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Quanto peseranno i dazi di Trump sull'automotive italiano: numeri da paura

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 7 apr 2025
Quanto peseranno i dazi di Trump sull'automotive italiano: numeri da paura
Crisi nel settore automotive italiano: dazi USA e difficoltà economiche minacciano 15.000 posti di lavoro. Strategie per rilanciare il comparto

L’industria automobilistica italiana si trova in una fase critica, travolta da una crisi automotive senza precedenti. Le ripercussioni sono visibili a tutti i livelli, dai lavoratori delle linee di produzione fino ai vertici dei colossi del settore. Una combinazione di fattori interni ed esterni sta mettendo a dura prova la resilienza del comparto, evidenziando l’urgenza di interventi strutturali per evitare un tracollo irreversibile. I dazi degli USA, dunque, cosa scateneranno?

I dazi incideranno sull’export

Uno dei principali ostacoli che il settore deve affrontare è rappresentato dai dazi USA, che hanno colpito duramente l’export italiano. Le esportazioni, un tempo motore di crescita per molte aziende, hanno subito una contrazione tra il 15% e il 20%. Questo ha comportato una significativa erosione dei margini di profitto, colpendo soprattutto i subfornitori, il cuore pulsante dell’industria con un fatturato annuo di 25 miliardi di euro. Anche i grandi nomi, come Brembo, non sono immuni: le perdite stimate oscillano tra 25 e 70 milioni di euro, dimostrando quanto sia diffusa e grave la situazione.

Le regioni italiane più colpite sono il Piemonte e la Lombardia, storicamente considerate il fulcro dell’industria automobilistica nazionale. Qui, un tessuto di piccole e medie imprese altamente specializzate e orientate all’export sta subendo un forte impatto, con conseguenze che si riflettono sull’intero ecosistema industriale. La perdita di know-how e competenze, costruite in decenni di eccellenza, rischia di diventare irreparabile.

Cosa succederà nelle fabbriche italiane

Un altro capitolo delicato riguarda il gruppo Stellantis, che ha recentemente annunciato tagli fino a 2.000 posti di lavoro negli stabilimenti di Melfi e Pomigliano. A ciò si aggiunge il rischio di ulteriori 3.000 esuberi tra sistemisti e modulisti, figure essenziali per la catena produttiva. Questi numeri non rappresentano solo una minaccia per i lavoratori direttamente coinvolti, ma anche per l’intera filiera che ruota attorno a questi poli produttivi. Si rischia di compromettere la competitività e la capacità di innovazione di un settore già sotto pressione.

Nonostante il quadro attuale sia preoccupante, esistono delle opportunità per rilanciare il settore. Una delle priorità è investire nella transizione verso modelli produttivi più sostenibili, sfruttando le eccellenze tecnologiche e il valore del Made in Italy. Innovazione e sostenibilità devono diventare i pilastri di una strategia industriale che miri a rilanciare la competitività sui mercati globali. Inoltre, politiche mirate a supportare le piccole e medie imprese, spesso la spina dorsale dell’industria, potrebbero fare la differenza.

La capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato globale sarà cruciale. La domanda di veicoli elettrici e ibridi, ad esempio, offre un’opportunità per riorientare la produzione e rispondere alle nuove esigenze dei consumatori. Tuttavia, per cogliere queste opportunità, è indispensabile un supporto deciso da parte delle istituzioni, sia a livello nazionale che europeo. Incentivi fiscali, investimenti in ricerca e sviluppo e una visione strategica condivisa potrebbero rappresentare il punto di svolta per il settore.

In conclusione, l’industria automobilistica italiana è a un bivio. Da un lato, i problemi strutturali e le sfide globali mettono a rischio il futuro del comparto. Dall’altro, la capacità di innovare e valorizzare il Made in Italy potrebbe trasformare questa crisi in un’opportunità. Sarà fondamentale agire con decisione e lungimiranza per garantire un futuro sostenibile e competitivo a uno dei settori più emblematici del panorama economico nazionale.

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