Rallye Neige et Glace 2014 con la Peugeot 404 del 1961
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Abbiamo partecipato al Rallye Neige et Glace 2014 con una Peugeot 404 del 1961, la vettura più vecchia tra le iscritte. E’ stata una vera avventura!
Chi l’ha detto che le auto storiche si usano solo nella bella stagione? Forse abbiamo esagerato un po’, ma volevamo dimostrare che anche in pieno inverno può essere uno spasso mettere in moto le classiche e partire per un’avventura… in bianco. Grazie al contributo di alcuni “complici” abbiamo partecipato ad uno degli eventi internazionali più impegnativi e affascinanti: il Rallye Neige et Glace.
Basta dire che l’organizzatore, il francese Patrick Zaniroli, è lo stesso che nel lontano 1979 inventò la massacrante Parigi-Dakar. Uno che di gare difficili se ne intende e da qualche anno si dedica a questo evento invernale per auto d’epoca che si disputa nella regione del Jura, meglio conosciuta come… Siberia francese. Neve e ghiaccio in abbondanza, quindi, strade al limite della praticabilità ma inserite in un paesaggio mozzafiato.
Una sfida allettante, che abbiamo affrontato a bordo di una Peugeot 404 del 1961 – l’auto più vecchia tra le oltre cento iscritte – completamente di serie e con una storia molto particolare. Si tratta, infatti, di un esemplare che il Club Storico Peugeot Italia ha appena ricevuto in donazione da un socio toscano, Piersandro Berti, che per molti anni l’ha usata come auto di famiglia. La 404 è una comoda e tranquilla berlina, prodotta con successo tra il 1960 e il 1978 anche nelle versioni coupé, spider e station wagon. Adottava motorizzazioni quattro cilindri 1.6 benzina (prima a carburatore e poi ad iniezione, con potenze di 72 e 86 CV) e 1.6 diesel (inizialmente da 48 CV, poi saliti a 55), trazione posteriore, cambio a 4 rapporti con leva al volante, e struttura a scocca portante. Poche, pochissime le sue ambizioni velocistiche, però la 404 ha affrontato con grande successo niente di meno che l’East African Safari, vincendolo per ben quattro volte: nel 1963, 1966, 1967 e 1968. Dimostrazioni di forza e di robustezza più che di prestazioni pure, ma quel che conta è il risultato, no?
Dalla sabbia africana alla neve francese il salto è bello lungo, così come quello temporale: dal 1961 (anno di nascita della “nostra” 404) al 2014 sono la bellezza di 53 anni. Una bella sfida affrontare il temutissimo Neige et Glace con un’arzilla cinquantenne. Per fortuna, almeno la trasferta Milano-Sochaux (sede di partenza della gara, guarda caso proprio dalla sede del Museo Peugeot) ce la siamo goduta a bordo del nuovo Partner Tepee Dangel 4×4 con la 404 già in assetto corsa sul carrello. “Assetto corsa” è un eufemismo, perché gli unici accessori “racing” che ci siamo permessi sono stati una pala (in caso di innevamento), alcuni cronometri (che si sono poi rilevati completamente inutilizzabili), ed i pneumatici chiodati. Questi ce li ha forniti la Vredestein, che in catalogo ha una linea invernale specifica per le auto storiche chiamata Snow Classic. Un gommista artigiano ha poi provveduto alla chiodatura, operazione che ormai sono in pochi a fare. In ogni singolo [glossario slug=”pneumatico”] si sparano uno ad uno i chiodi nel battistrada che è già predisposto ad ospitarli.
Il Rallye Neige et Glace è ufficialmente una gara di regolarità con velocità medie imposte. Vale a dire che le prove speciali vanno percorse ad una precisa media. Detto così potrebbe sembrare una passeggiata, ma per mantenere certe medie in situazioni critiche e su strade tortuose bisogna pedalare forte. Ci sono poi gli imprevisti come gli errori di navigazione (più banalmente: sbagliare strada), perché il percorso è segreto e viene consegnato il road book di ogni singola tappa solamente mezz’ora prima della partenza della stessa. A proposito di tappe, al Neige et Glace sono state ben quattro. Quattro giorni di gara con la prima sezione di 152 km disputata in notturna; la seconda di 255 km, la terza di 313 e l’ultima frazione di gara di 225 km. In totale 945 km quasi tutti d’un fiato, sempre in lotta per rimanere almeno nei tempi imposti tra un controllo orario e l’altro. Il sottoscritto ha avuto l’arduo compito di sedere sul sedile di destra con road book e cronometro alla mano, mentre lo specialista piacentino della regolarità Giacomo Corbellini ha avuto il suo bel daffare per domare l’azzurra berlinona francese. Poca potenza, abbiamo detto, che non è il massimo per tirarsi fuori da guai sulle salite innevate. Ma non abbiamo parlato dei quattro freni a tamburo, che nelle lunghe discese soffrono un po’ di affaticamento e non sono nemmeno il massimo della precisione. Comunque la nostra leonessa delle nevi è andata avanti imperterrita, tenace come un mulo, solida come una roccia e, aspetto da non sottovalutare, comoda come una limousine. Non è facile trovare una vettura (nemmeno tra quelle moderne) che dopo otto o dieci ore di guida non ti lasci i classici dolori da affaticamento come la schiena a pezzi o le gambe anchilosate.
Certo, non sono mancati i colpi di scena, che sono poi la parte più bella di queste avventure (altrimenti non sarebbero tali). Due quelli più eclatanti. Il primo: arriviamo nella sede di partenza della gara per affrontare le verifiche e la 404 non vuol saperne di mettersi in moto. Ah, iniziamo bene. Per fortuna siamo al Museo Peugeot, nel quale c’è anche un’officina con meccanici specializzati. Chi meglio di loro per rianimare il nostro leone? Si capisce subito che si tratta di un problema elettrico: il lungo viaggio sul carrello è stato letale perché il vano motore della 404 si è riempito dall’acqua sollevata dal Partner. Tutta questa umidità ha messo in crisi l’impianto elettrico e poi c’è un cavo candela che ha molta dispersione di corrente. Il problema viene risolto e per fortuna riusciamo a prendere il via della gara. Il secondo: è quello che ci ha lasciato l’amaro in bocca, perché proprio sul finire dell’ultima tappa, a pochi chilometri dal traguardo, una forte nevicata paralizza il motorino dei tergicristalli. Impossibile proseguire, la visibilità è pari a zero e ci tocca abbandonare una missione quasi compiuta. Pazienza, siamo ugualmente orgogliosi per aver affrontato un’impresa che ha tutto il sapore dei vecchi, mitici rally.
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