbraio 2012 del 7% del pacchetto, pagata con 700 milioni di euro bruciati in soli tre mesi, sta per cedere il 30% del suo azionariato al secondo gruppo motoristico cinese, Dongfeng Motor.

La situazione del Gruppo che controlla i marchi Peugeot e Citroen sembra senza soluzione a breve, a meno dell’immissione di una forte liquidità, stimata dagli analisti in circa 2 miliardi di euroPSA ha perso nel 2012 5 miliardi di euro, continua a perdere in Europa, chiuderà dal 2014 l’impianto di Aulnay, sta esodando 1.400 dipendenti a Rennes, che produce ad un quarto della sua potenzialità, ha venduto per far cassa società, immobili, partecipazioni.

Non basta perché, nonostante i piani e gli sforzi concreti, il mix “sbagliato” tra Europa e mercati emergenti – 60% vs 40% – che ha penalizzato sinora PSA nel confronto con i concorrenti, Renault/Nissan per primo, non è cambiato ed è sceso di un’inezia al 58,5% sul mercato europeo.

L’ultimo piano prevedeva di raggiungere almeno un 50/50, ma il deludente andamento in Russia e Brasile e la persistente assenza dal mercato americano nonostante GM, hanno spostato solo di poco il mix.

PSA punta sulla Cina per riequilibrare la situazione e infatti Dongfeng è già partner, per la produzione in particolare della linea premium Citroen DS, ormai assurta a brand autonomo.

Peugeot conta di piazzare quest’anno 550.000 vetture sul mercato cinese e la DS5 verrà prodotta in versione esclusiva solo per il mercato premium cinese proprio da Dongfeng.

Da questo accordo produttivo al controllo da parte cinese, ripetendo il copione già recitato dal 2010 da Geely con Volvo che ha ora una posizione forte nell’immenso e redditizio mercato premium del colosso orientale, il passo sembra ormai breve.

Dongfeng porta in dote in questo matrimonio d’interesse 1,63 miliardi di dollari, quasi 1,3 miliardi di euro, assicurando a PSA gran parte della liquidità di cui ha bisogno e lo sviluppo del piano già in atto potrebbe dare una spinta forte al riequilibrio del mix Europa/resto del mondo.

PSA porta naturalmente tecnologia, anche nell’ibrido e nel contenimento delle emissioni, una gamma prodotti e brand nuova e avanzata e che gode ancora di un’immagine non screditata.

Certo la cautela da parte francese è d’obbligo, considerando in particolare la complessità che la presenza di GM, al momento secondo azionista, costituisce. Il gigante americano da parte sua ha già fatto sapere che il piano di ottimizzazione e condivisione tra PSA e Opel andrà avanti senza modifiche, ma è ormai evidente che, al di là delle sinergie e risparmi conseguibili, gli americani si tirerebbero volentieri fuori dalla partita, magari cedendo in un secondo tempo il loro 7% proprio al nuovo azionista di riferimento cinese.

La posizione di Philippe Varin appare sempre più incerta, contrasti ci sarebbero anche nel gruppo di famiglia dei Peugeot, qualcuno critica la fretta eccessiva con cui l’anno scorso è stata abbandonata la via di un accordo con Fiat che, con una Chrysler ormai data per defunta, ha raddrizzato miracolosamente la situazione.

Sia come sia ormai l’arrivo dei cinesi sembra l’unica strada praticabile e tutti danno per certo che l’accordo si concluda a breve e con una soluzione forte.

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