Scuderia Ferrari: il popolo vuole la testa di Binotto e Rueda
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Il Gran Premio di Ungheria per il grande popolo ferrarista è stato difficile da accettare. Non è stato il solito weekend dai facili entusiasmi del sabato, che si convertono in una massima delusione la domenica, è stato ancora peggiore. La Scuderia Ferrari è arrivata all’Hungaroring con i favori del pronostico, con una vettura performante e competitiva. L’obiettivo, mai nascosto, era quello di riuscire a fare una doppietta e riaccendere le speranze del titolo piloti e costruttori. Naturalmente la previsione è stata quanto mai sbagliata. Sicuramente il fattore climatico ha tolto qualche sicurezza al Cavallino, ma quello che è successo in pista la domenica lascia tutti di stucco, dal primo dei tifosi fino ai piloti stessi, avversari compresi.
Il suicidio di Leclerc
Quello che è sotto gli occhi di tutti in questa stagione, che doveva essere del riscatto, è la poca capacità del muretto Ferrari di individuare la strategia giusta per i suoi piloti nei momenti critici di una gara. Nell’arco del campionato si sono susseguite una serie di tattiche estremamente conservative, quando non era opportuno, e scelte cervellotiche di difficile comprensione. La più eloquente è proprio l’ultima ai danni di Leclerc: il pilota monegasco leader della gara con un buon margine e un ottimo passo, viene richiamato ai box per difendersi da Verstappen; l’idea del muretto è chiara, Verstappen ha un nuovo treno di gomme medie, potrebbe nel giro di qualche tornata recuperare il nostro vantaggio.
A quel punto a Leclerc vengono assegnate le gomme a mescola hard, provate in pista con scarsi risultati dall’Alpine (calata vistosamente di performance una volta adottate, ma con una gara diversa dalla Ferrari perché impostata su una sola sosta) e sconsigliate addirittura dalla Pirelli. Il risultato? Crollo verticale di Leclerc, che viene facilmente recuperato e superato dai suoi diretti avversari, nonché richiamato per disperazione per un altro cambio gomme per l’ultimo tratto di gara. A quel punto la SF75 ha montato delle soft che non hanno permesso al numero 16 di risalire la china di una gara compromessa. Raramente abbiamo assistito a una scelta tattica così autolesionista, gli stessi Hamilton, Russell e Verstappen negli attimi prima della cerimonia del podio si sono stupiti del fatto che la Ferrari (di Leclerc) avesse optato per questa astrusa strategia.
Il calvario di Sainz
Se Atene piange, Sparta non ride. Così se da una parte abbiamo uno sconsolato Leclerc, anche Sainz ha qualcosa da recriminare. Lo spagnolo non aveva il ritmo del suo collega, tuttavia la sua gara è stata distrutta da un paio di passaggi ai box estremamente lenti, che gli hanno fatto fallire prima l’overcut su George Russell, che gli avrebbe permesso di conquistare la leadership della classifica, poi (con la seconda sosta) di difendersi da Lewis Hamilton in rimonta. Anche per Sainz è stata una domenica amara, dalla prospettiva di podio a un anonimo quarto posto.
Scuderia Ferrari: Rueda e Binotto nel mirino
Il capo stratega Inaki Rueda è finito nell’occhio del ciclone, al pari del team principal Mattia Binotto, l’uomo più criticato di questa prima parte di campionato. Le due figure del muretto Ferrari sono ritenuti gli artefici in negativo dell’andamento altalenante delle Rosse. Il popolo del Cavallino è inferocito, con lo stesso Lapo Elkann che al termine della gara ha commentato le vicende di pista con un’eloquente emoticon rabbiosa su Twitter. Al rampollo si chiede di cacciare il duo nel mirino, appellandosi a suo fratello John, presidente della Ferrari. L’esasperazione sul web è tale, che i commenti sono del calibro di: “Il licenziamento di Rueda e Binotto dalla Ferrari sarebbe la vittoria della stagione”.
Scuderia Ferrari: chiedere un allontanamento è legittimo
Siamo arrivati a metà stagione e sono troppi gli errori degli uomini Ferrari per non richiedere alcune teste, in particolare di Binotto e Rueda. Dopo la cattiva gestione di Montecarlo e Silverstone, è arrivata anche la conferma di Budapest. Questo team non è in grado di reggere la pressione, né di essere freddo e lucido nelle fasi calde delle gare. L’errore è sempre dietro l’angolo. Binotto al termine della pessima prova all’Hungaroring si è difeso ai microfoni dicendo che la vettura non aveva le prestazioni giuste per competere per la vittoria, peccato che per metà gara era sotto gli occhi di tutti il contrario, e lo stesso Charles Leclerc ha smentito sonoramente quanto affermato dal suo boss.
Adesso che ci sarà la pausa sarà tempo di riflessioni, perché questo è uno dei pochi casi in cui con la macchina complessivamente migliore, dominatrice indiscussa di ogni sabato, c’è il rischio non solo di non vincere niente, ma addirittura di finire terzi nel mondiale costruttori, alle spalle di una Mercedes che era data per spacciata. Il divario tra Maranello e la scuderia anglo-tedesca è di soli 30 punti. Il pericolo “Caporetto” è dietro l’angolo, la stagione 2022 potrebbe essere tra le peggiori di sempre per la Rossa, visto il potenziale della SF-75 e il materiale umano a disposizione, con due piloti bravi e competitivi.
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