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PSA-Opel: le posizioni dei governi francese e tedesco

Di Giuseppe Cutrone
Pubblicato il 21 feb 2017
PSA-Opel: le posizioni dei governi francese e tedesco
La trattativa per la cessione di Opel a PSA ha attirato l'attenzione della politica e dei governi coinvolti.

La trattativa per la cessione di Opel a PSA ha attirato l’attenzione della politica e dei governi coinvolti.

La trattativa per l’acquisizione di Opel da parte della francese PSA sta tenendo con il fiato sospeso i lavoratori del costruttore tedesco e, di riflesso, sta attirando l’attenzione del mondo politico di entrambi i paesi. 

Mentre le indiscrezioni danno quasi in dirittura d’arrivo l’accordo che consentirà ad Opel di lasciare General Motors per diventare parte di PSA, lo scacchiere politico vede scendere in campo il governo francese per quella che la stampa ha definito “una grande iniziativa di politica industriale”. 

Lo scopo di Parigi è accelerare i tempi per la cessione e per questo motivo si sta lavorando anche con l’Unione Europea. Il ministro dell’industria della Francia, Christophe Sirugue, e l’omologo delle finanze, Michel Sapin,  pare siano stati in queste ore in “missione” a Bruxelles per chiarire meglio i contorni del nuovo assetto industriale che vedrebbe, in caso di conclusione positiva dell’affare, Opel affiancare Peugeot, Citroen e DS sotto lo stesso tetto. 

Nei prossimi giorni proseguiranno intanto i colloqui tra gli esponenti della politica francese e i vertici di PSA, ma l’azione governativa è a tutto campo e appare tesa a sfruttare tutti i canali per agevolare il confronto con i tedeschi, come confermato dall’incontro in programma mercoledì tra Sapin e Wolfgang Schaeuble, ministro delle finanze del governo di Angela Merkel. 

In Germania non mancano i motivi di preoccupazione, con una certa tensione che accomuna sindacati e governanti relativamente al rischio di perdita di posti di lavoro. Da PSA sembrano non essere arrivate finora delle precise rassicurazioni in tal senso, al punto che la stampa tedesca ipotizza il taglio di un terzo della forza lavoro di Opel in patria, ovvero circa 6.000 lavoratori potenzialmente allontanati per evitare ridondanze e sprechi inevitabilmente generati dalla fusione tra i due costruttori. 

 

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