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Sparano sulle auto a guida autonoma: hanno paura del futuro?

Di Francesco Giorgi
Pubblicato il 17 gen 2019
Sparano sulle auto a guida autonoma: hanno paura del futuro?
Episodi di violenza avvenuti oltreoceano nei confronti delle self-driving car di Google; un’impressione di maggiore sobrietà respirata al CES di Las Vegas. La domanda: le auto a guida autonoma servono davvero?

A quanto pare, l’apprendimento dell’essere umano è più lento in rapporto all’evolversi della tecnica. Come messo in evidenza da un editoriale pubblicato in queste ore sul sito AGI-Agenzia Giornalistica Italia, che cita un servizio di The Information inerente al CES di Las Vegas e si riallaccia ad alcuni clamorosi episodi di violenza nei confronti di robotaxi Waymo (in particolare, i colpi di pistola esplosi la scorsa estate da un maturo signore dell’Arizona ai danni di un van della Divisione di veicoli “self-driving” di Google), la corsa ai sistemi di guida autonoma senza conducente sembrerebbe, ora, arrivata ad un primo ripensamento.

Un fatto di rilievo, in quanto – pur mantenendo intatta l’importanza dello sviluppo tecnologico – l’industria automotive si direbbe meno “arrembante” nei confronti dei sistemi self-driving rispetto a quanto molti big player dichiaravano fino a pochi mesi fa. In sostanza: l’umore respirato al CES di Las Vegas fra i dirigenti delle Case auto e gli omologhi delle aziende e start-up di sviluppo software e soluzioni multimediali sembra improntato ad una generale volontà di “abbassare la guardia” in merito alle aspettative sui veicoli a guida totalmente autonoma.

Il “pezzo” pubblicato sul sito dell’Agenzia invita ad una interessante riflessione: in quale maniera le più recenti tecnologie in materia di assistenza totale alla guida riflettono le proprie funzionalità sul piacere di condurre un veicolo? Una questione che si riflette nel concetto di emozionalità: cosa si nasconde dietro questo termine? E quanto incide, nell’attuale epoca hi-tech, sul vivere quotidiano di ognuno? Può il senso intimo rappresentato figurativamente da tale sostantivo abbracciare la “rivoluzione” tecnologica verso la quale il mondo è via via rivolto?

L’accennato episodio avvenuto la scorsa estate a Chandler (Arizona), rafforzato – riporta l’editoriale – da una inchiesta del New York Times dello scorso 31 dicembre in cui vengono conteggiati almeno un’altra ventina di “assalti” alle self-driving car di Google, è sì clamoroso; tuttavia può dal canto suo suffragare “La nuova e più umile attitudine” (The Information) in sostanza un approccio più sobrio – più “realista” – alla questione delle auto a guida 100% autonoma. “Un paio di anni fa, tutti si dimostravano certi che entro tre, quattro o cinque anni la tecnologia self driving sarebbe giunta a compimento”, è la dichiarazione a The Information da parte di Heiko Kraft, direttore della Divisione Analisi e prove del centro di ricerca sulla guida autonoma Mercedes-Benz di Sunnyvale, California).

Il punto sul quale l’editoriale AGI si sofferma è: ferma restando la natura portentosa dello sviluppo dei sistemi self-driving, e forse proprio per questo, il mondo ha davvero bisogno di auto senza pilota? Oppure, alla luce dell’aspetto emozionale che il controllo umano sul veicolo da sempre permette ai conducenti “in carne e ossa”, sarebbe più necessario proseguire il cammino tecnologico verso un affinamento dei sistemi di software e sensori di supporto (ovvero: in aiuto, quando occorra) al conducente, per rendergli la guida migliore, meno faticosa ed in una parola più sicura?

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