Quanto peseranno i dazi di Trump sull'automotive italiano: numeri da paura
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L’industria automobilistica italiana si trova in una fase critica, travolta da una crisi automotive senza precedenti. Le ripercussioni sono visibili a tutti i livelli, dai lavoratori delle linee di produzione fino ai vertici dei colossi del settore. Una combinazione di fattori interni ed esterni sta mettendo a dura prova la resilienza del comparto, evidenziando l’urgenza di interventi strutturali per evitare un tracollo irreversibile. I dazi degli USA, dunque, cosa scateneranno?
I dazi incideranno sull’export
Uno dei principali ostacoli che il settore deve affrontare è rappresentato dai dazi USA, che hanno colpito duramente l’export italiano. Le esportazioni, un tempo motore di crescita per molte aziende, hanno subito una contrazione tra il 15% e il 20%. Questo ha comportato una significativa erosione dei margini di profitto, colpendo soprattutto i subfornitori, il cuore pulsante dell’industria con un fatturato annuo di 25 miliardi di euro. Anche i grandi nomi, come Brembo, non sono immuni: le perdite stimate oscillano tra 25 e 70 milioni di euro, dimostrando quanto sia diffusa e grave la situazione.
Le regioni italiane più colpite sono il Piemonte e la Lombardia, storicamente considerate il fulcro dell’industria automobilistica nazionale. Qui, un tessuto di piccole e medie imprese altamente specializzate e orientate all’export sta subendo un forte impatto, con conseguenze che si riflettono sull’intero ecosistema industriale. La perdita di know-how e competenze, costruite in decenni di eccellenza, rischia di diventare irreparabile.
Cosa succederà nelle fabbriche italiane
Un altro capitolo delicato riguarda il gruppo Stellantis, che ha recentemente annunciato tagli fino a 2.000 posti di lavoro negli stabilimenti di Melfi e Pomigliano. A ciò si aggiunge il rischio di ulteriori 3.000 esuberi tra sistemisti e modulisti, figure essenziali per la catena produttiva. Questi numeri non rappresentano solo una minaccia per i lavoratori direttamente coinvolti, ma anche per l’intera filiera che ruota attorno a questi poli produttivi. Si rischia di compromettere la competitività e la capacità di innovazione di un settore già sotto pressione.
Nonostante il quadro attuale sia preoccupante, esistono delle opportunità per rilanciare il settore. Una delle priorità è investire nella transizione verso modelli produttivi più sostenibili, sfruttando le eccellenze tecnologiche e il valore del Made in Italy. Innovazione e sostenibilità devono diventare i pilastri di una strategia industriale che miri a rilanciare la competitività sui mercati globali. Inoltre, politiche mirate a supportare le piccole e medie imprese, spesso la spina dorsale dell’industria, potrebbero fare la differenza.
La capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato globale sarà cruciale. La domanda di veicoli elettrici e ibridi, ad esempio, offre un’opportunità per riorientare la produzione e rispondere alle nuove esigenze dei consumatori. Tuttavia, per cogliere queste opportunità, è indispensabile un supporto deciso da parte delle istituzioni, sia a livello nazionale che europeo. Incentivi fiscali, investimenti in ricerca e sviluppo e una visione strategica condivisa potrebbero rappresentare il punto di svolta per il settore.
In conclusione, l’industria automobilistica italiana è a un bivio. Da un lato, i problemi strutturali e le sfide globali mettono a rischio il futuro del comparto. Dall’altro, la capacità di innovare e valorizzare il Made in Italy potrebbe trasformare questa crisi in un’opportunità. Sarà fondamentale agire con decisione e lungimiranza per garantire un futuro sostenibile e competitivo a uno dei settori più emblematici del panorama economico nazionale.
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