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Strade: in Italia la metà è a rischio sicurezza

Di Francesco Donnici
Pubblicato il 2 nov 2015
Strade: in Italia la metà è a rischio sicurezza
Per ottenere un livello accettabile di manutenzione delle nostre strade bisognerebbe raddoppiare gli investimenti, ritornando agli importi del 2006.

Per ottenere un livello accettabile di manutenzione delle nostre strade bisognerebbe raddoppiare gli investimenti, ritornando agli importi del 2006.

Le strade delle nostre città, ma anche quelle extra urbane sono spesso afflitte da problemi di manutenzione e di noncuranza che sempre più spesso creano enormi disagi alla viabilità. A causa dei costi economici sempre più elevati, le strade dissestate non vengono riparate e di conseguenza i danni aumentano inesorabilmente. Secondo quanto riportato dalla Siteb (Associazione italiana Bitume Asfalto e Strade) , nel periodo compreso tra il 2006 ed il 2014 gli investimenti dedicati alla manutenzione degli oltre 500 mila km delle strade che percorrono l’Italia sono stati dimezzati. Secondo la stima, infatti, l’importo è sceso dai 44,3 milioni del 2006 ai 22,3 del 2014.

Oltre ad avere una conseguenza sul fronte occupazionale, la mancanza di investimenti si ripercuote inesorabilmente sulla sicurezza degli automobilisti: Il manto stradale dissestato, la mancanza di guard rail e tutti gli altri problemi relativi alla manutenzione sono spesso causa di incidenti gravi o mortali, basti pensare che la media di morti sulle nostre strade è di 58 ogni milione di abitanti, contro i 52 degli altri Paesi europei, praticamente 1 strada su 2 non è in condizioni di sicurezza e risulta a rischio incidente.

Secondo la Siteb, Per rimettere in sicurezza le  stradale del nostro Paese bisognerebbe  investire tra i 40 e i 50 miliardi di euro, riportando così la spesa al livello del 2006. il Presidente della Siteb, Michele Turrini, ha infatti dichiarato: “ll mancato investimento in opere stradali di questi ultimi anni ha generato un meccanismo perverso che fa lievitare i costi della manutenzione ordinaria, creando un nuovo tipo di debito grigio o invisibile. L’Italia è stata la prima nazione a dotarsi di moderne autostrade, poi si è fermata e ora ne paghiamo le conseguenze, non tanto in termini di nuove realizzazioni quanto in termini di qualità e funzionalità delle stesse”. Turrini ha inoltre aggiunto che “Non è accettabile che le Province siano costrette, come è accaduto recentemente, a vietare la circolazione su alcune strade perché non possono garantirne la fruibilità in sicurezza ed è altrettanto incredibile che sulle tratte Anas vi siano carreggiate chiuse per buche e deformazioni del manto stradale con cartelli di pericolo e limitazione della velocità”.

Infine, potrebbe esserci anche un modo per abbassare la spesa relativa a questo tipo di manutenzione: il fresato di asfalto è economico rispetto all’asfalto tradizionale e risulta riciclabile al 100%. Questa soluzione consentirebbe un risparmio di 500 milioni all’anno, ma in Italia viene catalogato come “rifiuto speciale” ed è quindi assolutamente vietato il suo utilizzo.

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