Sergio Marchionne: critiche da Ginevra
L’amministratore delegato del gruppo Fiat parla degli incentivi all’auto e della condizione di Pomigliano, passando per una critica a Moody’s
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Le difficili condizioni dell’industria automobilistica e le soluzioni per uscire a testa alta da questo momento buio, è questo il tema principale toccato da Sergio Marchionne nel suo intervento al Salone di Ginevra.
Gli incentivi alla rottamazione hanno dato ossigeno al mercato nazionale, “sono una misura strutturalmente necessaria per rinnovare il parco circolante. Spero che rimangano istituzionalmente nel sistema” ha commentato l’amministratore delegato del gruppo italiano, aggiungendo: “Gli ordini stanno aumentando. Il prodotto nostro è azzeccato e ideale per questo mercato. 500, Panda e Punto sono macchine ottime“.
Se da un lato Marchionne sembra soddisfatto del lavoro svolto a livello nazionale per risollevare il mercato dell’auto, dall’altro risulta molto critico verso il lascia passare fornito da Bruxelles agli incentivi varati dal governo francese, accusati di destabilizzare il mercato e violare la libera concorrenza: “Quando i due maggiori produttori francesi ricevono 6 miliardi di finanziamenti dal governo a tassi di interesse non ottenibili dal mercato, la Fiat in queste condizioni è messa con le spalle al muro“, aggiungendo: “capisco benissimo l’impegno del governo francese ma noi continuiamo a guardare quale sarà l’impatto finale alla struttura finanziaria del gruppo e sulla sua capacità di competere. Non possiamo fare a botte con le mani legate dietro la schiena. Gli aiuti devono andare o a tutti o a nessuno“.
Il timore principale di Marchionne è che le scelte del governo francese siano emulate da altri concorrenti europei, come Germania ed Inghilterra: “Ora comincia anche la Germania, poi l’Inghilterra si sta muovendo per aiutare Jaguar e Land Rover. Adesso basta. Come produttori di auto non possiamo ignorare tutto questo. Spero che ci lascino tutti a piedi, tutti da soli per competere“.
Un altro tema caldo della discussione è legato alle sorti della fabbrica di Pomigliano d’Arco, le vetture prodotte nello stabilimento campano (147, 159 e GT di Alfa Romeo) non godono degli incentivi e le linee di produzione sono ferme da diversi mesi.
“Il nostro obiettivo è quello di mantenere lo stabilimento di Pomigliano, a meno che non ci sia proprio un calo fondamentale della domanda“. Ha detto Marchionne. “Se ritorniamo a un livello di normalità il problema di Pomigliano si gestisce in tempo. Se invece il mercato dovesse continuare a scendere a questa velocità non c’é nessun produttore che in Europa e nel mondo che può mantenere la capacità produttiva che ha“. Concludendo: “A Pomigliano il problema è più complesso e più difficile perché non è solo lo stabilimento ma è il tipo di prodotto che produce. Stiamo cercando di capire bene quali sono le implicazioni del futuro e di ricomprendere il mercato“.
Le parole di Sergio Marchionne aprono uno spiraglio per i lavoratori della fabbrica campana, individuata spesso come lo stabilimento del gruppo dal più basso livello qualitativo e rammodernata l’anno scorso, ancora oggi non ha un piano industriale definito.
Le ultime parole sono state per l’agenzia Moody’s che ha ridotto del rating delle azioni Fiat perché a loro giudizio il gruppo italiano non ha sufficiente liquidità per l’anno in corso. “Sono disposto a fargli vedere un po’ di numeri. Sono opinioni loro. È la stessa agenzia che si è rifiutata di riconoscere il risanamento della Fiat e le è bastato che il mercato girasse per cambiare opinione. Bisogna avere una certa coerenza, una certa calma. Il vero problema è quanto durerà la crisi. La cosa importante da capire è che Fiat nell’anno non perderà soldi. Fiat è probabilmente una delle società più capitalizzate e senza debiti a fine 2008“.
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