Salvini critica Elkann analizzando la crisi dell'auto in Italia e il ruolo di Stellantis
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Matteo Salvini, Ministro dei Trasporti, ha lanciato un attacco diretto contro John Elkann, presidente di Stellantis, durante un convegno a Como dedicato alla legalità. L’affondo, duro e senza mezzi termini, ha toccato temi cruciali per il futuro dell’industria automobilistica italiana, dalla gestione industriale del gruppo alla controversa transizione verso le auto elettriche.
L’amarezza di aver perso terreno
Nel suo intervento, Salvini ha espresso profonda amarezza per la situazione attuale, sottolineando come l’industria automobilistica italiana abbia perso terreno negli ultimi anni. Ha criticato aspramente le affermazioni di Elkann alla Camera, in cui il presidente di Stellantis rivendicava il ruolo del gruppo come “salvatore” del settore. “Una volta l’Italia vantava città che erano capitali mondiali dell’auto”, ha dichiarato Salvini, mettendo in evidenza il declino di un settore che è stato storicamente strategico per il Paese.
Non sono mancate le accuse contro la “follia dell’elettrico a tutti i costi”, definita dal ministro come una politica che avrebbe favorito l’invasione delle auto cinesi, a scapito della produzione nazionale. La critica si è estesa alla gestione di Stellantis, con Salvini che ha posto domande pungenti: “Quanti soldi degli italiani ha incassato la famiglia Elkann-Agnelli? Quanti dividendi sono stati distribuiti mentre i posti di lavoro andavano persi?”
La transizione ecologica a tutti i costi è un errore
Queste dichiarazioni si inseriscono in un contesto più ampio di crisi del settore automotive italiano, schiacciato tra le stringenti normative europee sulla transizione ecologica e la feroce competizione globale. Mentre Stellantis continua a perseguire una strategia di espansione internazionale, cresce la preoccupazione per il futuro degli stabilimenti italiani e dell’intera filiera produttiva nazionale.
Le parole di Salvini rilanciano così l’urgenza di un dialogo concreto tra istituzioni e industria per tutelare un comparto che, per decenni, ha rappresentato un pilastro dell’economia italiana. Il rischio di una marginalizzazione del settore automobilistico nazionale nel panorama globale è ormai una realtà che non può più essere ignorata.
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