La Mazda RX-8 va fuori produzione e con lei scomparirà anche il motore rotativo inventato negli anni Cinquanta dal tedesco Felix Wankel.
La Mazda RX-8 va fuori produzione e con lei scomparirà anche il motore rotativo inventato negli anni Cinquanta dal tedesco Felix Wankel.
Dopo 45 anni di utilizzo e sviluppo, Mazda chiude la propria esperienza con il motore rotativo di tipo Wankel. Domani, infatti, l’ultima Mazda RX-8 uscirà dalla catena di montaggio di Hiroshima chiudendo una vera e propria epoca iniziata negli anni Settanta. Dal 2003, Mazda è stato l’unico grande costruttore ad aver mantenuto in produzione un modello dotato di questo particolare motore che, rispetto alle prestazioni che riesce a garantire a parità di cilindrata di un motore termico tradizionale, è penalizzato da emissioni più consistenti.
Insieme a quello a vapore, il motore Wankel è l’unico ad aver rappresentato una reale alternativa al classico propulsore a pistoni. Felix Wankel era un tecnico tedesco che negli anni Cinquanta effettuò una ricerca approfondita sui motori a combustione interna realizzati con dispositivi chiamati “capsulismi”, grazie ai quali si doveva semplificare il tradizionale sistema di pistone-biella-albero motore, tuttora dominante.
Sulla base di quello studio mise a punto la variante del motore conosciuta col suo nome, che venne lungamente sperimentata dalla NSU la quale vi costruì intorno una splendida vettura (la Ro80). Poi il gruppo Volkswagen, che aveva comprato la NSU, continuò la sperimentazione al pari della Mercedes. Alla fine i tedeschi gettarono la spugna, non così i giapponesi della Mazda che hanno continuato ad avere in produzione il modello RX-8 con motore Wankel a due elementi.
Un propulsore Wankel è costituito da una o più frazioni uguali e affiancate formate ciascuna da uno statore con profilo interno di forma epitrocoidale a due lobi, e da un rotore a profilo triangolare con pareti laterali curvilinee che ruota su un perno eccentrico.
Nel motore Wankel il pistone triangolare divide lo spazio libero dello statore in tre camere rotanti di volume variabile. In queste si compiono contemporaneamente tre cicli a quattro tempi sfasati di un terzo di giro di rotore. Le fasi utili sono quindi tre, equidistanti, per ogni rotazione completa del pistone. Poiché ad un giro del rotore corrispondono tre giri dell’albero motore si ha una fase attiva per ogni giro motore, come in un bicilindrico a quattro tempi.