Si al metano. Ma deve esserci la rete
L’Italia vive una situazione paradossale: si incentiva l’acquisto di auto a metano ma poi occorrono 3 anni per aprire un nuovo impianto
Aumentano i consumi di Gpl e di metano, ma gli impianti di distribuzione sono sempre quelli. Ecco uno dei paradossi di quello che una volta era il Bel Paese e che ha giustamente incentivato l’acquisto di auto a metano ma non ha incentivato la costruzione di punti di rifornimento, con la conseguenza che oggi fare il pieno in certe zone d’Italia è davvero difficile.
I dati parlano chiaro: a novembre è stata distribuita il 3,6% in meno della benzina rispetto allo stesso mese del 2008, l’1,8% di gasolio in più e il 19,5% di Gpl in più per autotrazione. Dati importanti, sicuramente. Nel bene e nel male. Ma il problema è che non crescono in maniera parallela gli impianti di distribuzione.[!BANNER]
Basti pensare che in Lombardia, la regione italiana con più automezzi, nelle ultime settimane sono stati aperti appena 2 nuovi distributori di metano entrambi nell’area di Milano ed entrambi inaugurati tra squilli di trombe e rulli di tamburi grazie anche agli incentivi della regione. Il totale italiano sale così a 712 (la fonte è Metanoauto), cifra ancora troppo bassa rispetto alle auto circolanti, che continuano ad aumentare a ritmi vertiginosi.
La domanda, sorge spontanea: come mai lo Stato dà incentivi per l’acquisto di auto a metano ma non favorisce l’apertura di pompe per rifornirsi? La risposta, ahime, è molto triste: a causa della burocrazia. Il gestore di uno dei due impianti inaugurati vicino a Milano ha detto che per ottenere nulla osta, visti, permessi e autorizzazioni sono passati ben 3 anni. Una follia, nonostante le promesse che in giro per l’Italia si sentono fare dagli amministratori locali.
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