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Serve produrre almeno un milione di Fiat...

Di Lorenzo Stracquadanio
Pubblicato il 9 nov 2009
Serve produrre almeno un milione di Fiat...
La ricetta dei sindacati per il rilancio dell'occupazione Fiat: "Serve un piano industriale per l'Italia con obbiettivi precisi"

La ricetta dei sindacati per il rilancio dell’occupazione Fiat: “Serve un piano industriale per l’Italia con obbiettivi precisi”

Un milione di vetture prodotte. Dovrebbe essere questo il target di Fiat secondo i sindacati italiani per rilanciare le sorti del Gruppo non solo oltre confine, ma soprattutto in Italia. Solo un ritorno ai ritmi produttivi di un tempo potrebbe portare benefici in termini di occupazione nei diversi stabilimenti garantendo al contempo la crescita delle piccole e medie imprese specializzate nella componentistica che gravitano attorno al settore automobilistico.

Per questa ragione le sigle sindacali Fiom, Uilm, Fim Cisl e Fismic hanno chiesto alla Fiat un incontro per discutere sul futuro e su quali progetti il Gruppo torinese abbia intenzione di sviluppare. “Chiediamo un piano industriale anche in Italia – ha detto Enzo Masini, coordinatore nazionale auto della Fiom Cgil – perché il Paese abbia un punto fermo: dobbiamo tornare a produrre oltre un milione di auto, altrimenti si mettono a rischio stabilimenti e posti di lavoro diretti e nell’indotto, cioè qualche decina di migliaia di posti”.

“La sede in cui si deve discutere davvero – ha continuato Masini – è Palazzo Chigi perché si deve sviluppare un confronto sui riflessi del piano Chrysler”. Sull’impianto di Termini Imerese, il coordinatore ha inoltre sottolineato che “cessare l’assemblaggio di vetture significa mettere a rischio 2.400-2.500 posti tra diretti e indiretti”.

Sullo sfondo della questione quindi c’è il piano Chrysler, annunciato nei giorni scorsi dall’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, che non è ancora chiaro come impatterà nel nostro Paese. Secondo Antonino Regazzi, segretario generale Uilm, l’integrazione con il marchio americano deve seguire un percorso fatto di “innovazione, nuove tecnologie e nuovi modelli, ma in grado di far lavorare e costruire auto anche in Italia”.

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